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Così la cosmetica traina la ripresa economica (e personale) degli italiani

Di Renato Ancorotti

L’industria si colloca tra le eccellenze tricolori grazie ad alcune peculiarità: il valore economico dimostrato dai numeri che, dal fatturato all’occupazione, hanno dato prova di capacità di reazione anche durante la pandemia; il valore scientifico attestato dai costanti investimenti in ricerca e innovazione; il valore sociale

Al passo coi tempi. Una esortazione che si trasforma in obiettivo. Oggi più che mai nel momento in cui riconquistiamo, giorno dopo giorno, maggiore visione nel contesto di scenari internazionali che, a più livelli, parlano di ripresa. Le campagne vaccinali e il conseguente allentamento della morsa dell’emergenza hanno permesso ai player mondiali di tornare a pianificare e investire su progetti di medio e lungo periodo, anche al di fuori dei confini nazionali. Una prospettiva orientata a un futuro fatto di progresso e crescita prende ora il posto dello sguardo incerto che ha caratterizzato i mesi dell’emergenza.

È in questo contesto che si inserisce il ruolo delle grandi, medie e piccole imprese nel nostro Paese. Motore di avanzamento, interlocutore di governi e istituzioni, ingranaggio essenziale del sistema economico, l’industria italiana, con le sue filiere strategiche, guida una ripartenza che mira, al più presto, a stabilire una rinascita attorno a quella che in molti già chiamano “nuova normalità”. Espressione con la quale si vuole indicare un equilibrio inedito nelle abitudini sociali, relazionali e lavorative. Normalità può divenire sinonimo di stabilizzazione.

Lo sa bene il settore cosmetico nazionale, che evolve “pelle a pelle” con il consumatore, anzi con i consumatori di tutto il mondo. Per un comparto che destina all’export più del 40% della sua produzione, la valorizzazione oltreconfine delle competenze e delle abilità nazionali è un aspetto imprescindibile dello sviluppo del business e della crescita stessa del Paese. Che il Made in Italy rappresenti una carta vincente sui mercati esteri è indiscusso, così come è altrettanto vero che per promuovere questo marchio occorrono progetti, iniziative e finanziamenti specifici. Le Pmi, che rappresentano per larga parte il tessuto imprenditoriale italiano, sono i maggiori beneficiari delle attività di esportazione, ma anche quelle che con più difficoltà guardano ai mercati esteri.

L’Italia, in ambito cosmetico, è nota per essere un esportatore di manifattura specializzata e di tecnologia. L’innovazione e la trasformazione digitale delle imprese sono considerati fattori strategici per la ripartenza e l’industria cosmetica dovrà agire da protagonista per cogliere le opportunità offerte in questo ambito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. È così che potrà investire in quei beni strumentali, materiali e immateriali necessari a un’effettiva trasformazione digitale 4.0 dei processi produttivi e di business, nonché in attività di ricerca e sviluppo connesse a questi investimenti.

Parallelamente i temi della sostenibilità e della transizione ecologica mantengono un ruolo-chiave e imprescindibile nelle strategie future. Per questo sarà importante favorire investimenti ecologici in linea con le necessità di un settore che, con il sistema economico della sua filiera, raggiunge i 33 miliardi di euro e occupa oltre 400mila addetti. Il progresso verso un modello di economia circolare riguarderà prodotti, ingredienti e componenti, ma non trascurerà le informazioni ai consumatori, così da favorire un utilizzo e uno smaltimento più consapevole dei cosmetici.

L’industria cosmetica si colloca a pieno titolo tra le eccellenze tricolori grazie ad alcune peculiarità: il valore economico dimostrato dai numeri che, dal fatturato all’occupazione, hanno dato prova di capacità di reazione anche durante la pandemia; il valore scientifico attestato dai costanti investimenti in ricerca e innovazione: il 6% del fatturato contro una media del 3% di altri comparti manifatturieri; il valore sociale del cosmetico, prodotto indispensabile che accompagna quotidianamente ognuno di noi con gesti che sono sinonimo di igiene, benessere e cura di sé. È anche attraverso queste leve che il settore esprime la sua vocazione a una responsabilità sociale che fa bene all’intera comunità.

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