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Rilanciare la cura delle malattie non-Covid. L’impegno di Johnson Medical Italia

Bisogna riacquisire i livelli di cura e screening ante Covid. Lo spiega Johnson & Johnson durante l’evento “La Mia Salute Non Può Aspettare”, dove è stato presentato il decalogo per il rilancio dei trattamenti. La pandemia, ha spiegato Silvia De Dominicis, ha creato un’occasione per migliorare il sistema sanitario, non fermandosi solo alla sua ripresa

Tornare alla cura. Questa è la parola d’ordine nella campagna lanciata da Johnson&Johnson Medical Italia, creata al fine di sensibilizzare il ritorno agli screening. Nell’evento “La mia salute non può aspettare”, con cui si ufficializza questo impegno, si sono analizzati i dati forniti dalla Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per La Medicina basata sulle Evidenze) e da Elma research. L’iniziativa è stata promossa in collaborazione con Johnson&Johnson Medical Italia, leader italiano nel settore dei dispositivi medicali, ha promosso l’iniziativa in collaborazione con Associazioni di pazienti, Società scientifiche e Organizzazioni professionali. Sul sito dell’iniziativa, i cittadini troveranno i documenti riguardanti la campagna.

LE MANCANZE CREATE DALLA PANDEMIA

A fronte della pandemia vi è stata una drastica interruzione delle cure ordinarie. Secondo i dati offerti dalla fondazione Gimbe, il calo delle prestazioni di specialistica ambulatoriale nel 2020, rispetto al 2019, ammonta a 144,5 milioni di euro. A essere maggiormente colpiti sono gli esami di laboratorio, con un declino del 62,6%, seguiti dalla diagnostica, meno 13,9%, dalle visite, con una perdita del 12,9% e le aree riabilitative e terapeutiche, rispettivamente in calo del 5,8% e del 4,9%. “I dati analizzati mostrano come in tutte le regioni si sia registrata una notevole riduzione degli interventi chirurgici soprattutto di quelli programmati, anche in aree, come quella oncologica, dove la tempestività dell’intervento è fondamentale per la prognosi del pazienti” — ha commentato Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe — “Tutta l’attività di chirurgia d’elezione è stata notevolmente sacrificata. L’impatto sulla salute rischia di essere rilevante, anche se difficile da stimare, e potrebbe riguardare molti pazienti”.

I numeri evidenziati pongono in allerta le Associazioni di Pazienti e le Società scientifiche. Secondo Pierluigi Marini, Presidente di ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani), il focus dato alla pandemia ha generato una riduzione di circa l’80% dell’attività chirurgica elettiva e, in alcune realtà fino al 35% di quella in urgenza. Lacune confermate anche dal sondaggio effettuato dalla Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche. In questo settore, si è visto come, tra il 2019 e il 2020, siano drasticamente calati gli interventi di chirurgia bariatrica (-32,1%).

LA RIPARTENZA DELLE CURE

Considerato lo scenario delineato dalle ricerche effettuate, Johnson & Johnson, in collaborazione con le associazioni di pazienti, le Società scientifiche e le Organizzazioni personali, ha presentato dieci punti con la quale riprendere il processo di cura e screening. Questi si organizzano in cinque obiettivi a breve termine e cinque sul lungo periodo, presentando però temi congiunti e focali quali: il rafforzamento della telemedicina e del Sistema sanitario nazionale, l’organizzazione di una rete solida e il corroboramento del territorio. Alla luce dei punti presentati Silvia De Dominicis, amministratore delegato di Johnson&Johnson Medical Italia, ha tirato le conclusioni dell’incontro:

 “La pandemia ha portato alla luce l’urgenza di ridefinire il concetto di cura attorno alle esigenze dei pazienti e la necessità di ottimizzare le risorse del sistema sanitario per migliorare gli standard di cura e quindi curare un maggior numero di cittadini. Insieme abbiamo riflettuto sulla sanità digitale, come opportunità per immaginare nuovi luoghi di cura anche virtuali e come punto di partenza per fare leva sui dati e sull’intelligenza artificiale al fine di assicurare appropriatezza terapeutica e equità di trattamento”


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