Una ricerca di Iqvia, promossa da Farmindustria, ha monitorato lo stato di salute del sistema sanitario durante la pandemia. Ne esce un quadro in chiaroscuro, commentato ieri all’evento di Formiche dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa e dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi
La cura delle patologie non connesse al Covid-19 ha avuto un forte rallentamento durante la pandemia. Un quadro sullo stato di salute dei cittadini è emerso durante il live talk, organizzato da Formiche per presentare la ricerca dell’osservatorio Iqvia, promossa da Farmindustria e dedicata all’impatto della pandemia sull’accesso alle cure ordinarie. Sono intervenuti Andrea Costa, sottosegretario di Stato alla salute, Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria, Isabella Cecchini, head of primary market research di IQVIA, Francesco De Lorenzo, presidente di F.a.v.o, Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, Teresa Petrangolini, direttore patient advocacy lab di Altems – Università Cattolica del Sacro Cuore, e Annalisa Scopinaro, presidente di Uniamo, coordinati da Flavia Giacobbe, direttrice di Formiche e Airpress,
LA SINERGIA E I FONDI
“Le grandi sfide si affrontano insieme dove ognuno può essere protagonista e può portare il proprio contributo”, ha esordito il sottosegretario di Stato alla salute Andrea Costa. Questo dopo aver ascoltato gli speaker presenti, che hanno fornito “forti stimoli” di riflessione. Sui fondi, ha spiegato Costa, rimane una difficoltà di implementazione intrinseca alla pandemia, gli investimenti applicati negli ospedali devono essere sospesi ogni volta che vi è una crescita dei contagi e, quindi, una nuova saturazione dei sistemi sanitari. Di fronte a queste difficoltà, il sottosegretario ha ricordato l’importanza della partnership tra pubblico e privato, sottolineando come la presenza di qualsiasi competizione tra questi sia un aspetto totalmente anacronistico.
Secondo Costa, il Pnrr rappresenta un percorso tracciato, in via di declinazione nelle misure e nelle azioni concrete da implementare sul territorio. Alcune strade sono già definite e attuate, come la digitalizzazione, la telemedicina e la medicina del territorio. “Si tratterebbe solamente di riuscire a mettere in comunicazione queste diverse realtà” – ha affermato il sottosegretario – “e far sì che i dati possano interagire tra loro. Questi, insieme alla velocizzazione dell’iter di autorizzazione del farmaco, sono temi che la politica deve avere il coraggio di affrontare con consapevolezza”. Inoltre, a suo avviso, per vincere questa battaglia bisognerebbe superare le contrapposizioni ideologiche per giungere all’ottenimento dei fondi europei del Recovery plan, un’ulteriore possibilità per il territorio e la salute, sarebbe necessario quindi predisporre un habitat per il quale l’allocazione dei fondi risulti efficace e mirata.
IL PUNTO DI VISTA DELL’INDUSTRIA
Nel 2020 vi è stato un aumento del 40% nella rinuncia alle cure, ha affermato Scaccabarozzi, non per le sole restrizioni dovute alla pandemia, ma anche a causa della volontà del paziente. Secondo il presidente di Farmindustria, diventa fondamentale, in questo contesto, aiutare l’individuo a superare il timore di tornare alla cura e in ospedale. Sarà importante usare quindi efficaci metodi comunicativi e utilizzare al meglio i fondi resi disponibili con il Pnrr. In combinazione a questa possibilità, urgerebbe corroborare la rete della medicina digitale e dell’assistenza territoriale. “Sono sfide possibili” – ha affermato il presidente – “durante la pandemia, in pochi mesi, sono state colmate le distanze create dal virus e dalle chiusure”. Per ripartire e sfruttare le opportunità create dai fondi, bisognerebbe continuare lo sviluppo della collaborazione pubblico-privato. Come industria, la necessità dell’implementazione della sanità digitale attraverso il connected care, la telemedicina e il monitoraggio degli studi da remoto, ha spiegato Scaccabarozzi.
