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Chi pubblica inchieste in Russia, finisce male. Il caso “Proekt”

Irruzione nella casa di tre giornalisti della testata Proekt, che stavano per pubblicare un’inchiesta sul ministro dell’Interno russo e il patrimonio milionario del figlio. Così in Russia la libertà di informazione viene strozzata

“Perché gli inquirenti perquisiscono i giornalisti. Oggi, 29 giugno, la mattina presto, sono stati perquisiti tre dei nostri colleghi di Proekt: il nostro editor in chief, Roman Badanin e i giornalisti Mikhail Rubin e Maria Zholobova. I loro telefoni e computer sono stati sequestrati. Consideriamo queste azioni un tentativo di censurare e fare pressione contro i colleghi e chiediamo che finiscano le azioni contro i giornalisti di Proekt”.

Questo il commento postato sul canale Telegram del portale informativo russo Proekt, che stava per pubblicare un’inchiesta sugli immobili del ministro dell’Interno russo, Vladimir Kolokoltsev e della sua famiglia.

Secondo Proekt, le proprietà della famiglia Kolokoltsev hanno un legame con un imprenditore associato al gruppo criminale organizzato Izmaylovo. In particolare, uno dei nipoti della moglie di Kolokoltsev, che risiede a Rostov sul Don, è diventato proprietario di immobili di lusso dopo la nomina del ministro nel 2012.

Il rapporto è stato ricostruito dai giornalisti investigativi di Proekt, a partire dai pass digitali richiesti dai familiari di Kolokoltsev nel periodo di lockdown del 2020.

L’articolo è intitolato “Ritratto del ministro dell’Interno Vladimir Kolokoltsev con la sua famiglia” e si divide in quattro parti: come il figlio del ministro si è avvicinato alle autorità; come si sono arricchiti i parenti di Kolokoltsev; come il ministro è diventato amico degli imprenditori noti e cosa nasconde la sua famiglia.

Nel testo si legge che “uno dei più grandi segreti della polizia russa riguarda il benessere di Alexander Kolokoltsev, figlio del ministro dell’Interno. La sua proprietà è nascosta nei database dello Stato, anche se il figlio del ministro non ha mai lavorato nella pubblica amministrazione. Forse il motivo è che sono state registrate numerose proprietà dei famigliari del ministro, acquisite, tra l’altro, grazie ai collegamenti tra i Kolokoltsev e imprenditori influenti e almeno un’autorità di Izmaylovo”.

Secondo The Moscow Times, il rapporto su Zholobova, che cita le banche dati dei passaporti sanitari per Covid filtrati da Mosca, sosteneva che Kolokoltsev è il proprietario effettivo di un immobile di circa 2,8 milioni di dollari nel quartiere più ricco di Mosca, Rublyovka, che però secondo i documenti ufficiali appartiene ad un parente lontano.

Proekt sostiene anche che il figlio di Kolokoltsev ha circa 25 milioni di dollari in beni immobiliari legati alla criminalità russa.

“Agli inquirenti non interessa come i famigliari delle persone che occupano cariche di governo abbiano ricevuto proprietà che ovviamente non potevano permettersi, ma come l’hanno saputo i giornalisti – prosegue il messaggio di Proekt su Telegram -. Non perché i patrimoni delle persone importanti nell’amministrazione, o dei loro cari, siano tenuti nascosti al pubblico, ma perché il pubblico l’ha saputo. Non come persone che custodiscono la legge finiscono in rapporti ambigui con la legge, ma perché l’hanno saputo i giornalisti. Chi dovrebbe fare rispettare la legge vuole dipingere i giornalisti come delinquenti e durante gli interrogatori chiedono a loro, agli altri”.

La testata sostiene che almeno due raid su tre sono collegati anche a un caso di diffamazione su un documentario del 2017, a cui hanno lavorato Badanin e Zholobova. Il documentario indagava su un uomo d’affari di San Pietroburgo con presunti legami con la criminalità organizzata.

Il caso di repressione contro Proekt non è isolato. Negli ultimi mesi, Meduza e VTimes sono stati classificati come “agenti stranieri”, una qualifica attribuita a gruppi, testate giornalistiche o individui che ricevono finanziamenti esteri. VTimes ha chiuso questo mese, Meduza ha lanciato una campagna di crowdfunding.

Da Mosca è stata usata questa legge anche per imporre multe contro Radio Free Europe/Radio Liberty, finanziata dagli Stati Uniti. A inizio del 2021, inoltre, c’è stata un’irruzione nell’appartamento del giornalista Roman Anin, e hanno arrestato quattro redattori di una rivista studentesca di opposizione.



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