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Biden e Merkel trovano l’accordo sul Nord Stream 2 ma non tutti festeggiano

Dopo quasi nove anni di tensioni, Usa e Germania raggiungono un accordo sul gasdotto Nord Stream 2. Che ne sarà dell’Ucraina? Osservatori divisi tra venti di guerra e occasioni green

“Continuiamo a opporci al gasdotto Nord Stream 2” aveva detto il presidente statunitense Joe Biden alla cancelliera tedesca Angela Merkel ricevuta la scorsa settimana alla Casa Bianca, stando a quanto riferito dal portavoce del dipartimento di Stato americano Ned Price. Ma lo stesso funzionario aveva sottolineato che, quando il presidente è entrato in carica, il progetto era ormai già completato al 90% e l’amministrazione Biden non credeva alla possibilità di fermarlo attraverso le sanzioni.

Ma qualcosa deve essere accaduto in una settimana se, come ha rivelato il Wall Street Journal, Stati Uniti e Germania hanno raggiunto un accordo per consentire il completamento del gasdotto nel Mar Baltico, ritenuto da Berlino una imprescindibile garanzia di sicurezza energetica e da Mosca uno strumento di consolidamento della propria influenza sull’Europa e delle proprie entrate economiche. Si chiude così una controversia lunga quasi nove anni e tre amministrazioni statunitensi (quelle di Barack Obama, Donald Trump e ora Biden).

L’amministrazione statunitense metterà da parte l’opposizione al progetto e il governo tedesco accetterà di assistere l’Ucraina nei progetti e nella diplomazia relativi all’energia nell’ambito dell’accordo. Berlino e Washington cercheranno di garantire che l’Ucraina continui a ricevere circa 3 miliardi di dollari in tasse di transito annuali che la Russia paga in base al suo attuale accordo con Kiev, che dura fino al 2024. Tuttavia, le fonti del quotidiano non hanno spiegato come si potrà garantire che Mosca continui a sostenere tali pagamenti.

Gli Stati Uniti manterranno anche la prerogativa di imporre future sanzioni in caso di azioni ritenute “rappresentative della coercizione energetica russa”, stando a quanto trapelato. Ma i funzionari tedeschi rivendicano di aver respinto una richiesta degli Stati Uniti di includere una clausola definita kill switch nelle regole operative del gasdotto, che avrebbe consentito a Berlino di sospendere i flussi di gas qualora la Russia metta in atto “iniziative aggressive nei confronti dei suoi vicini o alleati occidentali”. Per i negoziatori tedeschi sarebbe stata un’interferenza statale in un progetto di proprietà privata che avrebbe potuto generare una pesante controversia legale.

La rivelazione del Wall Street Journal fa il paio con quella di Politico: l’amministrazione Biden ha chiesto al governo ucraino – con cui si è recentemente riaccesa la miccia delle tensioni sul Nord Stream 2 – di abbassare i toni. Durante una tesa sessione di colloqui tra funzionari, gli statunitensi avrebbero avvertito gli ucraini che criticare l’accordo tra Washington e Berlino per il completamento del Nord Stream 2 “potrebbe danneggiare le relazioni bilaterali tra Washington e Kiev”. Inoltre, secondo le fonti citate dal giornale americano, i funzionari statunitensi avrebbero addirittura intimato al governo ucraino di non provare a portare la questione all’attenzione del Congresso degli Stati Uniti. Questa la missione di Derek Chollet, consigliere del dipartimento di Stato, oggi a Kiev per rafforzare l’impegno degli Stati Uniti nelle relazioni tra i due Paesi, comprese le preoccupazioni condivise sul gasdotto Nord Stream 2 e sulla sicurezza energetica, come recita una nota della diplomazia americana.

Molto critico verso la giravolta dell’amministrazione Biden è Anders Åslund, senior fellow dello Stockholm Free World Forum, che ha affidato a Twitter le sue considerazioni. “La vittima è l’Unione europea”, scrive: “soltanto Germania, Austria, Paesi Bassi e Belgio sono favorevoli a Nord Stream 2. Gli altri sono neutrali o contrari. I Paesi baltici, la Polonia e la Romania guidano la resistenza. Ma Washington preferisce [Gerhard] Schröder e [Matthias] Warnig, gli agenti pagati da [Vladimir] Putin. Perché?”, si chiede riferendosi all’ex cancelliere tedesco e all’ex agente della Stasi, oggi rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e amministrazione delegato del consorzio Nord Stream, il cui azionista di maggioranza (51%) è Gazprom.

Åslund nota poi una coincidenza temporale: la decisione dell’amministrazione Biden arriva “subito dopo che Putin il 12 luglio ha pubblicato il suo articolo programmatico ‘Sull’unità storica di russi e ucraini’, che si può leggere come una dichiarazione di guerra all’Ucraina”, scrive facendo il paragone con Adolf Hitler sull’Austria nel 1938 e sulla Polonia nel 1939. Ricordando “l’abitudine” del presidente russo a “iniziare le guerre ad agosto” (Ossezia del Sud nel 2008) “e in occasione dei Giochi olimpici” (oltre alla sopracitata Ossezia del Sud nel 2008, annessione della Crimea nel 2014)”, dice “sveglia” a Washington. Anche perché, aggiunge, il 19 settembre ci sono le elezioni per la Duma.

E se, invece, il Nord Stream 2 fosse un’opportunità per l’Ucraina? È la posizione sostenuta alcune settimane da due esperti del Council on Foreign Relations, Thomas Graham e Joseph Haberman, in un articolo su The Hill. Ecco la loro tesi: poiché l’Ucraina può sfruttare il suo potenziale per diventare un grande produttore di energie rinnovabili e parte integrante di un futuro europeo più pulito e sostenibile sulla scia del Green Deal, all’approccio a breve termine anti Nord Stream 2 è preferibile uno a medio-lungo termine che dia a Kiev l’occasione di sganciarsi dall’industria del gas anche grazie al sostegno di Stati Uniti e Germania su tutti. Il che lascerebbe la Russia nel dilemma sul futuro della sua principale leva geopolitica, cioè i settori del petrolio e del gas, mentre in Occidente e Oriente galoppa la transizione ecologica.


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