Come sottolineato dal presidente anche nell’Assemblea pubblica di Farmindustria, urge anche concentrarsi nello sviluppo di una filiera corta, fondamentale per sostenere la competizione europea. In combinazione con un profondo inshoring e una localizzazione che rinvigorisca il territorio. L’Italia, seppur partendo da ottimi standard deve lavorare sul rapporto creatosi tra ricerca farmaceutica e sistema regolatorio. Un filo diretto che ha ammortizzato egregiamente la pandemia: nel 2021 sono stati approvati 55 farmaci da Ema, rispetto ai 33 dell’anno precedente. La sfida sanitaria e farmaceutica rimarrà sul medio e lungo termine e in questo senso, ha ribadito Scaccabarozzi, le istituzioni e le industrie si dovrebbero porre al fianco del paziente perché non si sentano abbandonati, specialmente quelli affetti da patologie croniche e oncologiche. Anche le imprese sono pronte a fare la loro parte.
LA SALUTE MESSA ALLA PROVA DALLA PANDEMIA
Nel 2020 si è perso circa l’11% di diagnosi rispetto al 2019. A inizio 2021 il trend purtroppo continua, ha affermato Cecchini. Perdendole, si creano diagnosi avanzate, gravi, che rischiano di incidere sulla mortalità. Ad ogni modo, a seconda delle aree terapeutiche, si possono vedere anche delle positività. Vi è stato un sostanziale recupero nelle nuove diagnosi di tumore al seno, ha spiegato il direttore patient advocacy lab di Altems. In questo caso, rispetto ad un grande ritardo vissuto nei primi sei mesi dell’anno, è stato possibile recuperare le diagnosi. Nel campo delle malattie rare, specificatamente della leucemia mieloide acuta, l’anno corrente ha visto un grande recupero delle diagnosi e dei trapianti, con statistiche che superano quelle del 2019. Questo dato però non rispecchia tutte le malattie rare, ancora in perdita rispetto agli standard del 2019. In ripresa anche i trattamenti e, conseguentemente, i consumi ospedalieri dei farmaci, che dalla perdita registrata a maggio 2020 (-12%), ora, un anno dopo, segnala un incoraggiante +4%.
L’allentamento della frequenza dei trattamenti si coniuga con il ritardo di accesso ai nuovi farmaci, rispetto al resto d’Europa. Nel 2020, l’Italia ha avuto un accesso minore ai nuovi medicinali registrati, circa il -20%, rispetto alla media europea. Questo comporta conseguentemente una possibilità di consumo minore, che non soddisfa il fabbisogno del paziente. In tal senso, il dato più preoccupante riguarda il consumo di farmaci oncologici, che presenta una mancanza del 70%.
Sembrano rimanere a breve termine gli effetti della pandemia, ma con forte impatto. Si stima che ci vorranno circa 7 mesi per recuperare le diagnosi arretrate e le conseguenti code che si sono create. La capacità dei medici è riuscita comunque ad ammortizzare gli effetti pandemici. Il 92% di loro è riuscito a mantenere il contatto con il proprio paziente, fornendo assistenza, durante le chiusure. Secondo Cecchini, rimane fondamentale, a questo punto, ottimizzare i flussi di accesso dei pazienti in ospedale, la gestione delle liste d’attesa e rafforzare il territorio per una gestione integrata, anche a distanza.
IL VALORE DELLE ASSOCIAZIONI E L’IMPORTANZA DEI PAZIENTI FRAGILI
Come sottolineato dalla ricerca Iqvia e dal presidente di Farmindustria, si deve porre un grande focus nelle patologie rare e oncologiche. Il 20% dei decessi per Covid-19 hanno riguardato proprio i malati affetti da tumore, ha spiegato il presidente di F.a.v.o. Per risollevare questa tragicità bisogna organizzare un piano nazionale oncologico, a seguito di quello europeo. A seguito dei dati presentati, la segretaria generale di Cittadinanzattiva si è detta positivamente stupita dalla capacità dei medici di rimanere al fianco del paziente in questo periodo così complicato. Questa capacità deve essere corroborata dalla telemedicina, potendo quindi disporre di strumenti adeguati. Ad ogni modo, questi 18 mesi hanno creato nuovi virtuosismi collaborativi. Il 40% delle attività delle associazioni ha riguardato i rapporti istituzionali, ha affermato Petrangolini. Le organizzazioni si sono dimostrate un interlocutore valido, diventando un punto di forza per le attività delle autorità e delle istituzioni.