Le riflessioni a margine del G20 Istruzione di Catania di Anna Paola Sabatini, direttore Ufficio scolastico regionale per il Molise: dobbiamo restituire ai ragazzi una dimensione imprescindibile del vissuto educativo e del processo di crescita, senza disperdere l’esperienza dei mezzi telematici. E sulla formazione degli insegnanti…
Nessuno resti indietro e tutti si sentano in dovere di collaborare a questo obiettivo. È di sicuro questo il messaggio più incisivo che emerge a conclusione dell’incontro dei Ministri G20 Istruzione a presidenza italiana tenutosi negli scorsi giorni a Catania.
Di un’Alleanza globale che veda necessariamente come protagonista la scuola, fondamentale per rispondere all’emergenza pandemica ancora in atto parla espressamente il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi quando nella conferenza stampa conclusiva dell’incontro sottolinea, preliminarmente e in modo efficace, come la crisi a cui siamo chiamati a rispondere, in un’ottica anche di opportunità, va considerata in una dimensione ancora più ampia in quanto non esclusivamente legata alla criticità sanitaria che abbiamo e stiamo ancora vivendo, bensì anche ad una fase direttamente preesistente caratterizzata da ritmi di crescita man mano significativamente ridottisi.
È questo il passaggio essenziale a fornire la lettura autentica del messaggio forte che arriva da parte dal Capo del Dicastero di Via Trastevere. La pandemia ha esasperato e rese più evidenti criticità del sistema, non solo scolastico, già esistenti, quali principalmente quelle legate ai divari territoriali e sociali, ma ha anche messo forzatamente in moto dinamiche di riconoscimento di specifici problemi e di risoluzione su cui, in particolare, il sistema scuola italiano ha già dato dei riscontri importanti e che, se sfruttati, adeguatamente, rappresentano l’opportunità per una via d’uscita definitiva.
Affinchè questa risposta sia effettivamente efficace e duratura è indispensabile che venga mantenuta la centralità conquistata e riconosciuta alla scuola in questo ultimo periodo, ma, soprattutto, che ci sia una collaborazione allargata da parte da parte di tutte le forze del Paese, come anche tra i diversi Paesi, ognuno con la sua specificità e le sue risorse anche attraverso la messa in circolo delle migliori buone pratiche singolarmente realizzata.
Dalla scuola e dall’istruzione per l’esempio dato in questi mesi e, anche attraverso le misure forti previste nel Recovery Plan, può e deve davvero ripartire il Paese. Non riparte il Paese se non riparte la scuola ebbe a dire già lo stesso Ministro Bianchi in una recente audizione alla Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.
E come non dimenticare i ripetuti appelli in questa stessa direzione anche del Presidente della Repubblica Mattarella.
Per volgere in vantaggio la difficoltà che stiamo attraversando in questo momento, e che inevitabilmente ha maggiormente danneggiato i soggetti già in partenza più deboli, la strada è quella di abbattere l’abbandono scolastico e garantire su larga scala, eliminando i divari di differente tipologia, l’effettiva possibilità di fruizione di un servizio di istruzione accessibile a tutti e per una durata congrua nell’arco della vita, e che garantisca, altresì standard di qualità omogenei. L’abbandono scolastico ha un impatto a lungo termine che oltre ad incidere sulla qualità di vita delle persone comporta una perdita di capitale umano insostenibile per i Paesi stessi.
Aumentare il numero di coloro che abbiano le competenze per partecipare alla crescita, allo sviluppo e alla vita democratica del e dei Paesi vuol dire, quindi, non solo, garantire a tutti un diritto basilare, nonchè una soggettiva possibilità di realizzazione del se’ anche attraverso l’opportunità di accesso positivo ad un mondo del lavoro sempre più competitivo, e dunque ridurre le disuguaglianze tra i diversi Nord e Sud, ma anche concretizzare un presupposto imprescindibile del grado di progresso sociale e di sviluppo economico della società nel suo complesso.
Investire in conoscenza significa, oggi più che mai, creare le condizioni, principalmente attraverso il livellamento della povertà educativa, per l’eliminazione di tante insostenibili e inique povertà materiali come d’altro canto la stessa agenda 2030, indica, e per il riconoscimento di quell’eguaglianza sostanziale più volte richiamata come fondamentale dalla nostra e dalle più importanti Carte Costituzionali.
I dati più recenti sul fenomeno citato ci sono forniti sul piano nazionale dalla Fondazione Reggio Children-centro internazionale Malaguzzi che ci parla di un numero di bambini in situazione di povertà educativa relativa addirittura raddoppiato negli ultimi dieci anni. Numeri che parlano di un tasso di esclusione insostenibile per un Paese al settimo posto tra i più industrializzati a livello mondiale.
Il punto di svolta, ma anche di non ritorno, è dunque proprio quello che stiamo vivendo e il sistema di istruzione italiano tra i settori più colpiti dalla pandemia così come ha il diritto e il bisogno del sostegno e della collaborazione del sistema Paese tutto ha, allo stesso, di contro, anche una grande responsabilità nei confronti dei medesimi soggetti e, questo, nonostante le diverse criticità stratificatesi presenti al suo interno. Non può dunque tirarsi indietro, e così non sarà…. l’esperienza ce lo insegna; una realtà che ha dimostrato in questo periodo di difficoltà profonda una altrettanto straordinaria capacità di resilienza, di resistenza agli urti e soprattutto di risposta e reinvenzione che ne hanno ridefinito i contorni anche nell’immaginario collettivo.
La priorità è sicuramente quella di restituire ai nostri ragazzi una dimensione imprescindibile del vissuto educativo e del processo di crescita in sé quale quella sociale e relazionale, ma, al tempo stesso, non si può nemmeno disperdere la forte capacità di “apertura” data dal supporto dei mezzi telematici con cui in questo ultimo anno tutti abbiamo dovuto imparare ad interfacciarci sempre maggiormente. Siamo a grande lavoro con il Piano Scuola Estate che senza dubbio sta diffondendo un rinnovato entusiasmo tra i piccoli ma anche nella comunità educante.
Continuare ad investire sulla formazione degli insegnanti, che insieme a tutto il personale scolastico, sono stati il motore vivo di un sistema che ha avuto un ruolo non solo con riguardo ai suoi fini tradizionali istituzionalmente definiti ma, anche, soprattutto, rispetto alla tenuta complessiva del sistema sociale. Pensiamo ai primi momenti del lockdown quando la scuola con una velocità di organizzazione strabiliante è stata, seppure con tutti gli inevitabili limiti e difficoltà del caso, oltre ai media che però spesso riportavano solo notizie preoccupanti, l’unico soggetto esterno ad entrare nelle case e nelle famiglie con un messaggio e una dimensione di normalità.
La scuola italiana conosce bene la strada da seguire, lo ha dimostrato, e le forze migliori del Paese non possono che accompagnarci in un percorso che porterà tutti ad una grande rinascita.
Le idee sono chiare, il percorso è tracciato e il messaggio di Catania ne è il richiamo essenziale, ma anche il segno, forte, tangibile.