Dopo l’Agenzia cyber, serve una rinfrescata alla legge sull’intelligence, ha dichiarato il sottosegretario Mulè. Pagani (Pd), Perego di Cremnago (Fi) e Tofalo (M5S) spiegano a Formiche.net da dove iniziare, come procedere e in quali tempi approvare un’eventuale riforma
Dopo l’istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che dopo il via libera della Camera è attesa nei prossimi giorni per la discussione al Senato, serve mettere mano alla legge 124 del 2007 che ha ristrutturato i nostri servizi segreti, ha dichiarato Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, in un’intervista a Formiche.net. È un “problema”, ha detto, che “dev’essere ricondotto a livello governativo: su questo, come su tante altre leggi, ritengo sia necessario passare una mano di vernice per dargli una bella rinfrescata”.
Parole che hanno riacceso i riflettori su un tema molto discusso da anni e che trovano concordi gli onorevoli Alberto Pagani del Partito democratico, Matteo Perego di Cremnago di Forza Italia e Angelo Tofalo del Movimento 5 stelle, tutti e tre membri della commissione Difesa della Camera.
“In questi ultimi anni, nel dibattito parlamentare, è emersa in maniera trasversale l’esigenza di un efficace aggiornamento” della legge, spiega Tofalo, ex sottosegretario alla Difesa e già membro del Copasir nella scorsa legislatura, a Formiche.net. “Infatti, dopo la prima norma del lontano 1977, la 801, ci sono voluti 30 anni per arrivare con grandi difficoltà ma con larga condivisione alla legge 124 del 2007, strumento che oggi necessita di dovute migliorie anche rispetto al contesto attuale”.
Pagani evidenzia che “la 124 è una legge speciale, approvata dal Parlamento in maniera bipartisan, dopo un percorso serio di confronto e condivisione. Sicuramente”, continua parlando con Formiche.net, “c’è bisogno di rivederla e aggiornarla, perché sono passati ormai 14 anni dall’approvazione e sono cambiate molte cose da allora, sia nel quadro normativo che nella realtà esterna. Tuttavia, bisogna evitare di fare forzature e creare pericolosi precedenti nel metodo con cui si interviene sula normativa relativa alla sicurezza nazionale. Sono favorevole ad aprire un confronto politico nella maggioranza e con l’opposizione e a cercare una condivisione ampia sulle modifiche che possono migliorare la legge, se questo sarà possibile farlo non lo so. Nessuno lo sa, se non ci si prova”.
I PUNTI PRINCIPALI DA RIFORMARE
Pagani individua poi tre priorità: “armonizzare meglio la normativa con la legge che stiamo approvando per istituire l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale”; “ridefinire le modalità e gli strumenti con cui si fa intelligence economica, che sono ora divisi tra servizio interno ed esterno e andrebbero, a mio avviso, coordinati in maniera più strutturata ed efficace per difendere il Paese nel tempo della guerra economica di tutti contro tutti”; infine, “aprire il sistema a modalità di raccolta informativa Humint sotto copertura più simile a quelli adottati dalle principali agenzie di intelligence di tutto il mondo”.
È “necessaria” una revisione anche secondo Perego di Cremnago. Lo è, spiega, “alla luce di un presupposto: la dicotomia interno-esterno è superata dall’attualità. Ciò che serve oggi è una più accentuata verticalizzazione. Proprio per questo noi di Forza Italia”, prosegue raggiunto da Formiche.net, “avevamo proposto l’istituzione di una nuova architettura preposta alla sicurezza nazionale che, ispirandosi al modello statunitense, introducesse un dipartimento per la Sicurezza della Repubblica estendendo così la delega che oggi è del sottosegretario Franco Gabrielli”.
Secondo il deputato forzista c’è anche un risvolto più ampio. “Una revisione è fondamentale al fine di favorire scelte di indirizzo strategico e geopolitico che sono mancate e ci sono costate care. Basti pensare ai casi che riguardano Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto”, aggiunge toccando il tema dell’export militare.
Sul superamento della distinzione tra interno ed esterno, Pagani parla di “tema di cui si può discutere”. Ma prosegue: “Non so se ci sono le condizioni politiche per apportare una modifica strutturale così profonda e radicale. Io comunque sono molto scettico sulla proposta di creare un’agenzia unica, per non dire che sono proprio ostile”. Al contrario, sostiene l’onorevole dem, si può cambiare piano di analisi: “un nuovo sistema duale potrebbe basarsi sulla distinzione tra attività difensiva, di homeland security, e attività più invasive, di raccolta informativa all’estero”. In alternativa, continua Pagani, “si potrebbe distinguere tra le attività humint e osint da un lato e attività tecnologiche, sigint geoint e cyber-intelligence dall’altro. In entrambi casi, sarebbe indispensabile ripensare completamente le modalità di coordinamento che ora sono in capo al Dis, che diventerebbe fondamentale per l’attività quotidiana, non sporadico e formale”.
Il deputato dem aggiunge ancora: “Questo comporterebbe la necessità di reintrodurre nel sistema della sicurezza nazionale il lavoro dell’intelligence militare del II reparto dello stato maggiore della Difesa, che è svolto a supporto delle missioni militari all’estero”. Posizione sostenuta anche da Perego di Cremnago: “Nella nuova architettura dell’intelligence servirebbe una maggiore integrazione della Difesa attraverso il Reparto informazioni sicurezza”, ha dichiarato.
È per queste ragioni e questa complessità, chiosa Pagani, che “non si tratterebbe di una rinfrescata alla legge, ma di una vera e propria rivoluzione organizzativa. E non sono affatto convinto che ci siano le condizioni politiche per farla in questa fine di legislatura. Tuttavia, non bisogna escludere nulla a priori. Facciamo come a poker: vedo”.
TEMPI, OSTACOLI E DIBATTITO PARLAMENTARE
Come procedere? Tofalo lancia una proposta sul percorso per la riforma: “Considerando che manca poco più di un anno e mezzo al termine della XVIII legislatura, potrebbe essere utile e significativo avviare un percorso di riflessione che veda coinvolte tutte le forze politiche parlamentari supportate dai principali think thank italiani, penso ad Intelligence Collettiva, Fondazione Icsa, Europa Atlantica, Farefuturo e altri”. Coinvolgendo “mondo accademico e alti profili che hanno in passato conosciuto il comparto intelligence per esperienza diretta”, aggiunge, “si potrebbe avviare una progettualità di lavoro al fine di lasciare in eredità al futuro parlamento una riflessione seria, concreta e puntuale ma soprattutto largamente condivisa”.
La proposta del pentastellato Tofalo trova una sponda nel dem Pagani. “Credo che sia giusto allargare ed ascoltare, certo. Ovviamente si tratta di una giusta è importante istruttoria, tanto più necessaria quanto più è profonda l’innovazione che si vorrebbe apportare”, spiega. “Poi le leggi le deve fare il Parlamento, magari chiedendo al governo di svolgere una parte attiva, o di assumere l’iniziativa. In ogni caso aprire un confronto largo può essere utile anche per il futuro, nel caso la riforma del comparto si faccia la prossima legislatura”.
Perego di Cremnago invita a ritmi più serrati. La revisione va fatta “entro la fine di questa legislatura. Se non ora, con Mario Draghi a Palazzo Chigi, quando?”