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Vi spiego l’autonomia strategica Ue secondo Berlino. Intervista con Kamp

Fortunatamente il vecchio concorso di bellezza su chi è più importante tra Nato o Unione europea è finito: tutti sanno che serve che si rafforzino a vicenda, spiega Karl-Heinz Kamp, inviato speciale del direttore politico del ministero della Difesa tedesco. Sulla Libia, ecco le priorità tedesche in vista della conferenza di Berlino

Quale futuro per la Nato? Quale rapporto tra l’Alleanza atlantica e l’Unione europea? Domande che Formiche.net ha posto a Karl-Heinz Kamp, inviato speciale del direttore politico del ministero della Difesa tedesco, intervistato a margine della conferenza Nato 2021- Rebuilding the consensus for a new era organizzato dalla Nato Defense College Foundation.

Con Joe Biden alla Casa Bianca, ha ancora senso per l’Unione europea di parlare di autonomia strategica?

C’è stato un intenso dibattito sul termine “autonomia strategica”, se descrive adeguatamente gli sforzi necessari all’Unione europea. Per la Germania, non si tratta di “autonomia” nel senso di “autarchia”, perché l’Europa sarà dipendente da certe capacità militari degli Stati Uniti per molti anni a venire. Ciò che l’Europa deve migliorare è la sua capacità di agire anche militarmente se si tratta di difendere gli interessi di sicurezza europei.

Come renderlo possibile?

Si tratta di un processo graduale, che deve essere saldamente inserito nel quadro delle relazioni di sicurezza transatlantiche. Inoltre, la necessità di un maggiore impegno militare europeo è indipendente da chi è alla Casa Bianca. La sicurezza europea è stata sovvenzionata dagli Stati Uniti per decenni ed è assolutamente comprensibile che Washington ora si aspetti una maggiore condivisione degli oneri europei. Il presidente Biden è stato molto chiaro su questo. E ciò è ancora più vero visto che gli Stati Uniti e l’Europa affrontano nuove sfide causate da una Cina in ascesa e da una potenziale instabilità nella regione Asia-Pacifico. Questo è il motivo per cui è così importante che i membri dell’Unione europea non abbassino la loro spesa per la difesa, anche se le conseguenze del Covid-19 hanno portato a gravi problemi economici nell’intero blocco.

Una maggiore autonomia strategica europea potrebbe aiutare la Nato?

Fortunatamente il vecchio “concorso di bellezza” su chi è più importante, Nato o Unione europea, è finito da tempo. C’è un consenso schiacciante su entrambe le sponde dell’Atlantico sul fatto che entrambe le istituzioni si rafforzino a vicenda, poiché entrambe hanno capacità e competenze particolari. Questo è il motivo per cui la cooperazione Nato-Ue è migliorata notevolmente negli ultimi anni. Detto questo, ogni miglioramento della capacità dell’Unione europea di agire militarmente aiuta anche la Nato. Un esempio concreto è il miglioramento delle infrastrutture logistiche e di trasporto dell’Unione europea, che aiuta direttamente la Nato se si tratta di spostare rapidamente le forze e le forniture in tempi di crisi.

Quali effetti a lungo termine potrebbe avere la Brexit sulle strategie di sicurezza europee e della Nato?

Il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea ma non l’Europa. Rimane un importante partner europeo, un forte difensore dei valori europei e occidentali e un membro chiave della Nato. Inoltre, il Regno Unito ha a disposizione una delle più grandi forze militari in Europa ed è una delle due potenze nucleari europee. Quindi, gli attriti derivanti dal processo Brexit. macchinoso e complesso, non dovrebbero influenzare la futura cooperazione con Londra e non lo faranno. Questo vale anche per le relazioni bilaterali Germania-Regno Unito, che sono state particolarmente strette in materia di sicurezza e difesa.

La Nato sembra guardare verso un maggiore impegno politico. Quali dovrebbero essere le priorità?

Oltre alle sue logiche militari secondo l’articolo 5 del Trattato di Washington, la Nato ha sempre avuto una forte dimensione politica, che si concretizza in strette consultazioni su una varietà di questioni politiche legate alla sicurezza. In effetti, le discusse politiche sono vitali per un’organizzazione basata sul consenso che prende le sue decisioni all’unanimità. Più la sicurezza è influenzata da sfide non militari (terrorismo, cyber, scenari ibridi, cambiamento climatico), più le discussioni della Nato devono essere politiche. Tuttavia, non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca e impegnare la Nato su tutti i tipi di questioni politiche. La Nato non è una panacea e un dialogo politico più ampio non deve distrarre la Nato dalla sua missione principale, che è quella di garantire la sicurezza e l’integrità territoriale di tutti i suoi membri. Trovare il giusto equilibrio, che soddisfa gli interessi di sicurezza di tutti i 30 Paesi, sarà una delle questioni chiave per il nuovo Strategic Concept della Nato.

Chiudiamo parlando di Libia. Quali sono le priorità della Germania in vista della seconda conferenza di Berlino?

“Berlino II” del 23 giugno – come la precedente “Berlino I” – è destinata a fornire un forum per tutte le parti interessate coinvolte nella difficile situazione in Libia. La conferenza intende impegnare l’attuale governo provvisorio libico sui risultati dell’incontro. In particolare su tre temi urgenti: garantire le elezioni, come previsto, il 24 dicembre 2021; il ritiro delle forze straniere (e dei mercenari) dal Paese; una riforma del settore della sicurezza sotto la guida civile. Il governo tedesco non si illude che la conferenza possa risolvere facilmente tutte le controversie esistenti, ma può essere un passo nel faticoso cammino verso la stabilità in Libia e nella regione.

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