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La scommessa Biden su Merkel e oltre. Parla Rashish (Johns Hopkins)

Il direttore del Geoeconomics Program dell’American Institute for Contemporary German Studies analizza la visita a Washington della cancelliera Merkel, prima leader Ue ricevuta da Biden alla Casa Bianca, e spiega la scommessa Usa su Berlino per il futuro

Quaranta milioni di americani di origini tedesche vivono negli Stati Uniti. La Germania ospita 34.000 militari statunitensi. Gli Stati Uniti sono stati nel 2020 la principale destinazione dell’export tedesco. La Germania è il più importante partner commerciale degli Stati Uniti nell’Unione europea. 

Questi pochi, significativi numeri aiutano a raccontare i rapporti tra due Paesi alleati nella Nato e la cornice della visita di Angela Merkel negli Stati Uniti, la ventitreesima da quando (dal 2005) è alla guida del governo tedesco.

La cancelliera è la prima leader dell’Unione europea a cui il presidente statunitense Joe Biden apre le porte della Casa Bianca dal suo insediamento lo scorso 20 gennaio. Il terzo in generale, dopo il primo ministro giapponese Yoshihide Suga e il presidente sudcoreano Moon Jae-in. Nelle prossime settimane sono attesi, invece, il premier israeliano Naftali Bennett e il re giordano Abdullah II.

Di questi 16 anni rimangono le divergenze su Guantanamo e il caso dello spionaggio ai danni della cancelliera da parte degli Stati Uniti. Ma del rapporto di Merkel con George W. Bush rimane soprattutto l’invito al ranch in Texas nel 2007, a dimostrazione del feeling tra i due. Di quello con Barack Obama, la Medaglia presidenziale della libertà conferitale nel 2011. Di quello con Donald Trump, quattro anni di tensioni ma anche un dottorato honoris causa in Legge a Harvard.

“Durante la sua visita a Berlino il mese scorso, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che gli Stati Uniti non hanno un partner e un amico migliore della Germania. Penso che questa fosse sia una constatazione di fatto sia un desiderio per il futuro”, commenta con Formiche.net Peter Rashish, direttore del Geoeconomics Program dell’American Institute for Contemporary German Studies della Johns Hopkins University, già vicepresidente per Europa ed Eurasia della U.S. Chamber of Commerce. E proprio l’ateneo di Baltimora, Maryland, ha deciso di conferire una laurea honoris causa giovedì alla cancelliera “per la sua leadership globale coraggiosa e di principio”.

“Un desiderio per il futuro”. Quale?

Che la Germania svolga un ruolo di primo piano nella costruzione di un’Unione europea più forte, che possa collaborare con l’amministrazione Biden su questioni come il commercio, il clima e la tecnologia, tutte questioni che riguardano in parte la Cina. Le relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Germania sono importanti, ma per Biden il ruolo della Germania in Europa è cruciale.

Qual è il bilancio dei 16 anni delle relazioni tra Germania e Stati Uniti con Merkel da una parte e quattro presidenti statunitensi – George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden – dall’altra?

Merkel ha contribuito a mantenere i valori condivisi al centro delle relazioni tra Stati Uniti e Germania, per esempio nel modo in cui ha difeso l’ordine economico internazionale basato sulle regole durante quattro anni di attacchi di Trump contro l’Organizzazione mondiale del commercio, il G7 e gli accordi commerciali degli Stati Uniti. Insieme a Emmanuel Macron (il presidente francese, ndr), ha spinto per il piano di ripresa NextGen EU che rafforza l’integrazione dell’Unione europea in un modo che asseconda gli interessi degli Stati Uniti. Ma sulla Cina ha scelto di non usare il suo considerevole capitale politico per preparare il suo Paese a decisioni difficili che devono essere prese per bilanciare gli interessi tedeschi economici e di sicurezza.

Dopo i quattro anni difficili con Trump, dobbiamo aspettarci un ritorno all’era Obama?

L’ironia è che anche, se Biden è più transatlantico di Obama – di fatto, il presidente americano più transatlantico dai tempi di John Fitzgerald Kennedy –, a causa della sfiducia causata dagli anni di Trump e della sua continua popolarità, c’è una certa diffidenza in Germania a lanciarsi in partnership con l’amministrazione Biden. Questo è vero soprattutto quando si tratta della Cina, su cui ci vorrà ancora tempo per molti tedeschi per riconciliarsi con l’idea che l’era post Guerra fredda è finita e che la Germania deve agire più strategicamente nel mondo.

Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro dei rapporti tra Stati Uniti e Germania anche alla luce delle elezioni di settembre?

Qualunque sia il governo in Germania dopo le elezioni di settembre, le relazioni tedesco-americane rimarranno forti. Ci sono legami civili, commerciali e di sicurezza tra i due Paesi come nessun’altra relazione bilaterale degli Stati Uniti. È anche vero che le due coalizioni più probabili, cioè Unione-Verdi o Unione-Verdi-Fdp, risulterebbero in una linea un po’ diversa in politica estera, soprattutto per quanto riguarda la Cina e la Russia, che dovrebbe facilitare una più stretta cooperazione transatlantica.


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