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Fratelli d’Europa. Fidanza sul supergruppo di Meloni a Bruxelles

Le mosse in Ue, il supergruppo sovranista, le alleanze e la strategia con la Lega di Matteo Salvini. Giorgia Meloni è tornata da una tre giorni europea che guarda lontano. Carlo Fidanza, europarlamentare di Fdi e responsabile Esteri, svela la road map

Carlo Fidanza, responsabile Esteri di Fratelli d’Italia e Capodelegazione al Parlamento Europeo, insieme a Raffaele Fitto, ha accompagnato Giorgia Meloni nelle sue due giornate a Bruxelles.

Onorevole Fidanza, il suo bilancio?

“Sono state giornate molto proficue. Con il Presidente del Parlamento europeo Sassoli abbiamo evidenziato la necessità di garantire il pluralismo ora che si è avviata la Conferenza sul futuro dell’Europa, che non può essere un monologo di ultra-europeisti acritici, ma deve dare spazio a chi, come noi, crede in un modello di Europa confederale, rispettosa delle sovranità nazionali e della sussidiarietà. Con il Commissario Gentiloni abbiamo ragionato di Recovery Fund, ribadendo la nostra preoccupazione per la forte discrezionalità che la Commissione ha preteso sulle riforme nazionali e per l’imminente ripristino del Patto di Stabilità, che rischia di vanificare la ripresa economica e che va assolutamente modificato per accantonare definitivamente l’austerità. Ma abbiamo anche ribadito il nostro timore per le nuove normative bancarie europee che potrebbero provocare una nuova stretta al credito proprio nel momento in cui serve sostenere la ripresa.”

Avete incontrato anche tre primi ministri.

“Si, alla vigilia di un Consiglio europeo importante in cui proprio il governo italiano aveva chiesto di trattare il tema immigrazione. Con il premier sloveno Janez Jansa, che dal 1 luglio assumerà la presidenza di turno, con quello polacco Mateusz Morawiecki e con quello ungherese Viktor Orbàn abbiamo condiviso che la vera solidarietà europea non si manifesta con improbabili redistribuzioni obbligatorie destinate a non funzionare, ma con il presidio delle frontiere esterne, con politiche comuni per fermare le partenze e rimpatriare gli irregolari. Sia sulla rotta del Mediterraneo centrale che su quella balcanica. Ma questi incontri sono stati anche l’occasione per chiedere una mano ai tre primi ministri a sostegno della battaglia italiana contro il Nutriscore, l’etichettatura a semaforo che penalizza il Made in Italy agroalimentare. E non sono mancati momenti molto sentiti, ad esempio quando Giorgia Meloni ha ringraziato il premier sloveno per l’impegno del suo governo nell’opera di recupero dei resti umani di migliaia di sloveni e italiani gettati nelle foibe dai comunisti titini: un’opera di verità storica davvero meritoria”

Avete parlato anche del futuro della destra europea. A che punto siamo con le grandi manovre per formare il super-gruppo sovranista?

“Certo che se ne è parlato, d’altronde Giorgia Meloni è il presidente del partito dei Conservatori europei (ECR) e fin dall’inizio del suo mandato si sta dedicando ad allargare la nostra famiglia politica a tutte quelle forze che condividono i nostri valori, sia che provengano dai tanti delusi di un PPE sempre più subalterno alla sinistra sia che arrivino dalla nostra destra. Proprio mercoledì, abbiamo dato il benvenuto a due eurodeputati provenienti uno dal PPE, Giuseppe Milazzo, e uno da ID, il tedesco Lars Patrick Berg. Quanto al futuro, è in corso un dialogo serrato intanto per dare un segnale di alternativa rispetto al pensiero unico che si sta manifestando con la Conferenza sul futuro Ue. Dove sfocerà è presto per dirlo. Personalmente, sono sempre scettico quando si pretende di applicare la pura matematica alla politica e in generale preferisco le diversità e il pluralismo alle unioni forzate. ECR è la casa naturale delle Destre di governo europee e mi piace pensare che possa rappresentare il punto di incontro di molte forze politiche nei prossimi mesi e nei prossimi anni”

Le misure anti-lgbtq adottate da Orbàn in Ungheria hanno provocato lo sdegno delle istituzioni europee. I commissari Reynders e Breton hanno ammonito i magiari e hanno sottolineato come quella legge viola la Carta dei diritti fondamentali dell’Europa, utilizzando  “un metodo discriminatorio contro le persone in base al loro sesso e orientamento sessuale”. Infatti, l’articolo 21 della Carta dei diritti vieta proprio “qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle o le tendenze sessuali”. Lei cosa pensa al riguardo?

“Siamo di fronte a un ennesimo attacco politico contro l’Ungheria. Ho letto la legge, insieme a Giorgia Meloni ne abbiamo parlato a Bruxelles con Orbàn e mi sono fatto alcune idee. Innanzitutto, queste materie sono prerogative degli stati membri e l’Ue non ha alcun diritto di ingerire nelle norme che riguardano l’educazione o il contrasto alla pedofilia.

