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Libano al collasso. E Israele offre aiuto (via Unifil)

“Il Libano è sull’orlo di un disastro”, ha detto il premier Hassan Diab chiedendo l’intervento della comunità internazionale. Ha risposto Benny Gantz: Israele offrirà aiuto, anche per evitare che le vulnerabilità economiche e sociali nel Paese dei cedri lascino più spazio alle penetrazioni dell’Iran (via Hezbollah). Gli aiuti passeranno per Unifil, la missione al comando del generale Stefano Del Col, per cui l’Italia si appresta ad aumentare la partecipazione (anche navale)

Israele offrirà supporto umanitario al Libano. Lo ha annunciato Benny Gantz, ministro della Difesa confermato nel nuovo “governo del cambiamento” (e di coalizione) guidato da Naftali Bennett. La proposta è arrivata a poche ore dalla richiesta di supporto rivolta alla comunità internazionale dal primo ministro libanese Hassan Diab: “Siamo sull’orlo di un disastro che avrà delle ripercussioni al di fuori del Paese”. L’aiuto di Israele avverrà tramite la missione Unifil, al comando del generale Stefano Del Col, per cui l’Italia si appresta ad aumentare la propria partecipazione.

LA RICHIESTA…

La situazione è critica e si rischia “l’esplosione sociale”, ha spiegato Diab in diretta tv, chiedendo supporto alla comunità internazionale. Il 60% della popolazione è sotto la soglia di povertà , il potere d’acquisto si è ridotto al minimo e le scorte di farmaci iniziano a scarseggiare. Il tutto in un contesto politico incerto, con il governo uscente in carica per gli affari correnti dall’agosto del 2020, da quando l’esplosione nel porti di Beirut ha esacerbato una situazione già precaria a livello economico e sociale. Ciò ha bloccato l’iter di formazione dell’esecutivo targato Saad Hariri, a cui il presidente Michel Aoun ha affidato a ottobre l’incarico, fino alle successive divergenze che hanno portato allo stallo. “I libanesi sono stati pazienti e stanno portando il peso di questa lunga attesa. ma la loro pazienza si sta esaurendo mentre la loro sofferenza aumenta”, ha rimarcato Diab.

… E LA RISPOSTA

Da qui, nel giro di poche ore, la risposta su Twitter di Benny Gantz: “Alla luce della terribile situazione economica in Libano e considerando i tentativi di Hezbollah di approfondire gli investimenti iraniani nel Paese, ho contattato Unifil, tramite gli ufficiali di collegamento delle Forze di difesa israeliane (Idf), per discutere di una proposta per trasferire aiuti umanitari in Libano”. Di più: “Israele ha offerto assistenza al Libano in passato e anche oggi siamo pronti ad agire e a incoraggiare altri Paesi a tendere una mano al Libano, in modo che possa ancora una volta fiorire e uscire dal suo stato di crisi”. Il messaggio è notevole, considerando che i due Paesi non hanno, formalmente, relazioni diplomatiche né economiche.

LA MISSIONE A GUIDA ITALIANA

Per questo l’aiuto arriverà attraverso la missione Unifil. L’impegno Onu in Libano è iniziato nel 1978, trovando nel 2006 la configurazione attuale con l’obiettivo di interporsi tra Hezbollah e Israele e tutelare il cessate il fuoco tra le rispettive forze. Dopo il contributo alla lotta all’Isis in Iraq, la partecipazione a Unifil rappresenta il maggiore impegno italiano all’estero. Per il 2020, il Parlamento ha confermato un dispiegamento massimo di 1.076 unità. Per l’anno in corso, si appresta ad aumentarlo a 1.301, con l’aggiunta di un assetto navale per l’adesione (novità di quest’anno) alla Maritime task force di Unifil, prospettiva già preannunciata da palazzo Baracchini con l’obiettivo di accrescere il peso nell’impegno Onu e di monitorare maggiormente ciò che accade in mare. Tra l’altro, la delibera missioni in fase di discussione in Parlamento comprende anche, inevitabilmente, l’autorizzazione per il dispiegamento già avvenuto (e concluso) di 402 unità coinvolte nella “Emergenza Cedri”, scattata nei mesi scorsi per supportare il Paese dopo l’esplosione da Beirut. Tre anni fa, il comando dell’intera missione è stato assegnato per la quarta volta all’Italia, nelle mani del generale Stefano Del Col, alla guida di oltre diecimila militari da 42 Paesi.

IL MANDATO DI UNIFIL

Ad agosto dello scorso anno un discreto dibattito si è innescato sul rinnovo del mandato di Unifi. La luce verde dal Consiglio di sicurezza dell’Onu (risoluzione 2539) è arrivata dopo non pochi patemi, vista la durezza dei negoziati innescata dalla richiesta di Stati Uniti (e Israele), che chiedevano più controllo su Hezbollah contro l’influenza iraniana, e il timore che (dopo l’opposizione al rinnovo dell’embargo sulle armi all’Iran) Russia e Cina si opponessero alla modifica del mandato. Alla fine è passata la proposta presentata dalla Francia, che si era attivata per trovare un compromesso. Così nella risoluzione è finita la “call” al governo del Libano per facilitare il “rapido e pieno accesso” dei militari dell’Onu ai siti richiesti, compresi quelli a nord della “blue line” al confine con Israele, tra cui si citano espressamente i tunnel utilizzati da Hezbollah. È stato inoltre introdotto un meccanismo rafforzato di reporting all’Onu di eventuali violazioni e incidenti, connessa alla richiesta rivolta al segretario generale per la creazione di un dettagliato piano d’azione per ottimizzare l’efficacia delle forze. Tale soluzione ha soddisfatto anche Israele, che ora conferma così il proprio favore alla missione. La proposta presentata da Gantz include d’altra parte esplicitamente l’interesse a evitare una maggiore penetrazione iraniana in Libano attraverso i canali di Hezbollah e spazi lasciati aperti dalle vulnerabilità prodotte dalla crisi economica.



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