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Economia, comunità e ricerca scientifica. Oltre la pandemia

L’economia nel suo significato più profondo può esistere solo se ha come missione la comunità, ovviamente al quadrato, perché la pandemia ci ha insegnato che la salute non ha confini territoriali. Il primo incontro E=MC2 organizzato da Boehringer Ingelheim e Formiche. Video, relatori e dibattito su ricerca scientifica e tutela dei brevetti

Un forum di discussione per far sì che gli attori principali della sanità nazionale ed internazionale possano mettere insieme spunti, proposte e obiettivi per il futuro oltre la pandemia, con particolare riguardo ai temi della ricerca scientifica e della tutela brevettuale. Questo è stato il primo appuntamento di E=mc2, progetto ideato e realizzato da Boehringer Ingelheim e Formiche con il patrocinio della Rappresentanza permanente della Commissione Europea in Italia, la Camera di Commercio Italo-Germanica, Farmindustria e B20 Italy.

A introdurre il dibattito moderato dal direttore della rivista Formiche Flavia Giacobbe è stata Morena Sangiovanni, Country Managing Director Italia di Boehringer Ingelheim, che ha sottolineato già dalle prime battute come il titolo dell’evento E=MC2 sia il simbolo di un’economia che può realizzarsi solo se la sua missione è quella di far crescere la comunità. “Questo perché l’economia nel suo significato più profondo può esistere solo se ha come missione la comunità, ovviamente al quadrato, perché la pandemia ci ha ricordato che la salute non ha confini territoriali”.

La tutela della proprietà intellettuale è secondo Sangiovanni un tema cardine e l’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia, Viktor Elbling, concorda: “L’Italia è al primo posto nella produzione farmaceutica in Europa grazie alla tutela brevettuale. Non ci sottraiamo al dibattito sulla questione, ma servirà tempo e dovremo parallelamente anche lavorare per il miglioramento delle filiere di produzione, soprattutto nei paesi più poveri. I vaccini vanno poi resi accessibili a più paesi possibile: se guardiamo ad Africa, America Latina e Asia ci rendiamo conto che il mondo globalizzato ci apre al problema dei contagi anche in futuro e per questo serve uno sforzo molto importante per raggiungere con i vaccini questi luoghi”.

Il terzo relatore a prendere la parola è stato Gianni Letta, che partendo dalle parole di Biden sulla ricostruzione post pandemica dell’economia ha parlato di come eventi simili abbiano sempre imposto dei cambiamenti nel corso della storia; con il Covid-19 in Europa è cambiato il modo di pensare, con i principi della collaborazione e della solidarietà che stanno soppiantando quelli del rigore. “Questo mutamento va consolidato ma anche meritato” ha continuato Letta, “il Pnrr è frutto di questa nuova concezione dell’Ue e se spenderemo bene le risorse accordate onorando i nostri impegni questo principio potrà andare avanti e caratterizzare l’Europa del domani”. La pandemia ha evidenziato poi come l’Ue debba elaborare una politica sanitaria comune, potenziando questo meccanismo di solidarietà a cominciare dalla proprietà intellettuale.

Al termine dei saluti iniziali sul palco sono saliti Antonio Parenti, capo della Rappresentanza permanente della Commissione Europea in Italia, Giancarlo Del Corno, avvocato dello studio legale Sena & Partners e Francesco De Santis, componente del Comitato di Presidenza di Farmindustria e Vp Confindustria per la ricerca, per entrare più nel merito tecnico della tutela brevettuale. “Il nostro sistema politico richiede ai centri di ricerca di fare un passo in avanti per dare alla popolazione mondiale risposte importanti nei prossimi 20 anni” ha detto Parenti, “e questo non si può fare abolendo la proprietà intellettuale. Servono piuttosto nuove forme di partenariato e il contratto tra AstraZeneca e Oxford, ad esempio, è una formula innovativa nel rispondere ad una emergenza sociale”. Dal punto di vista legale, Del Corno ha parlato del diritto di esclusiva che comporta la titolarità di un brevetto, che in caso di necessità può essere comunque “aggirato” con strumenti che l’ordinamento mette già a disposizione, come l’espropriazione per pubblica utilità.

Al contrario, aumentare la durata di un brevetto può portare a prodotti più efficaci e sicuri perché darebbe più respiro alla fase sperimentale del farmaco. De Santis ha poi ricordato che l’Italia ha costruito un network di imprese farmaceutiche produttive e di ricerca che costituisce una base molto solida, con un modello basato sul brevetto e invidiato in Europa. Nel caso dei vaccini, secondo De Santis, è subentrato un tema emotivo: il problema era produttivo, non c’erano le strutture industriali pronte. Oggi le nostre imprese competono con il resto d’Europa e questo meccanismo andrebbe rafforzato, non indebolito.

A prendere la parola è stato poi Fabrizio Landi, presidente della Fondazione Toscana Life Sciences, che ha voluto sottolineare come il processo produttivo e il know-how che lo sostiene sono la vera chiave dell’industria farmaceutica, e il brevetto va legato proprio a questi temi: ricerca e realizzazione devono andare a braccetto, con la capacità di produzione che deve in qualche modo venire prima rispetto al brevetto sull’idea.

Ancora più drastico l’ex ministro dell’Economia e attuale consulente economico del Mise Giovanni Tria: “Il problema dei brevetti non esiste, bisogna portare la produzione in Europa e in Italia. Nel campo della ricerca c’è anche un eccesso di brevetti, perché appena possibile si brevettano pezzi di ricerca, rallentando però così il progresso scientifico”. Secondo Tria, gli Stati “possono aiutare a facilitare e accelerare il trasferimento tecnologico, che è quello che sta cercando di fare anche l’Italia”. All’atto pratico, dice Tria, “proporremo un emendamento al Decreto Sostegni Bis, perché è stato scritto per i farmaci ‘innovativi’, definiti dall’Aifa in modo molto complicato e possono essere controllati ex post. Il finanziamento alla ricerca è un finanziamento che può anche portare ad avere alla fine nessun farmaco, quindi verrà cambiato questo aggettivo”.

Anna Lisa Mandorino, segretario generale di Cittadinanzattiva, ha portato al tavolo della discussione il percepito degli italiani in tema di ricerca scientifica, distinguendo tra una visione pre-pandemia con più attenzione alla fuga all’estero dei ricercatori e una post-pandemia in cui, nonostante l’imperfezione della comunicazione scientifica nell’ultimo anno e mezzo, c’è molta più fiducia nei confronti della ricerca.

A trarre le conclusioni del dibattito è stato il sottosegretario di Stato alla Salute Andrea Costa, che ha condiviso gli interventi degli altri relatori in tema di programmazione di ricerca e produzione scientifica e ha sottolineato in particolare il concetto di solidarietà europea introdotto da Letta: “Guai ad affrontare il dibattito pubblico-privato con assetto ideologico, bisogna superare queste concezioni perché i risultati importanti nella vaccinazione nel nostro paese si sono raggiunti quando il privato si è messo a disposizione del pubblico”.

Sul tema dei brevetti, prosegue Costa, le posizioni oltranziste sono dovute a questo approccio e “se qualcuno pensa che la messa in sicurezza del mondo si ottiene liberalizzando i brevetti mente sapendo di mentire, perché il problema vero è che la produzione deve garantire sempre qualità ed efficacia”



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