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Conte e Grillo, dopo la spigola le spine? La bussola di Ocone

Non sarà facile dimenticare, nonostante gli sguardi apparentemente sereni, i visi quasi distesi e le photo opportunity di ieri attorno ai piatti di pesce della trattoria di Marina di Bibbona. La bussola di Corrado Ocone

La spigola è un pesce relativamente pregiato. Si distingue per le sue scarse qualità caloriche e per essere pieno di fosforo e potassio. Possiamo perciò dire, con i dietologi, che aiuta la memoria. Non è quindi propriamente quello che ci sarebbe voluto in questo momento per sancire un patto nel Movimento Cinque Stelle fra il Garante (fondatore-proprietario) e il capo politico da lui prescelto (con ampi poteri).

Dimenticare, questa dovrebbe essere in verità la parola d’ordine. Dimenticare gli screzi e le parole volate, nelle ultime settimane, dall’una e dall’altra parte. E tutte riconducibili, in fondo, a una guerra di spazi di potere e libertà da conquistare (Conte) o da alienare (Grillo). Non sarà facile dimenticare, nonostante gli sguardi apparentemente sereni, i visi quasi distesi e le photo opportunity di ieri attorno ai piatti di pesce della trattoria di Marina Bibbona.

Lotta di potere, si diceva, in un partito che sembra aver perso ideali e parole d’ordine, mostrando di poterle disattendere in cambio di poco, e che ora si aggrappa alle poche conquiste simboliche che la “ruspa” tranquilla ma implacabile di Draghi non ha ancora smantellato. In sostanza due: la giustizia riformata secondo il codice “forcaiolo” di Bonafede e il reddito di cittadinanza dato a quanto sembra con generosa facilità. Sulla prima, già a sua volta riformata, il Parlamento dovrà pronunciarsi entro fine mese, e soprattutto il governo dovrà schivare i vari emendamenti “restaurativi” che già si profilano all’orizzonte; sulla seconda, la machina sfasciaequilibri di Renzi si è già messa in moto e si parla di una raccolta di firme per un referendum abrogativo che vedrebbe la sicura adesione della destra di governo e non.

Ora, come si può facilmente intuire, l’accelerazione impressa da Draghi all’approvazione di una legge, quella sulla giustizia a firma Cartabia, che è legata a doppio filo all’erogazione dei fondi europei per la ripresa, comporterà una chiarificazione su un punto essenziale: i Cinque Stelle contiani o contizzati  rappresenteranno una spina nel fianco, e finanche un motivo di crisi, per il governo a guida Draghi; oppure, forse solo fra qualche sussulto in più, la navigazione di quest’ultimo procederà verso gli obiettivi e meta prefissati come vuole l’ala governativa del partito e lo stesso Fondatore?

È qui, in questo preciso punto, che la lotta di potere fra i due diarchi potrebbe assumere qualche coloritura ideale e politica non indifferente. E delinearsi come una lotta fra un Movimento ormai istituzionalizzatosi, che si lega al Pd e vuole governare e amministrare con duttilità che quasi si sovrappone al più spinto opportunismo politico, e dei Cinque stelle legati al contrario ai (fin troppo mitizzati) “valori delle origini” a cominciare da quello dell’onestà tradotto in giustizialismo e appoggio incondizionato ai magistrati inquirenti secondo il paradigma Travaglio. Due unilateralismi da cui potrebbe nascere una scissione, oppure una unità fittizia destinata a infrangersi alla prima seria occasione, oppure l’unione in un terzo che non è ancora dato vedere.

È indubbio che, in quest’ultima circostanza, le figure che emergerebbero, pur tanto diverse fra loro, sarebbero quelle dei due attuali “pontieri”, Di Maio e Fico. Gli stessi a cui è, in qualche misura, affidato il compito, di buon senso prima che politico, di non far deflagrare la barca nel “semestre bianco” che sta per aprirsi e di evitare soprattutto, in quel lasso di tempo, sussulti tali da compromettere l’auspicata rinascita del Paese.

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