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Il rispetto delle istituzioni passa dalla loro conoscenza. Lettera agli studenti

Infine, la politica ha bisogno di cittadini che sappiano dare un parere capace di lanciare ponti, senza dividere o alimentare le contrapposizioni. La lettera di Suor Anna Monia Alfieri agli studenti

Carissimi ragazzi,
alcuni giorni fa scrivevo in merito alle cinque più alte cariche dello Stato; ieri, 2 giugno, Festa della nostra Repubblica, ho ripercorso le ragioni prime del rispetto dovuto alle Istituzioni.

Ho avuto la possibilità di seguire, attraverso la diretta tv, la Cerimonia che si è tenuta presso l’Altare della Patria: all’interno della solenne cornice del Vittoriano, ho respirato l’eleganza delle massime cariche dello Stato che salivano la bianca scalinata marmorea, pesando ogni passo, come se quel passo fosse cadenzato con il respiro e la memoria del sacrificio di quanti hanno conquistato per noi la Repubblica.

Immagine molto belle e suggestive: mi ha colpito lo sguardo lanciato lontano del Presidente Sergio Mattarella che ha sottolineato la straordinarietà dei ponti che le istituzioni garantiscono fra il passato e il futuro; ancora, la postura elegante, sobria, della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, uno stile perfetto che rimanda all’eleganza di un Paese che si è nutrito di poesia, di bellezza, di arte nelle sue diverse declinazioni;  anche la presenza del presidente della Camera, Roberto Fico, mi ha fatto cogliere l’importanza di un Paese democratico come il nostro che fa del pluralismo il suo punto di forza; ovviamente non posso dimenticare l’andatura fiera e composta del premier Draghi che ci riporta l’immagine di un Paese forte, capace di rialzarsi grazie alla competenza, alla credibilità. Da ultimo, straordinari i Carabinieri e le altre Forze Armate con le loro Fanfare in divisa di festa: l’Italia è viva e ha tanta voglia di ripartire.

Provate, carissimi ragazzi, a nutrirvi di bellezza e di diritto, a leggere la nostra Costituzione, un testo meraviglioso: se voi riuscirete a maturare la conoscenza delle nostre Istituzioni, riuscirete anche a rispettarle. Maturando un senso di appartenenza che vi faccia sentire fieri di essere italiani, potrete custodire la Patria che vi aprirà necessariamente all’accoglienza.

La classe politica è cambiata, è in corso un processo di rinnovamento che, cari giovani, vi coinvolge e vi impegna a prepararvi, perché domani ne sarete voi i protagonisti. Dopo il Covid, la classe politica italiana ha capito che non può pensare di costruire il proprio consenso sui social. Negli ultimi 10 anni la politica aveva cessato di essere la più alta forma della carità perché divenuta urlata, nella forma e nella sostanza. La politica non era più un servizio intriso di alto senso civico, di sacrificio: la politica è stata sfruttata. Si è invertito l’ordine degli addendi: nel caso della politica il risultato è cambiato. Essa è stata vista come rivendicazione di uno status che non riscatta il passato di tutti ma nutre le pretese personali. Quindi si è preteso di rottamare il vecchio per dare spazio al nuovo, contro ogni logica di necessaria continuità. E, con la scusa della semplificazione, si sono spalancate le porte all’incompetenza che compromette la democrazia. Evidentemente alle discussioni nelle aule parlamentari si preferivano le dirette social, le notizie anticipate nei talk show; conseguentemente, la democrazia era mortificata e la politica non era più un punto di riferimento.

Il vento è cambiato. Si è giunti, infatti, ad un governo di unità nazionale e ad un premier di indiscussa competenza e credibilità internazionale: la politica ha dovuto apprendere nuovamente a misurarsi con la competenza e la conoscenza, perché occorre essere preparati per guidare un Paese. Chi affiderebbe un’azienda in crisi ad una persona che non ha competenza di general manager? Perché si chiede all’operaio di specializzarsi e al politico no? Come ho già detto, una prima cosa che introdurrei è la patente del politico.

Carissimi giovani, la politica sta imparando a misurarsi con un reale senso di servizio, costi quel che costi, sino al sacrificio della vita. Occorre riconoscere che abbiamo una classe politica generosa, capace di convergere intorno ai temi centrali, quali la scuola, il lavoro, la giustizia. Non si può sempre ridurre tutto a puro gusto polemico. La politica deve capire che le viene chiesto il senso della “prossimità”. I cittadini, e i giovani in particolare, hanno bisogno di politici che siano dei punti di riferimento e che quindi capiscano che, quando parlano, esercitano un’enorme responsabilità sociale. Con piacere constato che la politica ha migliorato molto il linguaggio, divenuto molto più elegante e civile, nel senso etimologico del termine. Occorre proseguire.

Infine, la politica ha bisogno di cittadini che sappiano dare un parere capace di lanciare ponti, senza dividere o alimentare le contrapposizioni. Ecco perché noi cittadini, con alto senso civico, dobbiamo parlare alla politica e con i politici senza più temere di essere strumentalizzati: il Covid ci ha insegnato che, quando tace la ragione, parla l’“idiozia culturale”.

La politica è lo specchio della società e dei cittadini. Solo se saremo cittadini seri, avremo politici responsabili. Siamo sulla buona strada. Regis ad exemplum totus componitur orbis. I nostri politici se ne stanno rendendo conto. Tutto dipende da noi.


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