Il problema non sono i brevetti. La capacità produttiva dei vaccini innovativi, rispetto alle dosi necessarie per immunizzare la maggioranza della popolazione mondiale, è difficile da incrementare velocemente. E poi resta il problema dei costi della ricerca, che vanno sostenuti dalle istituzioni pubbliche. L’Unicam ha presentato al ministero della Salute nuove opzioni, a basso costo, per arginare le varianti
Lo stop ai brevetti ? Non è la questione unica e principale per favorire l’immunizzazione globale. Se i brevetti assicurano uno standard di qualità molto alto, a questi si aggiungono costi difficilmente raggiungibili se non da un’élite produttiva ristretta. Per uscire da questo impasse, una soluzione potrebbe essere puntare su vaccini innovativi a basso costo di elaborazione. L’esempio arriva dall’Università di Camerino, dove stanno lavorando per ottenere vaccini a DNA a basso costo contro la variante indiana e inglese. Ne parliamo con Augusto Amici, ricercatore Unicam della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria
A seguito dell’approvazione dell’emendamento sulla licenza obbligatoria, i brevetti vaccinali potrebbero essere sospesi in via di emergenza. Nonostante vi sia un’intenzione benevola, questa decisione potrebbe far crollare la qualità e togliere ulteriori risorse di finanziamento alla ricerca, considerando che negli ultimi dieci anni i costi di produzioni dei farmaci e dei vaccini sono raddoppiati. Lei cosa ne pensa?
I farmaci e i vaccini innovativi hanno costi di sviluppo molto alti e come nel caso dei vaccini anticovid a mRNA si necessita di competenze molto elevate e capacità produttive non usuali. Infatti, per la produzione del vaccino Pfizer si usano due stabilimenti per produrre prima il DNA che servirà come stampo per la produzione del mRNA, questo DNA viene spedito al secondo stabilimento dove si produce mRNA e questo mRNA torna al primo stabilimento per essere incapsulato nelle nanoparticelle che sono il vettore di trasporto per permettere da parte delle cellule del paziente di captare l’mRNA che servirà per produrre la proteina spike contro quale si svilupperà la risposta immunitaria.
Ho fatto questo preambolo per far cercare di capire cosa significa produrre un vaccino innovativo e sviluppato con nuove tecnologie. Il costo della produzione di questi vaccini dovrebbe essere sostenuto dai paesi più sviluppati per permettere di riuscire a debellare la pandemia. D’altronde abbiamo visto con quale velocità si propagano le varianti dai paesi in via di sviluppo verso i paesi maggiormente industrializzati e ricchi. Sarebbe necessario una forte cooperazione internazionale sia dal punto di vista economico che dal punto di vista produttivo riorganizzando stabilimenti in grado di realizzare su larga scala vaccini sicuri ed efficaci.
Lo studio realizzato dalla ong americana Public Citizen riporta come, con la sospensione dei brevetti e un investimento di 23 miliardi di dollari, si potrebbero produrre otto miliardi di vaccini a costo agevolato, accelerando così il processo di immunizzazione nei paesi meno sviluppati. Questa ricerca rappresenta una tesi fondata o solo una faccia della medaglia?
Oggi un vaccino a mRNA ha un costo di 16-18 dollari a dose, lo studio realizzato dalla Ong americana sostiene che un vaccino potrebbe costare poco più di 2,50 euro, permettendo di vaccinare quattro miliardi di individui nel mondo. Questo costo molto elevato dovrebbe essere interamente sostenuto dai paesi ricchi in favore dei paesi in via di sviluppo. Naturalmente la spesa economica elevata potrà essere ammortizzata dal recupero della produzione economica in forte decremento durante le fasi cruciali della pandemia.
Esperti del settore hanno spiegato che il collo di bottiglia non sono i brevetti ma la capacità produttiva. Se venissero sospesi i diritti di proprietà intellettuale, rischiamo di compromettere l’investimento nell’aggiornamento dei vaccini, soprattutto visto che le varianti ci costringeranno a un tuning continuo?
Infatti il problema non sono i brevetti ma la capacità produttiva di questi vaccini innovativi, per produrre dosi necessarie a immunizzare la maggioranza della popolazione mondiale, ma non dobbiamo scordarci che sono disponibili e in fase di studio vaccini a DNA che avrebbero un costo molto minore rispetto ai vaccini a mRNA, e ci sono già disponibili vaccini come l’AstraZeneca e il Johnson&Johnson che inducono una risposta immunitaria sempre contro la proteina spike che hanno un costo molto più basso rispetto ai vaccini a mRNA. Sarà necessario correre dietro alle varianti per produrre vaccini in grado di dare una protezione maggiore e questo potrebbe essere facilitato appunto dalla realizzazione di vaccini a DNA che possono essere modificati velocemente. Anche nel nostro laboratorio abbiamo realizzato vaccini a DNA sia contro la variante inglese sia contro quella indiana in pochissimo tempo e stiamo aspettando dal Ministero l’autorizzazione per la sperimentazione animale dei nostri vaccini.
Anche nell’ipotesi (per ora solo ipotetica) di brevetti sospesi, rimane però il problema del trasferimento tecnologico, che deve essere sostenuto dalle aziende che detengono non solo la proprietà intellettuale ma anni di esperienza e know-how, oltre alla strumentazione necessaria. Soprattutto per i vaccini a mRna, che richiedono competenze sofisticate, si potrebbe davvero arrivare a una produzione di massa?
Non esistono solo i vaccini a mRNA con cui realizzare una produzione di massa ma è possibile organizzarla utilizzando altri tipi di vaccini sia quelli adenovirali (AZ, J&J) sia quelli a DNA che faciliterebbero di molto la produzione e la conservazione dei vaccini.
A livello tecnico, con la sospensione dei brevetti, quali sono le conseguenze nel campo della bioingegneria medica, specificatamente nel processo di produzione dei vaccini? Scatterebbe il disincentivo a innovare per istituti, università e aziende?
Istituti di ricerca e Università dovrebbero essere finanziati da fondi pubblici che permetterebbero la libertà di ricerca degli addetti ai lavori e permetterebbe un equo guadagno da parte delle istituzioni pubbliche, che invece hanno delegato al privato il finanziamento della ricerca limitando così la libertà degli scienziati. Una considerazione personale è data dal fatto che l’Unione europea, sempre molto attenta allo sviluppo della ricerca, abbia lasciato ad alcune multinazionali il compito di sviluppare questi vaccini utilizzando soldi pubblici. Se ben ci ricordiamo all’inizio della pandemia la Commissione ha utilizzato ingenti somme di denaro per finanziare lo sviluppo ed avere una priorità poi sui possibili vaccini in produzione. Credo che in Europa come negli Usa ci siano gruppi di ricerca in grado di sviluppare vaccini innovativi ad un basso costo.