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Libia, perché l’Onu chiede di unificare la banca centrale

Di Uberto Andreatta e Emanuele Rossi

L’inviato speciale vuole l’unificazione della banca centrale perché teme che la divisione, asservita agli interessi politici regionali, crei una crisi finanziaria sistemica. L’Onu pressa sulla stabilizzazione libica

Intervenendo per un briefing sulla Libia al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, l’inviato speciale Jan Kubiš, tra le varie cose ha posto un particolare accento sulla necessità di unificare la banca centrale: l’unificazione non è più semplicemente “consigliata”, ma “richiesta” ha detto.

Il diplomatico ceco ha alzato un’allerta chiara: procedere prima che la divisione comporti il collasso del sistema. L’istituzione è attualmente divisa in una ufficiale basata a Tripoli e una filiale fittizia creata dalla Cirenaica, sede fino a pochi mesi fa di un governo parallelo a quello onusiano nella capitale e retroterra delle forze militari che hanno provato a rovesciare quell’esecutivo. Attualmente a Tripoli esiste un Governo di unità nazionale uscito dal processo del Foro di dialogo politico libico studiato dall’Onu per capitalizzare il cessate il fuoco raggiunto lo scorso ottobre – dopo la sconfitta militare delle forze dell’Est – e su questo Kubiš basa la spinta alla sua richiesta.

Come le divisioni politiche, etniche, culturali, esasperate dagli interessi di alcuni attori esterni, hanno portato allo scontro armato tra Tripolitania e Cirenaica, l’instabilità finanziaria del sistema può portarlo fino allo smottamento. L’indisciplina tra banche centrali si porta dietro istituti asserviti alle due componenti del Paese, produce debito e la divisione rischia di andare in metastasi.

Lo schema è evidente: il potere politico deve finanziare le varie attività dello Stato e dunque per farlo emette debito, a questo punto se la banca centrale è asservita e non indipendente (una Bce, per esempio) sottoscrive il debito e a sua volta lo finanzia monetizzandolo e creando inflazione. Kubis dice che siamo oltre il livello di guardia, perché se la banca centrale è dipendente dalla politica diventa complesso se non impossibile il rilancio dell’economia.

Il cambio di tono dell’inviato Onu, che passa a richiedere l’operazione finanziaria, è importante perché potrebbe portarsi dietro conseguenze. Le Nazioni Unite si sono già poste sul punto di annunciare sanzioni contro chi intende mettersi di traverso alle richieste elezioni – passaggio considerato fondamentale per completare il percorso di stabilizzazione avviato. Stati Uniti e Unione europea si sono accodate e hanno minacciato misure simmetriche.

Il messaggio sulla banca centrale arriva in mezzo alle voci secondo cui il premier Abdelhamid Dabaiba starebbe sul punto di richiedere l’assistenza dell’istituzione per far finanziare il budget statale bloccato dal parlamento. Qualcosa di simile è già successo sulle elezioni, quando sono iniziate a circolare voci su tentativi (all’interno del Foro) di rinviare il processo di voto che l’Onu aveva programmato per il 24 dicembre.

La richiesta di Kubiš significa che l’Onu cerca di intestarsi anche il percorso finanziario e non più solo quello politico, probabilmente perché teme che le elezioni non si colleghino anche alla stabilizzazione finanziaria. Nell’ampio raggio, se l’Onu mette sotto controllo tutto può ottenere un ordinamento disciplinato, ma lede alla creazione di un’autonomia e di un’autogenerazione libica. Questo è parte del dilemma sulla situazione in Libia.



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