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Farmaco e industria. Ecco le linee guida di Farmindustria

Un parterre di eccezione quello dell’Assemblea Pubblica Farmindustria 2021, in cui si sono ritrovati i maggiori esponenti delle istituzioni e degli stakeholder. Si sono dettate le linee guida per l’industria del farmaco, il benessere del paese e dei suoi cittadini. Se l’Italia parte da un’ottima base di competitività e standard farmaceutico, ora bisogna migliorare per rimanere al passo con la competizione internazionale, a partire dalle riforme

Ripartire dalla pandemia, anche nel vitale mondo del farmaco. Questo è il leitmotiv con il quale si apre l’Assemblea Farmindustria 2021, L’Industria farmaceutica – partner strategico del Paese. La ripresa è sensibile, lo testimonia quando detto dal ministro dell’Economia Daniele Franco, segnalando una significativa revisione del Pil italiano, ora a quota +5%. L’industria farmaceutica italiana ha generato un valore di produzione di oltre 34 miliardi di euro. Di fronte a questa forza, l’assemblea si pone l’obiettivo di far confrontare i diversi stakeholder nel mondo sanitario e farmaceutico per dettare le linee guida del rilancio intra e post pandemico.

Sono stati ospiti dell’evento, in ordine di intervento: Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, Massimo Sccabarozzi, presidente Farmindustria, Alessandra Ghisleri, direttore Euromedia Research, Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute-Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Maria Stella Gelmini, ministro degli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Speranza, ministro della Salute e Carlo Bonomi, presidente Confindustria.

LA RICETTA ECONOMICA DI GIORGETTI

A fronte della crescita nel Pil, si conta la robusta produzione. Questa si lega al virtuosismo dell’export, che tra 2015 e 2020 conta un +74% e l’aumento del 50% nei farmaci esportati. Come però ricorda Giorgetti, bisogna anche considerare il lato d’ombra del Pharma italiano. L’investimento nella ricerca, infatti, rimane esiguo. Urge, sottolinea il ministro, mettere in campo tutti gli strumenti e le misure per potenziare il settore. Questo nonostante la consapevolezza della complessità nel passaggio dalla ricerca alla fase industriale. A questo proposito risulta vitale la funzione catalizzatrice dell’intervento pubblico e la continuità della collaborazione col privato.

Sebbene l’Italia abbia pagato il ritardo nella messa a punto della ricerca durante la pandemia, ora la macchina organizzativa funziona anche grazie al coordinamento fornito dal governo, intento a promuovere e fortificare la filiera produttiva e la risposta tecnologica. Risultava vitale, sottolinea Giorgetti, fornire una capacità di risposta indipendente dalle politiche estere. “Il nostro futuro ci presenterà nuove sfide, bisogna recuperare questo ritardo e riposizionare il settore italiano, non per nazionalismo, ma per dovere e opportunità”. Quindi, serve impostare il posizionamento di localizzazione produttiva dei vaccini e la negoziazione con i detentori dei brevetti vaccinali per favorire il trasferimento tecnologico.

Secondo il ministro, una soluzione può essere attrarre questi detentori e produttori nel nostro territorio, localizzandoli strategicamente. Tornando ai lati d’ombra, l’Italia al momento paga una scarsa attrattività anche a causa di un limitante ambiente regolatorio. Da qui l’Italia deve ripensare i propri schemi per essere in grado di cogliere questa opportunità, potenziando inoltre i diversi aspetti della filiera italiana e considerando i valori aggiunti che ne scaturiscono.

A livello politica, la crescita viene sostenuta dal Decreto sostegni, dove si prevedono particolarmente due misure: la ristrutturano di Enea Biomedical tech (già Enea Tech) e l’innalzamento del tetto di imposta. Nell’immediato, bisogna considerare il temporary framework europeo. Questo, conclude Giorgetti, deve essere esteso e si deve convincere l’Europa di quanto sia importante la specificità del settore per favorire l’intervento pubblico. Urge infatti declinare gli aiuti di stato, vedendo gli esempi extra europei dove i governi, nel momento del bisogno, hanno favorito la ricerca e la produzione, come nel caso del settore vaccinale.

IL FUTURO DIPENDE DALLA SALUTE

Per Scaccabarozzi, la pandemia si è rivelata un volano sotto il punto vista dell’ evoluzione innovativa, del dialogo tra industria e istituzioni e della creazione di un filo diretto con l’Ema (il quale dovrà essere mantenuto anche dopo la pandemia). Non c’è futuro e non ci può essere futuro senza la salute, per questo motivo Scaccabarozzi delinea quattro pilastri sulla quale fondare l’innovazione e il mantenimento della competitività nel settore italiano. L’industria del farmaco, infatti, non deve essere considerata solo per ricerca, produzione e distribuzione, ma anche come realizzatore, in partenariato con le istituzioni, di processi e servizi dedicati alla salute pubblica e alla personalizzazione delle cure dei singoli pazienti.

In primo luogo, agire velocemente dopo anni di sottofinanziamento per adeguare le risorse al bisogno di salute dei cittadini e all’invecchiamento della popolazione. Questo usando tutte le risorse disponibili senza ricorrere ad eventuali trucchi contabili. In secondo luogo, eliminare le pesanti complessità burocratiche per rispondere alla velocità che caratterizza il settore delle life sciences. In terzo luogo, adeguare la governance e le normative del farmaco, da prodotto a processo, anche alla conseguente concorrenza internazionale nella ricerca. l’Italia, sottolinea Scaccabarozzi, è ferma a regole del 2007. In ultimo luogo, riconoscere la tutela brevettuale di cui in questi mesi si chiede la sospensione, o addirittura la cancellazione. Non si considerano, infatti, adeguatamente le dinamiche dei mercati e i benefici generati della trasparenza occidentale.

