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Immigrazione, Cina, populismo. Brok (Cdu) legge l’incontro Merkel-Draghi

Due leader europei autorevoli, che si rispettano, e sanno scendere a compromessi. Per Elmar Brok, politico di lungo corso della Cdu, Mario Draghi e Angela Merkel troveranno un’intesa sull’immigrazione. A Berlino tifano tutti il governissimo, la Meloni a Palazzo Chigi sarebbe “un disastro”, meglio Letta

Il premier Mario Draghi è in visita a Berlino per parlare con la Cancelliera Angela Merkel “per la sua visita inaugurale alla Cancelleria federale”. In vista del vertice Ue, che si svolgerà alla fine della settimana, al centro del faccia a faccia c’è la politica europea, con particolare attenzione al tema dei migranti e al Recovery Plan. Abbiamo intervistato Elmar Brok, politico di lungo corso della Cdu, per uno sguardo ravvicinato ai dossier sul tavolo.

Merkel e Draghi si incontrano nella capitale tedesca.

Peccato che l’incontro si svolga a Berlino. Merkel avrebbe sicuramente preferito vedere Roma (ride, ndr).

Al centro dell’incontro il nodo immigrazione. Si riuscirà a trovare una soluzione?

Non spetta a questi due Paesi trovarla. La Germania ha accolto migranti come nessun altro Paese europeo. L’Italia è sotto pressione perché è un Paese di frontiera. Il problema va risolto a livello europeo. Italia e Germania potrebbero trovare un accordo molto facilmente.

Chi impedisce un compromesso?

I governi di Polonia e Ungheria, ma anche altri Paesi del Nord Europa, come la Danimarca.

Come si può sbloccare l’impasse?

Ci deve essere la condivisione delle frontiere versando soldi,  accogliendo i migranti, inviando navi per controllare i confini. L’ideale sarebbe che tutti adottino queste tre soluzioni.

Quindi seguendo il modello Merkel inaugurato nel 2016.

Abbiamo bisogno dei migranti qualificati, per il futuro dei nostri figli, per il sistema pensionistico e per lo sviluppo dell’economia. Non possiamo più chiudere gli occhi.

Pensa che questa visione sui migranti potrebbe proseguire anche se Armin Laschet diventasse Cancelliere?

Laschet è stato ministro dell’integrazione del Nord Reno-Westfalia dal 2005 al 2010 ed è noto per i suoi buoni legami con la comunità turca: sul tema immigrazione ha una mente molto aperta.

Sulla politica estera, specie nei rapporti con la Cina e sulla questione 5G, Laschet sembra deciso a un cambio di linea.

Sulla politica estera la posizione rimane quella della Nato. Sul 5G c’è un dibattito in corso. Si sta discutendo anche se far entrare società europee come Nokia ed Ericsson per la costruzione della rete 5G. Sarebbe meglio se si andasse in questa direzione. E non è vero che la Germania è legata a doppio filo con Huawei.

Tornando alla politica europea: com’è percepito Mario Draghi in Germania?

È visto come un professionista. Si poteva o meno essere d’accordo con la sua politica monetaria portata avanti alla BCE, ma tutti sono d’accordo sulla sua serietà. La politica tedesca pensa che lui possa fare un buon lavoro. Come anche Enrico Letta.

Cioè?

Conosco Letta dagli anni ’80, quando era presidente dei Giovani Cristiano-Democratici al Parlamento Europeo. È un politico autorevole, deciso. Un leader costruttivo, come Romano Prodi.

Sta dicendo che spera diventi il prossimo premier?

In Italia serve un leader europeista. Sarebbe un disastro se diventasse premier Giorgia Meloni. I partiti di destra sono anti europeisti e chi è anti europeista è contro la Germania. Da voi manca un partito di centrodestra come c’è da noi.

Lega e Forza Italia stanno discutendo se fare una federazione.

Salvini su Europa e immigrazione ha le stesse idee di Viktor Orbán e di Meloni. Se l’Italia fosse stata guidata da persone anti europeiste il Recovery Plan non sarebbe andato avanti.

Come si immagina questi ultimi mesi di Angela Merkel alla guida della Germania?

Lavorerà per migliorare la situazione pandemica e sul Recovery plan. Non porterà avanti nuove iniziative.

Dopo gli scandali che hanno investito i Verdi e la contrazione dell’AfD pensa che Laschet abbia speranze di vincere?

Ce la può fare. Al momento è 9-10 punti % davanti ai Verdi e 15 punti % avanti ai socialisti. È il partito più forte.

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