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Vi racconto il mio impegno per una nuova classe dirigente. Parla Basile (Cdp)

“Il tema della formazione di una classe dirigente è e deve essere centrale quale presupposto culturale e tecnico per affrontare la sfida di un’economia sostenibile, ovvero che contemperi la crescita con il rispetto di diritti universalmente riconosciuti e con i temi della sostenibilità ambientale”. Intervista a Maurizio Basile, già al vertice di grandi aziende pubbliche, oggi senior advisor di Cdp e membro del board esecutivo della Scuola Politica “Vivere nella Comunità”

Maurizio Basile è un ex manager di aziende pubbliche e private, nominato recentemente dall’amministratore delegato di Cdp, Dario Scannapieco, come senior advisor. In passato direttore generale di Ferrovie dello Stato, Basile è stato anche al vertice dell’Anas, degli Aeroporti di Roma dal 2006 al 2008 e dell’Atac.

Da poco si è unito al board esecutivo della Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, il prestigioso progetto formativo, gratuito, voluto da Pellegrino Capaldo, Marcello Presicci e Paolo Boccardelli che ha l’obiettivo di offrire un’opportunità di crescita ai giovani under40 che aspirano a ricoprire ruoli apicali nel pubblico e nel privato. La Scuola Politica, la prima in Italia totalmente apartitica, è composta da un corpo docenti di altissimo livello (qui tutti i docenti) tra cui spiccano professori universitari, amministratori delegati, presidenti di società, dirigenti della Pubblica amministrazione, manager ed esperti professionisti. Si tratta di un percorso completamente gratuito per i partecipanti grazie al sostegno di aziende pubbliche e private come Intesa Sanpaolo, Ferrovie dello Stato, A2A, Generali, Poste Italiane, Iren, Citi, Fondazione Crt e Fondazione Compagnia di San Paolo.

Basile, lei è senior advisor di Cdp ed é stato da poco nominato nel board esecutivo della Scuola Politica “Vivere nella Comunità”. Cosa significa per lei essere coinvolto in questa iniziativa dedicata ai giovani e alla crescita del capitale umano?

Il mio nuovo impegno con la Scuola Politica “Vivere nella Comunità” lo vivo come il concreto riconoscimento di un percorso professionale e umano iniziato molti anni or sono nel mondo dell’impresa pubblica, dove ho avuto l’opportunità di maturare un profondo rispetto per le istituzioni al servizio dell’economia nazionale. Ed è proprio in tale contesto che ebbi l’opportunità di collaborare con il prof. Capaldo, divenuto poi nel tempo un mio costante riferimento professionale e umano. Sono davvero molto felice ed orgoglioso di questa nomina e sono pronto a offrire il mio contributo a favore dei nostri giovani.

La Scuola Politica “Vivere nella Comunità” (nel cui board figurano Sabino Cassese, Marta Cartabia, Gabriele Galateri, Stefano Lucchini, Francesco Profumo, Magda Bianco, Massimo Lapucci, Bernardo Giorgio Mattarella, Luigi Ferraris, solo per citarne alcuni) ha l’obiettivo di formare la futura classe dirigente. Quanto è importante per lei questo tema?

Il tema della formazione di una classe dirigente adeguata alle problematiche che l’economia globale presenta è ovviamente centrale per qualsiasi Paese. Nel nostro poi, forse, il venir meno di centri economico-culturali di rilevanza nazionale (penso all’Iri dove negli anni Settanta ho avuto l’opportunità di iniziare il mio percorso lavorativo) ha determinato una progressiva perdita di cultura economico-istituzionale, senz’altro propedeutica a consentire di ricoprire nel tempo ruoli tipici della della classe dirigente. Per questo è fondamentale e preziosa  l’iniziativa della Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, poiché va a colmare il vuoto di un consesso autorevole ed apartitico, al servizio delle istituzioni e dei cittadini.

Lei ha una lunga esperienza come dirigente e manager di primo piano in aziende pubbliche e private. Cosa occorre al nostro Paese, alla Pubblica amministrazione e al comparto dell’industria per sviluppare un’economia sostenibile e mettere al centro il dialogo fra pubblico e privato?

Il tema della formazione di una classe dirigente è e deve essere centrale quale presupposto culturale e tecnico per affrontare la sfida di un’economia sostenibile , ovvero che contemperi la crescita con il rispetto di diritti universalmente riconosciuti e con i temi della sostenibilità ambientale che, al di là degli slogan, rappresenta effettivamente una sfida da affrontare con competenza non ideologica. Quanto al rapporto fra pubblico e privato, il presupposto del successo è proprio l’esistenza di una classe dirigente capace di una dialettica costruttiva ed eticamente corretta. Compito della Scuola Politica “Vivere nella Comunità” è quello anche di costruire un ponte fra pubblico e privato, coltivando competenze interdisciplinari, difficilmente riscontrabili altrove.

Parliamo di Cdp. Cassa Depositi e Prestiti è al centro di tante partite finanziarie. Secondo lei è opportuno parlare di un nuovo ruolo simile a quello che fu dell’Iri? C’è bisogno di una nuova Iri secondo la sua esperienza?

Credo che la storia non si ripeta mai, quindi parlare di una nuova Iri mi sembrerebbe non corretto. Certo, l’esistenza e il consolidamento di un soggetto pubblico che istituzionalmente presìdi e contribuisca allo sviluppo economico del Paese – con particolare riguardo ai settori strategici e ai temi dell’occupazione – rappresenta senz’altro un asset non rinunciabile.

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