Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Intelligenza artificiale. Il Pentagono fa sul serio

“Chi svilupperà la migliore intelligenza artificiale sarà padrone del mondo”, disse Putin nel 2017. Tre mesi prima, la Cina aveva elaborato il suo piano per dominare il campo entro il 2030. Due giorni fa, il capo del Pentagono ha rilanciato: “Vinceremo noi”. La strategia? Investimenti, alleanze e collaborazione con i privati

Il Pentagono sta per lanciare la nuova “deterrenza integrata”. Metterà insieme i concetti operativi e le tecnologie del futuro, e sarà incentrata sull’intelligenza artificiale, il campo nel quale si gioca il confronto geopolitico globale. È stato lo stesso capo della Difesa americana Lloyd Austin ad alzare l’asticella, intervenendo martedì al “Global emerging technology summit”, l’evento organizzato dalla National security commission on artificial intelligence (Nscai), la commissione indipendente introdotta con l’autorizzazione al budget militare per il 2019 al fine di individuare “metodi e strumenti necessari a sostenere lo sviluppo di intelligenza artificiale, machine learning e tecnologie associate per rispondere ai bisogni di sicurezza nazionale e difesa degli Stati Uniti”.

IL RUOLO DELLA NSCAI

La commissione è composta da quindici esperti indipendenti, provenienti dal mondo della difesa, dall’industria e dalla ricerca. A guidarli c’è Eric Schmidt, per dieci anni al timone di Google, manager esperto e ben inserito nelle dinamiche istituzionali americane. Al suo fianco Bob Work, oggi figura di spicco del think tank Cnas (da cui provengono diversi membri dell’amministrazione Biden), già numero due del Pentagono con Barack Obama. Lo scorso marzo la Commissione ha pubblicato il suo primo report, frutto di due anni di lavoro, confluiti in 756 pagine e centinaia di raccomandazioni per avere un Pentagono “AI-ready” entro il 2025. L’obiettivo? Mantenere il vantaggio tecnologico sulla Cina nel campo considerato maggiormente disruptive per gli affari militari (e non solo). Per questo, il report ha invitato il dipartimento a un ripensamento complessivo di piani e strategie, “abbracciando l’intelligenza artificiale” a ogni livello della struttura di sicurezza e difesa nazionale. La strada individuata comprende il rafforzamento del dialogo tra tutti i soggetti coinvolti a livello nazionale, pubblico e privato, industria e ricerca, nonché il potenziamento della formazione.

LA SPINTA DI BIDEN E AUSTIN

L’amministrazione guidata da Joe Biden ha manifestato da subito l’intenzione di spingere l’innovazione in campo militare. La richiesta di budget per il Pentagono 2021 ammonta a 715 miliardi di dollari, 11,3 in più rispetto al 2021, +1,6%. A fronte dei tagli previsti (-6%) per i sistemi “legacy”, c’è il forte incremento (+5%) delle dotazioni per ricerca, sviluppo, test e validazione (RDT&E), per cui si richiedono 112 miliardi. Da poco, anche per questo, il Pentagono si è dotato di un apposito “Innovation Steering Group”. Alla base c’è la conferma del ritorno alla “great power competition” e la collocazione della Cina al primo posto tra le sfide. Ne deriva la forte attenzione per le tecnologie disruptive, a partire proprio dall’intelligenza artificiale.

IL CENTRO DELLA DIFESA

A guidare l’impegno nel campo dell’innovazione c’è la vice segretaria Kathleen Hicks, che all’arrivo al Pentagono annunciava di voler dare “ampia visibilità” a tutto ciò che concerne l’intelligenza artificiale. La struttura interna al Pentagono che si occupa di questo è il Joint Artificial Intelligence Center (Jaic), il centro di eccellenza di cui la Difesa Usa si è dotata nel 2018, attualmente affidato al generale Michael Groen. A febbraio 2019, il Jaic ha prodotto la prima “Ai Strategy”, una tabella di marcia per accelerare l’impegno militare nel campo, discendente dalla più ampia National Defense Strategy. Un anno dopo (febbraio 2020), sulla base dei suggerimenti arrivati dal Defense Innovation Board (gruppo di esperti che supportano il Pentagono), il centro ha reso noti i cinque principi etici per l’intelligenza artificiale applicati ai sistemi militari. Poggiano tutti sul controllo umano costante, trasparente e verificabile degli assetti dotati di IA.

LA STRUTTURAZIONE DELL’IMPEGNO

Il Jaic, su invito del Congresso (e in linea con il report della Nscai), è inoltre impegnato in “processo di gestione dell’inventario dei progetti di intelligenza artificiale per identificare e sviluppare una linea comune”. Lo scorso novembre, il generale Groen annunciava il piano per un passaggio a “Jaic 2.0”, finalizzato ad affidargli un più ampio ruolo di coordinamento, aumentando e stabilizzando i contatti con le articolazioni della Difesa, approfondendo l’analisi del procurement e offrendo servizi di consulenza e assistenza alle varie Forze armate.

IL CONTESTO

Era settembre 2017 quando Vladimir Putin affermò che “chi svilupperà la migliore intelligenza artificiale diventerà il padrone del mondo”. Tre mesi prima, il Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese aveva rilasciato il Piano di sviluppo per una nuova generazione d’intelligenza artificiale (Aidp), identificando un obiettivo chiaro: diventare entro il 2030 il principale centro d’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale. Lo ha ricordato Lloyd Austin nel suo intervento al Summit della Nscai, rilanciando la sfida: “L’Ia è al centro della nostra agenda sull’innovazione”.

LA DETERRENZA INTEGRATA

Dunque, ha detto il capo del Pentagono, “stiamo rinnovando i nostri sforzi per prepararci a ciò che chiamerei il combattimento del futuro”. Se bisognerà combattere, ha aggiunto, “saremo pronti e vinceremo”. Prima però, l’impegno è a evitare il combattimento, e dunque a esercitare un’efficace deterrenza. Su questo Austin ha lanciato (annunciando altri dettagli nelle prossime settimane) il concetto di “integrated deterrence”. Si tratta di “usare il giusto mix di tecnologia, concetti operativi e capacità, tutti messi connessi in rete in un modo così credibile, flessibile e formidabile da non dare alcuna tregua all’avversario”. Di più: “deterrenza integrata significa lavorare a stretto contatto con partner e alleati, e usare le capacità attuali in modo differente”. Significa anche “investire nelle capacità cutting-edge del futuro, in ogni dominio di potenziale conflitto”.

LE INIZIATIVE

E così Austin ha passato in rassegna diverse iniziative nel campo dell’intelligenza artificiale. Sono circa 600 i progetti del Pentagono nel campo, compresi la “AI and data acceleration initiative” e il Project Salus, lanciato a marzo per avere uno strumento predittivo sull’andamento della pandemia. C’è anche il progetto Pathfinder, per un sistema basato su intelligenza artificiale che fonda insieme dati di diverse fonti (militari, commerciali e governativi) per offrire un quadro aggiornato in tempo reale sulle minacce aeree. E c’è anche l’Institute for nascent innovation consortium (In4m), annunciato a settembre dello scorso anno per riunire Pmi e startup e offrire una rete di problem-solving su temi tecnologici al Pentagono. “Siamo determinati – ha concluso Austin citando Biden – a sviluppare e dominare i prodotti e le tecnologie del futuro”.

×

Iscriviti alla newsletter