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Il difficile palio di Enrico Letta. Scrive Pennisi

Per il candidato Pd dovrebbe essere una passeggiata prendere il seggio di Siena lasciato libero dal suo compagno di partito, Pier Carlo Padoan, ora a capo di Unicredit. Ma non è così: Letta ha bisogno dei voti di Italia Viva. Matteo Renzi lo sa e può chiedere, in cambio, ciò che vuole…

Sono a Siena da alcuni giorni per il più importante festival musicale estivo italiano (Chigiana Academy & Summer Festival) e forse europeo. Nella città del Palio, però, si comincia a parlare anche delle prossime elezioni per il seggio vinto nel 2018 da Pier Carlo Padoan – il quale ha lasciato lo scranno per andare a fare il presidente di Unicredit. È un seggio ora ambito dal segretario del Pd Enrico Letta.

Per il candidato Pd dovrebbe essere una passeggiata prendere il seggio lasciato libero dal suo compagno di partito. Ma non è così: Letta ha disperatamente bisogno dei voti di Italia Viva. Matteo Renzi lo sa e può chiedere, in cambio, ciò che vuole in materia di temi e problemi nazionali quali riforma della giustizia e il futuro della proposta di legge Zan. Lo si avverte nelle conversazioni che si ascoltano ai bar e nelle trattorie.

Spieghiamo il perché. Dal dopoguerra al 2018 Siena è stata considerata una roccaforte della sinistra, in particolare di quella pura e dura che aveva salde radici in quello che era il Pci. Era uscita anche indenne dalla crisi del Pci dopo il crollo del muro di Berlino perché “il sistema” pareva fare contenti tutti e coniugare prosperità ed equità. Un bel giorno, ci si accorse che prosperità ed equità era il frutto di finanza facile ove non proprio allegra, da parte di una istituzione che, con il Palio, era l’orgoglio di Siena: quel Monte dei Paschi, la cui gestione nell’ultimo quarto di secolo è stata, a torto o a ragione, collegata all’incompetenza, e non solo, del Pci e del suo successore Pd.

Nel 2018 è stato eletto sindaco un avvocato, Luigi De Mossi, che non era mai entrato in politica, ma aveva partecipato come attore ad un film americano di successo. De Mossi si presentò come “candidato civico” affermando che avrebbe accettato il supporto di qualsiasi partito tranne che del Pd. Ha lo scranno più alto del Palazzo di Città.

Per la vittoria di Padoan si dovettero coalizzare tutte le forze grandi e piccole avverse alla destra. Ma per Letta è un po’ come un boomerang: i senesi che hanno votato Padoan sono letteralmente imbufaliti per avere mandato in Parlamento un romano, non espresso dal territorio (come è uso), e che alla prima occasione, ha voltato loro le spalle, in modo giudicato quanto meno poco elegante e per nulla leale, per assumere un incarico più prestigioso e più pagato. C’è, poi, una lunghissima rivalità tra Siena e Pisa (da quando erano ambedue Repubbliche). Il “pisano” – si sente dire – non ci prenderà per i fondelli se lo eleggiamo? Che ne sa delle esigenze del territorio, dell’aeroporto (che sarebbe in concorrenza alla “sua” Pisa).

De Mossi non sta con le mani in mano. Da qualche settimana, il sindaco e i suoi sostenitori fanno aleggiare il fantasma del Monte dei Paschi, che brucia ancora nelle tasche di molti. Letta, per costoro, sarebbe il Dracula che succhierebbe sangue ai senesi, come il Monte dei Paschi gestione Pd. Molti si chiedono, infine, a quale “contrada” appartiene Letta. De Mossi è della Nobile Contrada del Nicchio.

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