Travaglio sta con Conte, che può contare anche su una piattaforma mediatica messa in piedi da Casalino in quasi tre anni a Palazzo Chigi. Il blog di Grillo, invece, non ha più la potenza di fuoco di un tempo. E così l’Elevato pensa a una ridotta parlamentare di un centinaio di parlamentari per rompere le uova nel paniere. A partire dal voto per il Quirinale
Il Fatto Quotidiano ha preso posizione: con Giuseppe Conte, contro Beppe Grillo.
Nei suoi ultimi editoriali, il direttore Marco Travaglio traccia la strada per la nascita del partito del primo dopo la frattura con il secondo. Oggi ha scritto che, visto che il governo Draghi sta procedendo a “smantellare anche le ultime conquiste targate M5S” e che “di queste quisquilie Grillo non si occupa né si accorge”, è “comprensibile la fretta di Conte di partire”.
Come? Non “un partito personale da uomo solo al comando, ma un movimento collettivo con un gruppo di cofondatori che hanno dato buona prova al governo e in Parlamento e di nuovi innesti dalla società civile. Per dare una casa e una bussola a una comunità portata allo sbando da Grillo”. Poi l’ultimatum alll’”Elevato”: “il tempo pare scaduto”, a meno che Grillo “non ritiri tutto quel che ha detto e fatto negli ultimi 7 giorni e si contenti di fare il garante muto”.
Ieri, invece, Travaglio spiegava che secondo lui Grillo avrebbe fatto “un oggettivo favore a Conte: lo libera da ogni residuo legame affettivo con i fu 5Stelle e lo costringe a dare una casa nuova a eletti, iscritti ed elettori (vecchi e nuovi) che non si riconoscono più in un Movimento trasformato nel bunker a due piazze del fondatore e del redivivo Casaleggio”. E poi: “Il marchio è ancora forte. Ma senza l’effetto Conte, che ne ha attutito la picchiata dopo la resa incondizionata a [Mario] Draghi, si sfarinerà”.
Oltre agli editoriali di Travaglio e i sondaggi che spiegano come il partito di Conte svuoterebbe Movimento 5 stelle e Partito democratico attestandosi tra il 10 e il 15%, Il Fatto Quotidiano non risparmia stilettate a Grillo. Ieri Antonio Padellaro, editorialista di punta del giornale di cui è stato direttore, è sembrato accorgersi per la prima volta che Grillo “non ha mai fatto mistero delle sue simpatie ‘cinesi’ (come non ha mai nascosto una certa attenzione nei confronti dell’Iran, altra bestia nera dell’Occidente)”.
Prima di questo passaggio (che contiene anche un riferimento personale a Grillo, sposato con l’iraniana Parvin Tadjk), tornava sulla visita all’ambasciata cinese a Roma del 12 giugno scorso, quando Conte ha dato buca all’ultimo minuto all’“Elevato”: “Un contrattempo che i commentatori avevano interpretato come una scusa addotta per evitare un problema diplomatico e di galateo istituzionale. Nel giorno di apertura del G7 in Cornovaglia, alla presenza del premier Mario Draghi, non sarebbe stato piuttosto imbarazzante se il predecessore a Palazzo Chigi si fosse incontrato con il rappresentante del governo di Pechino, che aveva appena definito il vertice ‘un piccolo circolo’ e ‘un esempio di politica di gruppo’?”.
A questo proposito, Nicola Biondo, ex capo della comunicazione del Movimento 5 stelle alla Camera, qualche giorno fa raccontava un retroscena su Twitter secondo cui “Conte avrebbe dato apposta la buca a Grillo all’incontro con ambasciatore cinese. Per farlo apparire come un pericoloso anti-occidentale agli occhi di Draghi”.
Grillo ha Il Fatto Quotidiano contro, ma critici verso di lui anche i tre membri del Comitato di garanzia del Movimento 5 stelle: Giancarlo Cancelleri, Vito Crimi e Roberta Lombardi. Ha un blog personale ridotto a poco più di un sito ecologista. Mentre il “Blog delle Stelle” ha perso la potenza di fuoco di un tempo.
Conte, invece, oltre ai consigli di Travaglio, può contare sulla piattaforma messa in piedi in quasi tre anni a Palazzo Chigi, tra dirette streaming che obbligavano le reti televisive a riprendere quell’unico segnale e conferenze stampa iniziate con grande ritardo probabilmente anche per accrescere il numero di seguaci e like. Un asset a cui ha lavorato Rocco Casalino, capace anche di instaurare buoni rapporti con i cronisti. (Ve lo ricordate, il messaggio vocale dell’estate di ormai tre anni fa, agli albori del governo gialloverde, “Basta, non mi stressate la vita. Io pure ho diritto a farmi magari due giorni, che già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, San Rocco, e Santo Cristo. Mi chiamate come i pazzi, cioè, datevi una calmata, cioè”?).
Game over per Grillo? Forse no. D’altronde con una ridotta di un centinaio di parlamentari (un terzo circa degli eletti nel 2018 e metà del Movimento 5 stelle attuale) può permettersi di rompere qualche uova nel paniere governativo o di dare qualche preoccupazione quando ci sarà da eleggere il successore di Sergio Mattarella al Quirinale.