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Cina vs Tencent, una lotta politica (ed economica) tra musica e videogame

Nel 2020 l’amministrazione statale per la regolamentazione del mercato (Samr) multò la società Alibaba Group Holding per 2 miliardi di dollari per eccesso di potere sul mercato e per aver tenuto un comportamento anticoncorrenziale. Ora tocca a Tencent Holdings, una delle aziende cinesi più grandi nel mondo dell’intrattenimento

È dal 2018 che Pechino cerca di mettere uno stop al potere economico e sociale dei giganti del web, una campagna politica volta a bloccare qualsiasi abuso di posizione sul mercato ma anche per frenare la crescita esponenziale delle holding private. Nel 2020, l’amministrazione statale per la regolamentazione del mercato (Samr) multò la società Alibaba Group Holding per 2 miliardi di dollari per eccesso di potere sul mercato e per aver tenuto un comportamento anticoncorrenziale. Ora tocca a Tencent Holdings.

Tencent Holdings è una delle aziende più grandi della Cina nel mondo dell’intrattenimento, e non solo televisivo. Fornisce servizi di e-commerce, video giochi, musica, app, mass media, cinema, intelligenza artificiale, software antivirus e molto altro. Fondata nel 1998 da 5 persone, è velocemente diventata una delle società per azioni più grandi del Paese asiatico e la prima a superare il valore di mercato di 500 miliardi di dollari.

Secondo il sito ufficiale, Tencent vuole usare la tecnologia per fare del bene dando valore alle aziende controllate grazie a trasparenza, innovazione e cultura. In realtà è spesso criticata proprio per la sua scarsa innovazione e poca trasparenza. È infatti finita sotto i riflettori per aver plagiato alcuni prodotti, codici e sistemi, e per la controversia negli Stati Uniti con una delle sue app di maggior successo, WeChat.

Circa 674 milioni di persone in Cina utilizzano una delle 600 app di Tencent, QQ (un’app di messaggistica istantanea che ricorda il nostro WhatsApp), e circa 700 milioni di persone ascoltano Tencent Music (simile a Spotify). Numeri che non sono passati inosservati negli uffici della Samr che, dopo aver tirato il segno con Alibaba, ha deciso di prendere di mira il colosso del entertainment asiatico.

Come scrive Reuters, la Samr ha fatto in modo che la Tencent rinunciasse ai diritti esclusivi sulle etichette musicali (come Universal, Sony etc.) avendo il quasi-monopolio sul mercato, un fattore non da poco in una Paese come la Cina. Potrà tenere alcuni artisti indipendenti in proprio, ma dovrà trovare nuovi modi alternativi per aumentare gli abbonati non essendo più l’unica piattaforma di streaming musicale con artisti internazionali.

Oltre alla Tencent Music, la Samr ha preso di mira la possibile fusione con Huya e DouYu (entrambe società di tecnologia e video games), dato che porterebbe Tencent ad avere circa l’80% di un mercato che vale più di 3 miliardi di dollari – e in continua crescita. Il 5 luglio era stato annunciato il possibile blocco da parte della Samr – avvenuto poi nel fine settimana. Appena pochi giorni dopo, il 12 luglio, DouYu ha postato un comunicato stampa annunciando di aver “proibito” qualsiasi fusione con Huya. “DouYu rispetta e rispetterà pienamente la decisione Samr, e rispetterà tutti i requisiti normativi, condurrà le sue attività in conformità con le leggi e i regolamenti applicabili e adempirà alle sue responsabilità sociali,” si legge nella dichiarazione.

Le decisioni della Samr nei confronti di Alibaba e Tencent sono prova degli sforzi portati avanti da Pechino per bloccare l’inarrestabile crescita economica, ma specialmente di potere, da parte delle multinazionali. Una strategia che non nasce con l’innovazione e la tecnologia degli ultimi decenni, ma da un’idea culturale tipica del dragone asiatico che mira a concentrare il potere solamente nel governo centrale.

È con questa prospettiva che la Cina porta avanti le sue decisioni di politica estera ed è con questa mentalità che continuerà a limitare la crescita economica dei tycoon locali.


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