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Tutte la armi (navali) di Putin. Ecco la sfilata della Marina russa

La Marina russa ha sfilato sotto gli occhi del presidente Vladimir Putin nella baia della Neva, a San Pietroburgo. Oltre cinquanta unità navali, tra cui il sottomarino strategico a propulsione nucleare Knyaz Vladimir. “Abbiamo un arsenale invincibile”, ha detto Putin. A una settimana dall’ultimo test sul missile Zircon (oltre Mach 9), forte focus sull’ipersonica…

“Possiamo rilevare nemici sott’acqua, in superficie o in aria e prenderli di mira, se è necessario, con un attacco letale”. Parola di Vladimir Putin, presidente della Federazione russa, che ieri ha presenziato la parata militare per il 325esimo anniversario della sua Marina.

LA PARATA

Pur senza le consuete gradinate, eliminate in virtù delle misure restrittive imposte dal Covid-19, il pubblico si è comunque addensato intorno alla baia della Neva, a San Pietroburgo. In scena la tradizionale parata navale per l’anniversario della Marina. A seguire la sfilata il presidente Putin, prima in barca, poi a terra, intrattenutosi per le dichiarazioni ufficiali sotto la statua equestre di Pietro il Grande, fondatore della flotta, che domina la foce del fiume verso il Golfo di Finlandia, punto di ingresso russo verso le calde acque del Mar Baltico. A sfilare lungo il fiume oltre cinquanta tra navi e sottomarini.

GLI ASSETTI IN SCENA

C’era l’incrociatore missilistico Marshal Ustinov, già protagonista di diverse campagne nel Mediterraneo. C’era anche la fregata Admiral Kasatonov, anch’essa attiva negli ultimi anni nel Mediterraneo orientale. Debutto per il sottomarino strategico Knyaz Vladimir, prima unità della classe Borei, a propulsione nucleare e capace di lanciare missili balistici. In cielo circa quaranta tra velivoli ed elicotteri, compresi i caccia Su-33, Su-27 e Mig-29, velivoli impiegati dalla flotta del nord e monitorati di frequente dalle forze Nato quando impegnati a scortare altri aerei russi (con trasponder spento) in aree vicine a quelle di competenza dell’Alleanza.

LE PAROLE DI PUTIN

La Marina russa è in grado di sferrare “attacchi letali” contro obiettivi nemici sottomarini e aerei, ha detto Putin. Di più: “La nostra flotta ha tutto ciò di cui ha bisogno per garantire la protezione del nostro Paese e dei nostri interessi nazionali”. Secondo il presidente “possiamo rilevare nemici sott’acqua, in superficie o in aria e prenderli di mira, se è necessario, con un attacco letale”. La Marina russa, ha rimarcato il presidente, è dotata di un arsenale “invincibile”, comprensivo degli “ultimi sistemi d’arma ipersonici, i quali non hanno equivalenti nel mondo e che miglioriamo costantemente e con successo”.

IL TEST DEL MISSILE ZIRCON

Parole che fanno il paio con l’ultimo test, solo pochi giorni fa, del missile ipersonico da crociera Zircon, lanciato dalla fregata Admiral Gorshkov, dislocata nel Mar Bianco, bacino che si insinua nel nord ovest della Russia verso il Mare di Barents e le sempre più strategiche rotte dell’Artico. Il missile avrebbe con successo colpito l’obiettivo collocato a 350 chilometri di distanza, raggiungendo Mach 9, nove volte la velocità del suono (oltre tre chilometri al secondo), per una gittata dichiarata di mille chilometri. L’anno scorso la Difesa russa aveva annunciato altri due test simili, mai però con una velocità di Mach 9 (a ottobre 2020 si era raggiunta Mach 8). L’intelligence americana aveva riportato già nel 2015 i primi test sullo Zircon, seguiti da un altro più rilevante (in termini di distanza) a dicembre nel 2018. I piani ufficiali sono stati svelati da Putin a febbraio del 2019 durante il discorso annuale alla Duma. Il presidente confermò allora l’entrata in servizio del missile nel 2022.

L’ATTENZIONE PER L’IPERSONICA

Lo Zircon è tra le manifestazioni più evidenti dell’attenzione che la Russia sta dedicando alla missilistica ipersonica, considerata dagli esperti il vero “game changer” dei futuri scenari operativi. Alla fine del 2018 la Difesa russa testava l’Avangard, missile a planata ipersonica, capace di superare l’atmosfera come un missile balistico in fase ascendente, per poi rientrarvi a velocità ipersonica, cambiando traiettoria e aumentando di imprevedibilità. Anche in quell’occasione, Putin intervenne in prima persona per il test, annunciando l’ingresso in servizio entro il 2019. Si aggiungeva tra l’altro ai test eseguiti nei mesi precedenti sul missile da crociera ipersonico “invincibile” (il Khinzal, letteralmente pugnale), nonché sul missile balistico più che intercontinentale Satan 2.

L’ATTESA PER IL BERLGOROD (E I POSEIDON)

Intanto si attende l’ingresso in servizio del nuovo sottomarino a propulsione nucleare Belgorod, varato nel 2019, il primo in grado di trasportare i siluri strategici Poseidon, anch’essi a propulsione nucleare. Il Poseidon si configurerebbe come una sorta di drone (o piccolo sottomarino) capace di viaggiare in profondità e ad elevate velocità, trasportando testate nucleari o convenzionali. Il sottomarino Belgorod che li trasporterà (si dice fino a sei) potrebbe entrare in servizio quest’anno.

L’ESIGENZA RUSSA

Gli investimenti nella missilistica si legano alla volontà russa di mantenere elevate le capacità di deterrenza ricorrendo a un comparto che, tradizionalmente, assicura grandi ritorni sotto il profilo dell’efficacia, a fronte di un costo contenuto (rispetto ai complessi sistemi di difesa). Per la Russia si tratta di un arsenale variegato e già ampiamente testato, anche in scenari operativi. A giugno del 2017 un’unità navale russa lanciò dal Mar Caspio, contro postazioni dell’Isis in Siria, 26 missili Kalibr. Percorsero in quell’occasione circa 1.500 chilometri, volando a poche decine di metri di quota (restando dunque difficilmente individuabili dai radar) e accelerando nella fase finale del volo. I Kalibr sono missili da crociera dotati di capacità stealth, il cui sviluppo risale al tentativo sovietico di rispondere ai Tomahawk americani.

LE ACQUE DEL MAR NERO

Ciò vale in particolar modo per gli scenari marittimi. Mentre Putin assisteva alla parata di San Pietroburgo, una simile sfilata andava in scena nel porto di Sebastopoli, a cura della flotta del Mar Nero. Lì, solo poche settimane fa, la tensione è aumentata di colpo quando le agenzie di stampa russe hanno riportano l’esplosione di colpi di avvertimento (da motovedette e jet) contro il cacciatorpediniere britannico HMS Denfender, impegnato in attività nell’area nell’ambito del viaggio verso l’Indo-Pacifico del Carrier Strike Group della Royal Navy guidato dalla portaerei Queen Elizabeth. Nel giro di mezz’ora la Difesa del Regno Unito ha smentito i fatti, ma intanto il rischio d’escalation ha fatto il giro del mondo, annoverabile a posteriori tra le manovre informative a cui spesso ricorre il Cremlino nelle aree più calde del globo.

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