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I giovani, il sud e il reddito di cittadinanza. Storia di una narrazione tossica

giovani disagio

Nel 2021 l’importo medio da Reddito di cittadinanza in Italia si attesta intorno ai 586 euro, molto meno di qualsiasi contratto nazionale part-time. Quindi se proprio volessimo seguire il ragionamento di chi accusa il Rdc di produrre fannulloni, dovremmo dire che la concorrenza non è tanto nei confronti dei contratti nazionali, piuttosto del lavoro nero, dei finti part-time o dello sfruttamento del lavoro travestito da stage. Il commento di Francesco Nicodemo

Da settimane – e per la precisione da quando l’uscita dalla pandemia è sempre più vicina e l’estate sembra essere davvero promettente – stiamo assistendo a un dibattito surreale che ci riporta indietro di dieci anni. Ancora una volta, la narrazione mainstream ci racconta che i posti di lavoro ci sono, ma i nostri ragazzi sono choosy, bamboccioni, sfaticati. Insomma se non si trovano bagnini o camerieri, è tutta colpa dei Millennials e della GenZ che preferiscono stare a casa piuttosto che rimboccarsi le maniche.

A questa narrazione tossica si aggiunge un’altra, che riguarda il Sud e il reddito di cittadinanza. Senza dati, senza numeri, senza grandi idee, esperti ed economisti à la page ci spiegano, dalle colonne dei quotidiani o dalle comode poltrone di un talk show, che tutto sommato è inevitabile che di fronte all’atavica cultura meridionale – terroni scansafatiche, ndr – il reddito di cittadinanza sia stato un freno al lavoro e alla fatica.

Basterebbe ricordare a loro e a tutti gli altri che nel 2021 l’importo medio da reddito di cittadinanza in Italia si attesta intorno ai 586 euro, molto meno di qualsiasi contratto nazionale part-time. Quindi se proprio volessimo seguire il ragionamento di chi accusa il rdc di produrre fannulloni, dovremmo dire che la concorrenza non è tanto nei confronti dei contratti nazionali, piuttosto del lavoro nero, dei finti part-time o dello sfruttamento del lavoro travestito da stage.

A questo racconto finto e tossico per fortuna c’è stata una reazione politica e istituzionale. Ad esempio Tommaso Nannicini, senatore del Pd, ha twittato giustamente: “Se le imprese fanno fatica a trovare personale, servono strumenti di selezione, salari dignitosi, niente tirocini gratuiti, investimenti in formazione. Emancipazione, non sfruttamento”. E sullo stesso punto è molto confortante leggere le parole del nuovo Ad di Cisco Italia, Gianmatteo Manghi che sempre su Twitter ha detto: “Incontro tanti giovani e non mi ricordo di ‘bamboccioni viziati’. Vedo invece ragazze e ragazzi preparati e volenterosi, che devono affrontare un percorso molto più difficile rispetto alla mia generazione. La nostra responsabilità è costruire un futuro inclusivo, per tutti”.

D’altronde la multinazionale americana proprio sulla formazione e sul capitale umano ha fatto un suo cavallo di battaglia in Italia. E, last but not least, la storia della Sammontana, la notissima azienda di gelati di Empoli, che ha appena assunto 352 operai stagionali mentre altri 2.500 cv e domande di assunzione sono giunti in azienda. Una notizia sorprendente solo per chi è innamorato dello storytelling dei giovani sfaticati. Invece è la dimostrazione che quando una società è seria e dà uno stipendio dignitoso, i nostri giovani preferiscono passare l’estate in fabbrica piuttosto che stare con le mani in mano.

Alla fine, sui nostri ragazzi vale sempre la lezione che ci ha lasciato Sandro Pertini: “I giovani non hanno bisogno di prediche, i giovani hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”. E aggiungo di opportunità e fiducia, se non altro perché più di tutti hanno sofferto la pandemia che resterà nelle loro vite come un segno indelebile.


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