La Fondazione per la Sussidiarietà, con Novartis Italia, propone una nuova policy di approccio olistico nella gestione oncologica. L’oncologia, la gestione dei pazienti e i percorsi di diagnosi preventiva hanno subito un forte rallentamento, a seguito della pandemia. Luigi Boano presenta le quattro direttive sulla quale basarsi per la ripresa inter-post pandemica
L’oncologia, la gestione dei pazienti e i percorsi di diagnosi preventiva hanno subito un forte rallentamento, a seguito della pandemia, e della conseguente saturazione temporanea degli ospedali,. Proprio per mantenere alta l’attenzione su uno dei tumori più diffusi nelle donne, quello del seno, per superare le resistenze e le criticità ancora presenti nell’approccio a questa patologia e rispondere più efficacemente alle esigenze delle donne che ne sono colpite, nasce un policy paper recentemente pubblicato da Fondazione della Sussidiarietà in collaborazione con Novartis. Nel documento, che porta la firma delle 4 associazioni di pazienti impegnate nell’area, è presente la chiara direzione da intraprendere per tutelare e migliorare la situazione di chi è affetto da neoplasia mammaria. Formiche.net ne ha parlato con Luigi Boano, general manager Novartis Oncology Italia.
Siamo ormai consci di come l’ondata pandemica abbia inciso sulle terapie e la prevenzione delle malattie croniche e oncologiche. A seguito della saturazione temporanea del sistema sanitario vissuta nel 2020, qual è stato il quadro vissuto dalle pazienti affette da tumore al seno?
È emerso chiaramente che nel campo oncologico abbiamo perso milioni di visite di prevenzione e che, in modo particolare nella mammella, si sono perse oltre 600 mila mammografie e 900 mila visite senologiche. Questo ha portato e porterà, in futuro, a un ritardo diagnostico che farà scoprire pazienti in stadio avanzato della malattia, portando a rischi maggiori di mancato controllo del tumore stesso. Si pensa che in questo anno e mezzo si siano perse circa 2800 diagnosi di tumore al seno. Ci troveremo, nei prossimi anni, una criticità nell’ambito delle diagnosi tardive e una minore possibilità di contrastare la malattia. Questo sarà un problema serio per i pazienti affetti da tumore al seno, ma in genere per tutto l’ambito oncologico. Noi abbiamo messo in atto diverse attività e campagne di sensibilizzazione (anche a livello politico e istituzionale), perché questo sarà sicuramente uno dei maggiori effetti critici nel post-pandemia.
Cosa si intende con “medicina di genere” e perché risulta fondamentale promuoverla in ottica preventiva e terapeutica?
La medicina di genere studia le differenze tra uomo e donna dal punto di vista della frequenza e del modo in cui vengono colpiti da determinate patologie, e soprattutto della risposta alle terapie. Lo scopo di questa branca della medicina è realizzare programmi di prevenzione, sviluppare metodologie diagnostiche e terapie su misura per l’uomo e per la donna. L’Oms la identifica come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche, socio-culturali e economiche sullo stato di salute e di malattia di ogni persona, e questo è ancor più vero in patologie come il tumore del seno, che colpiscono maggiormente le donne. Sono loro l’asse portante delle dinamiche familiari, oltre ad essere professioniste o studentesse. Per questo occorre ripensare non solo al modo in cui trattiamo questa patologia, ma anche a come aiutare la donna a gestire questa condizione per continuare ad essere attiva nella società. In Novartis ci impegniamo a promuovere progetti che abbiano una loro ricaduta anche nella medicina di genere, e questo documento ne è l’esempio.
Alla luce dei dati evidenziati, quali sono le best practice teoriche, correttive, individuate e chi ne sarà portavoce?
Eterogeneità nella modalità di gestione delle pazienti. L’obiettivo è quello di innalzare e uniformare il modo di trattare, seguire e gestire queste patologie come la neoplasia mammaria. Noi, seguendo la direttiva europea, possiamo muoverci in quattro direzioni principali. Prima di tutto la prevenzione: non bisogna mai dimenticare che è quella che porta i migliori risultati in ambito oncologico. La diagnosi precoce è fondamentale ed è importante far sì che le donne tornino a fare prevenzione come, e meglio, di prima: aderendo quindi agli screening mammografici. Già prima della pandemia non c’era un’omogeneità nelle campagne di prevenzione, le quali erano e sono sostanzialmente divergenti nelle diverse aree geografiche italiane. In secondo luogo si considera la diagnosi.
In cosa consiste?
La diagnostica nel tumore della mammella prevede un lungo percorso composto da diverse tecniche di rilevazione, dove si valuta il profilo genomico per tipizzare al meglio il tumore. Non esiste un solo tumore della mammella, bisogna valutare le mutazioni possibili e presenti, per poi porre in essere la terapia farmacologica più adeguata. Questa è una traiettoria di sviluppo alla quale si stava già lavorando ante pandemia e rimane fondamentale continuare in questa direzione, considerando il valore che ha nei confronti della terapia. In terzo luogo, bisogna valorizzare il trattamento. Ce ne siamo accorti in questo periodo pandemico e il sistema dovrà essere riformato.
In che modo è possibile farlo?
Bisognerà lavorare a livello ospedaliero e di medicina territoriale, capillarizzando gli ospedali verso una vera e propria oncologia del territorio. In questo senso, il Pnrr aiuta nella revisione della medicina di territorio, risultando fondamentale per l’oncologia e favorendo la telemedicina, in modo tale da poter seguire il paziente in maniera continuativa da remoto. Infine, considerare e tutelare la paziente non solo nella malattia, ma anche a livello psicologico e sociale. Questo è un aspetto a cui si stava lavorando prima del Covid, ora bisogna ripartire anche in questo senso. Bisogna porre l’attenzione sulla gestione della paziente, considerando la sua sfera familiare e sociale. Questi sono i quattro pilastri derivabili dalle linee guida europee, sulla quale bisogna lavorare nei prossimi anni, nonostante l’ottimo punto di partenza stabilito prima della pandemia.
A livello pratico, come possono, i punti focali evidenziati nel policy paper, trovare una realizzazione nella sanità odierna?
Noi abbiamo appreso positivamente come uno degli obiettivi del Pnrr sia lavorare sull’oncologia e la medicina del territorio. I quattro punti descritti sono fondamentali per rendere omogenee le realtà ospedaliere italiane e lavorare sulla telemedicina da un lato, e dall’altro, incrementare la digitalizzazione del sistema. Questo perché ci deve essere un fascicolo elettronico, una storia clinica del paziente condivisibile tra le diverse figure sanitarie, sia degli ospedali, sia del territorio, per accompagnarlo costantemente nel suo percorso di cura. Abbiamo davanti a noi una grande possibilità, date le risorse messe in campo. Ora sta a noi realizzarle tramite la strutturazione delle priorità sopra delineate.