La mappa pubblicata dal governo austriaco equipara ogni cittadino di fede islamica e ogni persona di cultura che si occupa di studio dell’Islam a un potenziale criminale provocando una caccia alle streghe. L’intervento dell’Imam Yahya Pallavicini, presidente Coreis, Comunità Religiosa Islamica Italiana, e coordinatore Eulema, Consiglio Leader Musulmani d’Europa
Questa settimana il governo austriaco ha pubblicato una “Mappa Islamica” con una lista di indirizzi di privati, associazioni e centri culturali che vengono sommariamente iscritti come collegati all’islam politico, radicale ed estremista. Sembra che facciano parte di questa lista 620 indirizzi tra moschee e organizzazioni sul territorio. I referenti del Governo che hanno lavorato alla selezione di questa lista non hanno chiarezza sull’identità dei soggetti inseriti: chi dice che sono tutti potenzialmente una minaccia alla sicurezza nazionale, chi dice che si tratta di una mappatura della eterogenea composizione del pluralismo interno tra i musulmani in Austria. Il Ministro Austriaco per l’Integrazione Raab difende la scelta di pubblicare questa lista che crede possa favorire una maggiore trasparenza e permettere ai musulmani di avere maggiore consapevolezza.
Molti analisti politici ed esperti di politiche sulla sicurezza si sono espressi in modo critico dichiarando il metodo controproducente, una ingenua provocazione alla diffidenza nei confronti di tutta una comunità di cittadini e credenti. Il sindaco di Vienna ha protestato contro la mappa e il Consiglio d’Europa si è pronunciato chiedendo formalmente l’immediato ritiro della mappa dal sito e una tutela di riservatezza sugli indirizzi. Il giorno successivo alla pubblicazione alcuni cittadini hanno pensato di celebrare questa “black list” affiggendo manifesti nelle vicinanze degli indirizzi indicati nella “Mappa Islamica” con la scritta: Achtung! Attenzione! L’Islam Politico è vicino a te!
Tralasciamo di commentare se sia di cattivo gusto questa volgare manifestazione di una minoranza di islamofobi o se sia una conseguenza diretta della miopia nelle scelte di propaganda politica del Governo Austriaco in temi di prevenzione e coesione sociale. Ciò che ci interessa stigmatizzare è il ritorno e la diffusione di sentimenti di discriminazione e odio nei confronti di una parte della società umana con pretesti di diversità religiosa o culturale.
Questo grave e al tempo stesso grossolano errore del Governo Austriaco è evidenziato dalla confusione tra associazioni di musulmani, enti culturali che si interessano di Islam in Austria con le filiali eversive del terrorismo. Si equipara così ogni cittadino di fede islamica e ogni persona di cultura che si occupa di studio dell’Islam ad un potenziale criminale provocando una inquisizione e una caccia alle streghe musulmane.
Questa “Mappa Islamica” ci ricorda la strategia iniziale dell’apartheid contro la libertà civile degli indigeni in Sud Africa abolita nel 1991 o quella a favore delle leggi razziali contro la comunità ebraica in Italia abrogate nel 1944. Nel 2006 la dichiarazione del Consiglio per i Diritti Umani ha finalmente difeso la pari opportunità e la piena cittadinanza per gli indiani d’America dopo aver “mappato” le loro “riserve autorizzate”!
Da cittadino europeo e teologo musulmano di seconda generazione la dialettica del vittimismo e della rivendicazione non ci appartiene, non ci interessa e la lasciamo a chi sa sfogare questa militanza soltanto per gridare in un dibattito di polemiche sterili e cavilli artefatti. Ciò che ci interessa richiamare in modo costruttivo e serio è l’interpretazione di civiltà e di apertura intellettuale che caratterizza ogni persona ancora sensibile alla dimensione dello spirito, del sacro e dell’universalità del genere umano.
La decadenza di ogni civiltà si manifesta con l’ostentazione di una prova di forza che esclude l’intelligenza e la ricerca di una conoscenza sul senso di verità e profondità nella vita e nelle responsabilità sociali per esprimere così solo un arroccamento di potere identitario formalista e ideologico. Questa onda o psicosi può portare a un contagio diffuso e collettivo ma per affermarsi deve necessariamente inventarsi un nemico per opporsi, aggredire e distruggere le articolazioni culturali, filosofiche, spirituali che si sono sviluppate nei secoli di storia dell’umanità.
Il pretesto di strumentalizzare la corruzione o la decadenza del sistema o di una singola famiglia per esasperare le proprie ragioni di una rivoluzione o di una pulizia etnica o di una demonizzazione generalizzata fa parte del lavaggio del cervello dei falsi maestri di queste correnti estremiste che sono ben note agli esperti di prevenzione dell’antiradicalismo, sia quando degenera nel terrorismo che quando assume la veste di un partito di Governo.
L’emergenza, dopo lo sforzo di salvare le vite e la salute del genere umano dalla pandemia, è quella di trovare un efficace antidoto a questa crisi politica e intellettuale che sa provocare e proporre solo nuovi ghetti, separatismi, liste di prescrizione, proibizionismi, protezionismi, tutte soluzioni prive di fondamento contro falsi problemi decontestualizzati dalla realtà e ingigantiti per colmare l’ignoranza sulla natura, la funzione e il destino dell’uomo.
I governatori illuminati, gli scienziati onesti e i maestri umili e sinceri di ogni dottrina religiosa hanno saputo contribuire nella storia a dare risposte e strumenti soddisfacendo la sete di ricerca di persone ancora in grado di interpretare il riflesso della dignità umana nel ricordo di Dio e nel rispetto responsabile per la vita nel mondo. Occorre valorizzare questa alleanza interdisciplinare, multireligiosa e spersonalizzata per continuare a dare un orientamento di saggezza nella consapevolezza della sovversione e dell’infiltrazione in atto tra le correnti di pensiero e di potere in Occidente che sono contrari alle radici e alla visione dei padri dell’Europa.
In gioco c’è la libertà e la dignità del pluralismo religioso ma anche la continuità di una civiltà.