Eppure è uno sport quotidiano a Bruxelles se pensiamo che, mentre si contesta la decisione sovrana del Parlamento nazionale su una materia di propria competenza, la sinistra al Parlamento Europeo approva la risoluzione Matic su aborto e gender, che rappresenta una clamorosa invasione di campo su prerogative che i Trattati assegnano agli Stati. Poi ci sarebbe da aggiungere che la legge ungherese è stata votata anche da deputati di Jobbik, che la stampa mainstream oggi bolla come estremisti di destra ma che, c’è da scommettere, diventeranno sinceri democratici quando in primavera parteciperanno alla “santa alleanza” di tutte le opposizioni contro Orbàn. Nel merito non so se scriverei una legge uguale in Italia, ogni nazione ha le sue specificità e le sue sensibilità. Ma so che l’odio ideologico contro Orbàn fa dimenticare ai liberal e alle sinistre che l’interesse prioritario da difendere è sempre quello dei più deboli, che nel caso specifico sono i bambini e i minori. Chi si stracca le vesti per le presunte discriminazioni contro gli omosessuali sfugge a questo punto. Da genitore, prima ancora che da politico, non accetto che l’educazione alla sessualità dei miei figli possa essere appannaggio di associazione che perseguono una chiara agenda ideologica all’insegna della confusione dei ruoli genitoriali e dei sessi biologici. C’è un testo che afferma chiaramente che “il diritto dei genitori di provvedere all’educazione e all’istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, è rispettato secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio”. Sapete come si chiama? Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, ma a Bruxelles è stata dimenticata”

Quindi per lei ha fatto bene l’Uefa a non autorizzare l’illuminazione dello stadio di Monaco con l’arcobaleno Lgbt?

“Io penso di si…e mi è piaciuta la risposta ungherese con i loro stadi illuminati con la bandiera nazionale, simbolo di unità e di rifiuto di queste continue e stucchevoli ingerenze della politica nello sport. Vale per questo come per la vicenda dei giocatori inginocchiati in onore ai Black Lives Matter, un movimento che peraltro nei mesi scorsi si è macchiato di gravissime violenze e da cui bisognerebbe prendere le distanze anziché legittimarlo. Rivendico il mio diritto e la mia libertà di uomo bianco ed eterosessuale, che non ha mai discriminato nessuno per la sua pelle o per le sue inclinazioni sessuali, di non piegarmi alla dittatura degli arcobaleno e degli inginocchiati”

Al Consiglio Ue su iniziativa di Draghi si è parlato anche di immigrazione con un rinnovato impegno verso l’Africa. Cosa pensa FdI della situazione in Libia, dell’impegno italiano nel Sahel accanto ai francesi e della ritrovata sintonia (vedi Draghi- Macron) sul destino del continente africano relativo ai temi quali la demografia, la politica industriale ed energetica?

“Alcuni mesi fa, ho inaugurato un ciclo di webinar del dipartimento Esteri di FdI che ho l’onore di coordinare proprio con una puntata sull’Africa, in cui abbiamo ribadito la necessità di porre fine alle politiche neocoloniali e di investire sulla formazione di classi dirigenti locali affidabili. E’ fondamentale coinvolgere gli Stati di partenza e di transito degli immigrati, ma l’entusiasmo di Draghi per gli esiti del Consiglio ci sono parsi davvero immotivati. Nell’immediato non cambierà nulla e non poteva essere altrimenti perché la linea del governo italiano è sbagliata: pretendere la redistribuzione obbligatoria senza proteggere i confini esterni dell’Unione è un’assurdità che nessuno in Europa è disposto a sposare. Non la Francia e la Germania, non la sinistra di governo in Spagna e in Danimarca. E mi pare che la linea sia molto simile a quella della democraticissima Vice Presidente Usa, Kamala Harris”

A proposito di Usa, secondo alcuni analisti il G7 in Cornovaglia riassume un passaggio d’epoca. Non solo il vertice su iniziativa di Biden ha indicato la Cina quale nuovo avversario delle democrazie liberali, ma ha anche segnato la fine del consenso post 89, vale a dire la convinzione che l’autoregolamentazione del mercato avrebbe garantito l’equilibrio sociale e il primato geopolitico dell’Occidente. Qual è la sua opinione in merito?

“La globalizzazione senza regole, accelerata definitivamente dall’ingresso della Cina nel Wto, ha mostrato tutte le sue crepe. Aver detto che il re era nudo è forse stato il merito più grande della Presidenza Trump. Biden fa bene a proseguire su questa strada e sembra voler coinvolgere anche l’Europa nella necessità di fronteggiare la minaccia cinese. Questo dovrebbe condurre ad un ripensamento del modello di sviluppo: una certa ideologia green, in un mondo in cui i cinesi controllano- anche grazie alla penetrazione in Africa- una buona parte delle materie prime, rischia di fare il loro gioco. In questo quadro, noi pensiamo che l’Italia si debba far trovare pronta, battendosi per un mercato globale più equo, per la difesa delle proprie produzioni di qualità dalla concorrenza sleale e delle proprie infrastrutture strategiche dalla penetrazione cinese”



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