In esclusiva mondiale, Sky News Australia ha mostrato al mondo la presenza di pipistrelli nel laboratorio P4 di Wuhan. Questa evidenza mette in discussione il report emesso dall’OMS dopo la prima ispezione. L’incertezza sul coronavirus, e la nostra relativamente scarsa conoscenza scientifica del fenomeno, pone nuovi dubbi sulla sua origine
Il virus Covid 19 potrebbe essere scappato dal laboratorio di Wuhan. Torna in auge questa ipotesi, precedentemente smentita dall’OMS, in seguito ad un leak diffuso da Sky News Australia. Il video pone in dubbio quindi la precedente posizione dell’OMS, che assicurava l’assenza di prove della presenza di pipistrelli nel laboratorio. Il che è strano visto che se ne parlava su unappello fatto da Nature nel lontano 2015 – “A SARS-like cluster of circulating bat coronaviruses shows potential for human emergence“. La cosiddetta bat woman, la ricercatrice del laboratorio di Wuhan Shi Zhengli, interpellata dal New York Times ha negato furiosamente la possibile connessione dei fatti, ribadendo che non vi siano prove pratiche della presenza dei pipistrelli. A seguito però dei precedenti passi falsi dell’OMS, della nuova indagine richiesta dal Presidente Biden e della natura evasiva della Cina in merito alla questione, rimangono forti dubbi sul reale andamento degli eventi.
Il video incriminato
Il video, dalla durata di circa 10 minuti si intitola “La costruzione e il team di ricerca del laboratorio Wuhan P4 dell’Istituto di virologia di Wuhan, Accademia cinese delle scienze”. In questo filmato non viene solo mostrata la nuova infrastruttura, ma anche i pareri di diversi scienziati. Nel video, girato nel 2017 e reso pubblico in questi giorni dalla tv australiana, si vedono chiaramente le immagini di pipistrelli tenuti in gabbie del laboratorio. Originariamente, il filmato è stato girato dall’Accademia cinese delle scienze, col fine di divulgare l’inaugurazione di un nuovo laboratorio ad alta sicurezza, di livello 4, dove vengono illustrate le misure di sicurezza preventivate nel caso di una situazione di emergenza.
L’appello di Nature
Nel 2015, un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature, metteva in guardia sulla possibile insorgenza di nuovi cluster, simile al virus dell’influenza aviaria Sars, che avevano la probabilità di insorgere anche nella specie umana. Se ora andiamo a controllare l’articolo troviamo una nota editoriale di Marzo 2020. Qui si specifica che, nonostante la pubblicazione venga utilizzata come base per la teoria secondo la quale il nuovo coronavirus sia un prodotto ingegnerizzato, non ci siano prove circa la fondatezza di questa ipotesi. Ad ogni caso, leggendo il documento si capisce come il primordiale virus Sars evidenziasse le stessa caratteristiche dell’attuale Sars-CoV2. L’epidemia da Sars-CoV2 è la risultante del medesimo spill-over avvenuto con il virus da Covid19. Si evince da Nature che la presenza di grandi masse nei wet market cinesi ha permesso l’infezione umana con il ceppo aviario, adattandosi a sua volta al nostro organismo per diventare il ceppo epidemico.
Il secondo campanello d’allarme, sempre pubblicato su Nature, arriva a pochi mesi di distanza dal primo report. Il titolo in questo caso parla de”Il virus di pipistrello ingegnerizzato che suscita il dibattito su una ricerca rischiosa”. In questo documento, considerato come pistola fumante già nel 2020, si investiga sulla creazione di un virus derivante dai pipistrelli horseshoe, a ferro di cavallo. In questo documento si legge chiaramente che il virus è stato ingegnerizzato e ibridato incrociando una proteina spike SHC014 e la base virale della SARS, precedentemente adattata per crescere nei topi e simulare la malattia nell’uomo. Durante le fasi di trial, si evince che il virus sia in grado di infettare le cellule delle vie respiratorie umane, grazie alla capacità della proteina SHC014 di legarsi ai recettori chiave delle cellule umane, infettandole. Lo studio accese un forte dibattito, legato soprattutto alla discutibile necessità di questi studi e alla creazione di virus più potenti di quelli esistenti in natura. Infine, non sfuggì agli occhi degli esperti come una cattiva gestione del virus potesse risultare nella creazione di diverse varianti dall’incomprensibile e indefinibile traiettoria.
I passi falsi dell’OMS
Sebbene il leak del video non costituisca nessuna prova fondata riguardo la reale fuoriuscita del Sars-CoV2 dal laboratorio di Wuhan, il filmato ha comunque danneggiato la reputazione dell’OMS. L’Organizzazione infatti, non è nuova a passi falsi nella gestione della crisi pandemica. Già criticata per la sua mancata capacità di pronta risposta al virus, si è resa protagonista di altri ulteriori passi falsi. L’OMS si era opposta all’uso pubblico delle mascherine, anche dopo che i governi di tutto il mondo le avevano raccomandate, per legittimarle solo a Settembre 2020, in piena pandemia. O ancora, aveva inizialmente consigliato l’utilizzo dei guanti per poi specificare che questi non avrebbero prevenuto il contagio.
Ora però sorgono dubbi ben più gravi, in virtù del video. La prova inconfutabile della presenza, almeno nel 2017, di pipistrelli nel laboratorio P4, è in contrasto con quanto evidenziato nel primo sopralluogo compiuto dall’Organizzazione. A esserne colpito però non è solo l’OMS, a livello di immagine, ma, di riflesso, l’opinione pubblica. L’incapacità di fornire linee guida pronte e risposte affidabili può mettere in discussione la futura risposta alle pandemie e far sorgere nuove forme di complottismo internazionale.