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Nessun timore, lo sblocco dei licenziamenti farà bene alle imprese (e al lavoro)

Di Gabriele Fava

Il mercato del lavoro si appresta a ripartire, dopo uno stop durato oltre un anno. La venuta meno del blocco non potrà che sortire effetti positivi in termini di ripartenza, favorendo l’aggiustamento fisiologico del mercato. Il commento di Gabriele Fava, avvocato giuslavorista e componente del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti

Dopo oltre un anno di continue proroghe, il blocco dei licenziamenti è finalmente in procinto di giungere al termine: infatti, il decreto-legge Sostegni-bis, di recente approvato, non incide (come diversamente anticipato) sul meccanismo già in precedenza definito dal decreto-legge Sostegni, volto a fissare la data di scadenza del divieto di licenziamenti collettivi ed individuali per giustificato motivo oggettivo alla data del 30 giugno 2021 per la generalità delle imprese. Resta fermo il blocco sino al 31 ottobre 2021 per quelle imprese che possono avere accesso alla cassa integrazione in deroga, all’assegno ordinario e alla CISOA, nonché, limitatamente alla durata del trattamento di integrazione salariale fruito entro il 31 dicembre 2021, per quelle imprese che avanzano richiesta di cassa integrazione ordinaria o straordinaria in seguito ad eventi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa legati all’emergenza da Covid-19.

Il mercato del lavoro si appresta così a ripartire, dopo un blocco durato oltre un anno, il quale ha costretto la maggior parte delle imprese a sopravvivere in una situazione stagnante e per nulla producente. Di fatto, il divieto il più delle volte ha finito per ostacolare i processi di riorganizzazione e riallocazione dei lavoratori tra imprese, ritardando ulteriormente la ripresa economica auspicabile a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

La venuta meno del blocco non potrà che sortire effetti positivi in termini di ripartenza, favorendo l’aggiustamento fisiologico del mercato del lavoro, da troppo tempo paralizzato, con conseguenti effetti positivi sul mercato stesso e, quindi, sulle stesse assunzioni. Ma non solo: lo sblocco dei licenziamenti non darà adito, come sostenuto da alcuni, all’uscita di una significativa parte di lavoratori dal mercato del lavoro ma, anzi, lo stesso, consentendo alle imprese di rinnovarsi e di assumere nuovo personale, permetterà di mantenere in costante movimento il mercato stesso con conseguenti effetti positivi in termini di occupazione.

È evidente come lo sblocco dei licenziamenti funga da importante segnale circa l’inversione di rotta che, si auspica, le nuove misure emergenziali possano intraprendere: non più paralizzare l’attività imprenditoriale con evidenti effetti negativi in termini di occupazione ma, al contrario, intervenire in materia di ammortizzatori sociali, politiche attive per il lavoro e formazione dei lavoratori al fine di favorire la ripresa economica. Basti pensare che gli altri Paesi europei, i quali non hanno adottato alcun blocco, non hanno registrato un aumento dei licenziamenti sia nel corso dell’emergenza sanitaria sia in seguito in sede di ripresa economica, in vista del positivo effetto sortito dagli ammortizzatori sociali e dai contributi a fondo perduto.

Sul punto, giova sottolineare come gli interventi programmatici previsti in sede di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), di recente trasmesso alla Commissione europea, si dimostrano coerenti con tale obiettivo, laddove si propongono di rivedere le politiche attive per il lavoro a partire dall’assegno di ricollocazione nonché confermano l’istituzione del Fondo Nuove Competenze col chiaro intento di sostenere con contributi a fondo perduto le aziende intenzionate a rimodulare l’orario di lavoro dei lavoratori al fine di permettere a questi ultimi di partecipare ad attività di formazione sulla base di specifici accordi collettivi con le organizzazioni sindacali. Anche la riforma degli ammortizzatori sociali, anticipata in sede di PNRR, potrà sortire effetti positivi per le imprese, ferma restando la necessità di garantirne una rapida attuazione.

Senza dubbio lo sblocco dei licenziamenti rappresenta un chiaro segnale nel senso della ripartenza economica del paese: con la venuta meno del divieto, le imprese sono pronte ad avviare una riallocazione delle risorse orientata al futuro, favorendo un riassetto del sistema ed un processo di cambiamento strutturale. Il mercato del lavoro, dopo oltre un anno di stallo, è finalmente pronto a ripartire.

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