L’Italia parte dall’ottima base posta dal proprio sistema sanitario universale. Serve quindi una riconsiderazione dell’innovazione farmacologica, ferma ancora al sistema dei bandi di gara, ai tetti di spesa. A questo si aggiunge la crescita delle partnership con le regioni, tra cui la sinergia con l’Aifa per sopperire le problematiche di possibile carenze farmaceutiche nei pazienti e il Pnrr, che favorira il restauro del Ssn. Queste componenti pongono le basi per il gioco di squadra necessario tra autorità, industria, regolatorio e territorio.

L’OPINIONE PUBBLICA SUL PHARMA ITALIANO 

Il rapporto tra italiani e le imprese farmaceutiche è in miglioramento. Lo rivelano i dati Euromedia, spiegati da Ghisleri. Su un campionamento dell’opinione pubblica italiana, il 65,9% dei cittadini ha fiducia nelle aziende farmaceutiche. Tra i i punti di forza e si annovera la fiducia nella ricerca e il suo valore. Fonte di debolezza invece si rivela la concezione pubblica del profitto d’interesse farmaceutico. L’85,4% dei cittadini ritiene che l’impegno dell’industria farmaceutica abbia influito positivamente sulla qualità della vita, tanto che il 74,5% considera farmaci un vero e proprio valore per la salute umana

La forza delle imprese farmaceutiche sul territorio italiano è riconosciuto dal 56,2% degli italiani. Questo grazie alla cooperazione tra multinazionali, grandi imprese italiane, piccole e medie imprese territoriali  che consente lo sviluppo in tutti i settori della filiera farmaceutica. Infine, il 70,3% dei cittadini riconosce l’importanza del settore farmaceutico, non solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo.

RUOLO E OPPORTUNITÀ DELLE REGIONI E DEL TERRITORIO

Secondo Donini, in questo periodo di 18 mesi l’industria farmaceutica è stata (ed è ) un partner strategico del Servizio sanitario nazionale, quindi anche dei servizi sanitari delle regioni. Il Pharma presenta una partnership fondamentale per le regioni, dimostrando la volontà di co-progettazione e la possibilità di linee di indirizzo della ricerca scientifica a livello territoriale. Bisogna però risolvere i problemi di sostenibilità economica e organizzazione territoriale. Con il progresso delineato dal Pnrr, ne potrà beneficiare anche il quadro regionale, pronto secondo Donini, a dare il contributo affinché la ricerca, la sperimentazione farmacologica e le innovazioni siano sempre più efficaci.

IL COMPITO DELLA POLITICA

La ministra, in linea con quando delineato da Donini, ha tenuto ad elogiare l’impegno di Farmindustria e i benefici sopracitati con l’avvento del Pnrr. A questo quadro generale però lancia un chiaro e perentorio monito:

“Credo che la parola chiave per costruire il futuro sia utilizzare le risorse. Lo spirito di questo piano nazionale di ripresa e resilienza è quello di un nuovo patto, di un nuovo rapporto di fiducia fra lo stato e il cittadino. Qui, è compito sicuramente della politica smettere di litigare e rimboccarsi le maniche per ottenere risultati concreti”

PRIMA DI TUTTO LE RIFORME

Speranza spinge sulle riforme: necessarie, imprescindibili e vitali. La riforma fondamentale è proprio la quella della programmazione nel campo spesa sanitaria.  La sia più grande in questo senso sarà, secondo il Ministro, mettere definitivamente alle spalle un tempo che rispecchia ancora le attuali normative di spesa. Una norma vigente per 15 anni che blocca la spesa per il personale sanitario a quella del 2004 (-1,4%). Serve capire dove e come allocare le risorse pubbliche, agendo sinergicamente con la ricerca e il mondo dell’università, settori vitali, che però non possono operare da soli e necessitano sostegno.

L’INDUSTRIA CHE FA BENE 

Bonomi ricorda come la pandemia abbia posto all’attenzione nuove linee di produzione e come queste siano già nel dimenticatoio. Lo prova il fatto che l’Italia deve nuovamente importare le mascherine chirurgiche dalla Cina. L’industria ha bisogno di innovazione, si pensi che la domanda pubblica ogni anno vale 150 miliardi, nel nostro paese praticamente un Recovery plan all’anno. Un settore che necessita, ma che fa bene e risponde al problema dell’occupazione, soprattutto nella tanto colpita fascia degli under 35. Ci sono tante riforme che andavano fatte ben prima della pandemia. In primis, l’uscita una volta per tutte dai rientri automatici a carico delle imprese  e dai tetti di spesa. Oltre che la necessità di rivedere il prontuario farmaceutico e di un maggior sostegno rispetto al raddoppiamento dei costi di produzione del farmaco.

Il presidente di Confindustria coglie lo spunto offerto da Speranza. Conclude l’assemblea con una frase fortemente evocativa, che racchiude il nocciolo e il significato di questa Assemblea:

“Vogliamo trasfondere una passione civile in un’Italia più sostenibile. È verissimo quello che diceva Thomas Mann nel suo dottor Faust: le difficoltà devono arrivare al massimo prima che si possano superare. Come imprenditore, io continuo a pensarla come Erasmo da Rotterdam, che non a caso scrisse Elogio della follia: in ogni attività è la passione a risolvere gran parte delle difficoltà e noi di passione ne abbiamo veramente tanta”.

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