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Tornare a investire in Italia si può. Il caso di Alessandro Pietta

Di Valentina Buggio

Conversazione con Alessandro Pietta, imprenditore nel settore del vetro. Cosa esiste dietro una storia imprenditoriale di successo? Dalla nascita della sua azienda alla vendita a una multinazionale. E idee per il futuro…

Dall’Italia alla Romania, andata e ritorno. Tornare a investire nello Stivale dopo una lunga esperienza all’estero si può. A patto che ci siano certi presupposti, creatività e intuizioni in primis. Ma si può. Anzi, forse si deve, spiega a Formiche.net Alessandro Pietta, imprenditore di successo nel vetro.

Erano altri anni ma possiamo includerti nella “fuga dei talenti” dall’Italia…

Non so se posso essere compreso in questa categoria ma una cosa è certa, ero giovane, era il 2000 e non ho esitato a rispondere positivamente alla chiamata dalla Romania per guidare, come Amministratore Unico, la più grande cava di silice del Paese nel percorso di privatizzazione (è rientrata nel 2% delle privatizzazioni di successo della Romania). Un’azienda con 370 dipendenti che ho gestito per 5 anni.

Quando hai deciso di creare qualcosa di tuo?

Grazie a questa esperienza nel 2002 ho iniziato con la lavorazione del vetro. In quel momento la Romania aveva delle imprese statali che producevano vetro e che erano clienti della stessa cava che amministravo. Decisi di acquistarlo da loro per poi esportarlo nel campo degli elettrodomestici.

Ed è così che nasce la tua azienda?

Sì, la Pietta Glass Working. A 25 anni bisogna buttarsi. E’ rimasta mia fino al 2016 quando l’ho venduta alla Saint Gobain, azienda leader mondiale.

Avevi cercato di strutturare tutto in previsione di venderla?

Non ci avevo mai pensato finché un giorno una multinazionale americana mi fece un’offerta. Dopo attente riflessioni, abbiamo pensato di metterla sul mercato ma in maniera strutturata. E alla fine abbiamo trovato l’acquirente più in linea con noi. Credo che nella vita devi vendere quando qualcuno ti vuol comprare, non quando lo decidi tu.Il valore di un’azienda è valutato in reddito/rendita o nel valore di vendita. Per tutto il resto vale zero.

Apparentemente una scalata facilissima e velocissima…

Dietro ogni attività esistono dedizione e sacrificio. Per 12 anni ho lavorato anche il sabato e la domenica non avendo, ovviamente, certezza del futuro e del risultato. Ho superato anche momenti difficili e la crisi 2008-2010.

Grandi soddisfazioni anche prima della vendita…

Assolutamente. Partire da un’azienda in Romania e consegnare in tutto il mondo come Cile e Brasile e aprire sempre nuovi mercati internazionali è stata una grande soddisfazione.

Si è parlato recentemente di casi in cui ritrovarsi improvvisamente con molto denaro tutto insieme può dare alla testa, cosa ne pensi? Qual è la tua esperienza?

Voglio in primis precisare una cosa, non ho vissuto la vendita della mia azienda come una vincita al gioco. Basti guardare la statistica della cosiddetta sindrome dei vincitori di lotterie che sperperano tutto perché non danno il giusto valore al denaro. Io ho continuato a lavorare e, ad oggi, ho più attività di quelle che avevo 4 anni fa e conduco una vita normale. Ho la testa occupata dalle mie attività e non ho bisogno di altro.

Di che attività parli?

Sono uscito dal settore del vetro poiché non capisco gli imprenditori che vendono la propria attività e poi, non appena possibile, fanno concorrenza alla loro precedente creatura. Credo che la mia scelta sia giusta e rispettosa nei confronti di chi ha comprato ma anche dei miei collaboratori che ancora lavorano in azienda e che hanno creato insieme a me una realtà solida e importante.Ora sto investendo nel turismo.

Dal mercato del vetro al turismo…qual è il progetto?

Nel 2018, prima dell’assegnazione delle olimpiadi Milano-Cortina, ho comprato un albergo a Ponte di Legno che non aveva ricevuto offerte da 3 anni, convinto del potenziale per diventare una realtà a 5 stelle direttamente sulle piste da sci.Durata del progetto? Dall’acquisto, alla progettazione, passando per i problemi di varia natura sarà operativo dopo 7 anni di lavoro.

Perché proprio nel turismo? E da dove nasce la scelta di Ponte di Legno?

Avevo molta voglia di investire nel mio Paese e l’Italia per cultura e conformazione del territorio è adatta al turismo. Per quanto riguarda Ponte di Legno, essendo io originario di Desenzano del Garda ho da sempre un forte attaccamento per quel luogo, ma, oltre i motivi sentimentali, perché pur essendo meno rinomata di altre località di montagna è comunque molto ricca.

Ponte di Legno sta avendo un grande sviluppo…

Si, assolutamente. Grazie a fondi di confine e di Regione Lombardia sono previste diverse opere infrastrutturali tra le quali l’intervento per interrare tutte le statali.

Nel turismo ci sono spazi dove investire per i giovani?

Direi di no, normalmente investimenti di questo genere nel turismo sono molto consistenti. Ma se i giovani hanno capacità e volontà possono tranquillamente ritagliarsi il loro spazio anche in questo periodo storico. Io al loro posto investirei in servizi o piccole attività di commercio.

Ma le attività commerciali non sono tra quelle che hanno pagato il prezzo più alto di questa pandemia?

Ed è innegabile che non sia stato un bel periodo ma chiudono le attività che erano già al limite prima e non erano riuscite ad innovarsi. Chi non riesce ad adattarsi al cambiamento è destinato a morire professionalmente parlando. Il segreto non è per forza inventarsi qualcosa di nuovo ma semplicemente fare in modo migliore qualcosa di esistente, cercando di avvalersi di un team competente che abbia voglia di sviluppare il progetto.

Può essere interessante, per qualcuno che non conosce il paese, investire in Romania?

Io lì ho un polo industriale e posso dirti che tutte le aziende in affitto producono per il mercato rumeno. La Romania non è interessante per il costo del lavoro, poiché non è così basso. La Romania è vantaggiosa per la Romania stessa, che è in forte crescita.

Attualità: futuro dell’economia, se fossi al governo cosa faresti?

Il denaro che l’Italia avrà a disposizione non dovrà servire per fare assistenzialismo, né alle aziende quasi fallite né alle persone attraverso il reddito di cittadinanza. Per me questi soldi dovranno essere distribuiti alle aziende sane per defiscalizzare le assunzioni e per sviluppare infrastrutture che trainino gli investimenti dei privati.

Applicazione dello Smart Working in Italia .. cosa ne pensi?
Io non sono molto favorevole. Nel mondo dell’industria l’ufficio è il luogo dove i professionisti si incontrano e prendono decisioni, rimanendo ben collegati alla realtà aziendale stessa.

Un focus su di te. Ognuno di noi ha dei punti deboli e delle paure che talvolta si possono anche trasformare in punti di forza…quali sono i tuoi, Alessandro?

Ne ho sicuramente, ma forse non ho ancora il coraggio di affrontarli e ammetterli pubblicamente.

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