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Summit Nato, così Roma arriva al tavolo delle trattative

Di Matteo Mazziotti Di Celso

Domani si tiene il primo summit Nato da quando Biden ha assunto la carica di presidente degli Stati Uniti. Tra i dossier principali che verranno discussi figurano l’iniziativa Nato 2030 e il rinnovo del Concetto Strategico dell’Alleanza. Per l’Italia, sarà importante portare al centro della discussione il tema del Fronte Sud. L’analisi di Matteo Mazziotti Di Celso (Geopolitica.info)

C’è grande attesa per quello che il Segretario generale della Nato ha definito “un momento cruciale” per l’Alleanza. Il summit che si terrà nella giornata di domani a Bruxelles vedrà tutti i riflettori puntati sull’ospite d’onore, il nuovo presidente degli Stati Uniti, che per la prima volta da quando ha assunto l’incarico partecipa a questo evento. Dopo quattro burrascosi anni di presidenza Trump, Biden sembra deciso a risanare i rapporti tra gli alleati e a ribadire la centralità dell’Alleanza per gli Stati Uniti.

Al centro delle discussioni figura l’implementazione dei risultati della riflessione strategica denominata Nato 2030, la quale verrà verosimilmente accompagnata dalla redazione di un nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, cioè il principale documento che fornisce le linee guida politiche e operative alla Nato. A undici anni dalla pubblicazione dell’ultimo Concetto Strategico, Stoltenberg ha lasciato intendere che l’Alleanza ha bisogno di ricalibrare le proprie priorità strategiche alla luce dei mutamenti degli scenari geopolitici e delle innovazioni tecnologiche in campo militare.

Il focus, secondo quanto si legge nelle conclusioni del report Nato 2030: United for a New Era redatto dal gruppo di riflessione – di cui fa parte anche l’italiana Marta Dassù – sarà sulla ricerca nel campo delle tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e le armi ipersoniche, e nel dominio cibernetico e spaziale. Il tutto, evidentemente, in chiave antirussa e anticinese. La nuova attenzione riposta dall’Alleanza verso la ricerca in questi settori implica necessariamente l’elaborazione di una politica industriale e tecnologica ben strutturata.

Roma giunge al tavolo delle trattative in qualità di solido e fedele alleato statunitense. Nonostante alcuni tentennamenti risalenti al 2019, quando a marzo di quello stesso anno l’Italia fu il primo Paese del G7 a firmare un Memorandum of Understanding sulla Via della Seta, la posizione filo-atlantista del nostro Paese è stata testimoniata da alcune importanti decisioni prese dai governi italiani negli ultimi due anni, tra cui spiccano la candidatura alla rinnovata missione della Nato in Iraq e il sonoro niet con cui l’Italia si è diligentemente accodata alla Germania nel rispondere alle insistenti proposte di autonomia strategica “alla francese” del presidente Macron. La solida posizione all’interno del blocco atlantista è stata peraltro ribadita in maniera molto chiara dal premier Draghi durante il suo discorso di insediamento avvenuto in Senato lo scorso febbraio.

A Bruxelles, Roma intende concentrare la sua attenzione sul tema del Fianco Sud dell’Alleanza, un fronte che, con la costante minaccia russa a Oriente e il nuovo focus degli Stati Uniti verso il teatro dell’Indo-Pacifico, rischia di rimanere negletto. Consapevole di non poter trascinare la Nato in Africa, Roma spera piuttosto di ottenere sostegno alle iniziative europee in questo quadrante, il che significherebbe un riconoscimento della leadership europea – non necessariamente sotto l’ombrello dell’Unione, ma anche tramite iniziative bilaterali o multilaterali, come quella attualmente in corso in Mali, a guida francese – in Africa, in particolare nel Sahel, area di principale interesse strategico del nostro Mediterraneo Allargato.

Infine, come seconda potenza manifatturiera europea, l’Italia guarda con interesse alla nuova attenzione dell’Alleanza per l’elaborazione di una politica industriale e tecnologica: l’obiettivo, in questo caso, è quello di non perdere il treno, facendo valere il peso dei suoi campioni nazionali nelle iniziative che verranno sviluppate dalla Nato in questo campo.

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