A pochi giorni dal G7 e dal primo summit Stati Uniti-Unione europea, il German Marshall Fund ha organizzato un convegno con Wheeler (ex Fcc) e Kleiner (DG Connect) per sottolineare i punti principali che verranno affrontati in campo tech
La prossima settimana a Londra si terrà il diciassettesimo G7 e subito dopo a Bruxelles il primo summit tra i leader europei e il presidente statunitense Joe Biden. Giornate che definiranno il futuro dei due blocchi. Si parlerà di sicurezza, di Covid-19, ma anche di tech, un tema molto discusso e difficile da affrontare. Per questo motivo, il German Marshall Fund (Gmf) ha organizzato un convegno per sottolineare i temi principali in campo tech che gli Stati Uniti e l’Unione europea dovranno trattare per portare avanti una transizione digitale a livello mondiale, insieme.
Invitati all’evento moderato da Mark Scott, corrispondente tech di Politico, Tom Wheeler, già a capo della Commissione federale per le comunicazioni statunitense (la Fcc), Thibaut Kleiner, policy, strategy and outreach director della DG Connect alla Commissione europea, e Karen Kornbluh, numero uno del Gmf Digital, in passato ambasciatrice statunitense all’Ocse sotto Barack Obama.
Gli Stati Uniti e l’Unione europea sembrano decisi a lavorare insieme in campo tech, una variabile non scontata considerati i quattro anni passati sotto la presidenza di Donald Trump. Questo dimostra la rinascita del multilateralismo, la possibilità che si possa effettivamente negoziare e affrontare i temi più rilevanti. “Ci sono molti progressi”, ha detto Kornbluh. “Abbiamo capito quali sono le priorità comuni e che possiamo aggiornarci a livello globale, ora dobbiamo solo trovare le soluzioni insieme e durante i forum possiamo farlo”, ha continuato. Dunque, le due sponde dell’Atlantico – vuoi anche per il pressing dell’ala sinistra del Partito democratico sul presidente Biden – sono tornate a negoziare e cercano soluzioni.
Sono molti i temi che verranno affrontati durante i forum, tra i principali, per Kornbluh, ci saranno la supply chain, la cyber security, il Privacy shield e l’intelligenza artificiale. Su questo tema sia Kornbluh sia Wheeler ammettono che l’Unione europea è molto più avanti in termini di regolamentazione rispetto agli Stati Uniti.
“C’è emozione e interesse nel lavorare insieme, discutere e negoziare. Esiste una voglia reciproca di risolvere enigmi tech, e per questo abbiamo bisogno di focalizzarci su alcune priorità” ha dichiarato Kleiner da Bruxelles. Bisogna privilegiare le soluzioni, iniziare a parlare di quello ciò si potrà realmente raggiungere, onde evitare di rimanere nuovamente bloccati – come sul 5G in Europa. Entrambe le sponde dell’Atlantico hanno interessi nazionali in campo tech: infatti, come ha ammesso Wheeler, “tutte le alleanze sono locali”. Ma, ciò non significa che Stati Uniti e Unione europea non possano lavorare insieme ponendo maggior priorità su problemi risolvibili.
Per Kornbluh la priorità deve essere chiarire i temi “nascosti sotto il tappeto da anni”, come le tasse, la privacy e la supply chain. Solo dopo aver risolto i vecchi problemi, le parti potranno portare avanti i nuovi interessi comuni come il Codice di condotta e il Dsa europei. E ancora, dopo aver deliberato su questi punti, “bisognerà decidere una tabella di marcia per affrontare le grandi sfide esistenziali davanti a noi oggi: il cambiamento climatico, la pandemia da Covid-19, la disinformazione, eccetera”. Per Kornbluh, deve essere il gioco a lungo termine a prevalere per “dimostrare che le democrazie funzionano.”
Secondo Wheeler, però, la priorità dovrà essere quella di affrontare prima le grandi sfide esistenziali. Poi il resto. Specialmente perché un Paese come gli Stati Uniti deve prima dare priorità ai problemi nazionali, come le regole tech interne e poi discutere su altri temi internazionali. Ma anche i primi possono essere risolti con l’aiuto degli alleati.
“La mia impressione è che abbiamo modelli diversi e una governance diversa. Il modo in cui queste discussioni tech si svolgeranno è tutto nuovo ed è ovvio che ci saranno interessi diversi, non possiamo negarlo. Quello che penso sia interessante è la maturità di questa relazione transatlantica: entrambe le parti possono guardarsi negli occhi, riconoscere gli interessi comuni e lavorare insieme per risolvere i problemi. C’è una lunga lista, e dobbiamo concentrarci su ciò che possiamo realizzare nel prossimo mese. Abbiamo una finestra che potrebbe non durare per sempre”, ha sottolineato Kleiner.
Questo livello di maturità nuovo e raggiunto da poco è ciò che aiuterà entrambi i forum nel trovare le giuste soluzioni. Per tutti gli speaker, uno strumento utile e necessario sarà l’approvazione del Trade and Technology Council (Ttc). La vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager ha recentemente annunciato che questo consiglio verrà approvato durante il summit, anche se non c’è ancora un piano preciso. Se ne discute da molto tempo e l’utilità del Ttc è innegabile: aiuterà a definire questioni mai risolte, e soprattutto a raggiungere soluzioni a problemi comuni.
È evidente che l’Unione europea, in termini di regolamentazione tech, sia più avanti rispetto agli Stati Uniti, nonostante non abbia la forza tecnologica statunitense. E’ altrettanto chiaro che le parti non potranno puntare sul protezionismo, ma a un lavoro comune. G7 e summit Usa-Ue potranno bilanciare i rapporti transatlantici e anche fornire un framework legislativo a tutti quei Paesi senza una regolamentazione digitale.
Come ha ribadito Kleiner, dovranno dare il messaggio “che siamo uniti per aiutare a fare prevalere i nostri valori”.