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Il ritiro dall’Afghanistan e il ruolo di Guerini. Il commento di Tricarico

Silenzio politico sul ritiro dall’Afghanistan? No, se c’è un ministro con il quale non ce la si può prendere è Lorenzo Guerini. Riceviamo e pubblichiamo il commento del generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa

Se c’è un ministro con il quale non ce la si può prendere per l’impegno e la professionalità con cui sta gestendo la Difesa, questi è Lorenzo Guerini. Le critiche rivolte, pur senza nominarlo, a lui e al mondo della politica da Domenico Rossi, un generale prestato per un breve periodo a quel mondo, sono francamente eccessive, certamente ingenerose e sicuramente fuorvianti.

Questo generale, in un messaggio che sta ampiamente rimbalzando sui social anche in questi giorni, ha lamentato l’insensibilità di esponenti politici e militari di vertice per non aver accolto con gli onori del caso il contingente operativo italiano al suo rientro dall’Afghanistan: “Il Comandante della Brigata Folgore… è da poco rientrato in Italia, senza che nessuna autorità militare e\o politica di adeguato livello sia stata presente a riceverli”, lamenta Domenico Rossi nel suo lungo rimbrotto consegnato ai media.

Parole eccessive dicevo, perché Rossi omette – spero involontariamente – di dire che il Ministro Guerini, accompagnato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, era già volato l’8 giugno in Afghanistan per rimarcare di persona nella cerimonia dell’ ammainabandiera il significato profondo del particolare momento. “Oggi ho la possibilità di ringraziarvi pubblicamente e solennemente per ciò che voi ed i contingenti che vi hanno preceduto avete fatto in Afghanistan per la stabilità internazionale per la nostra sicurezza e per il sostegno alle autorità ed al popolo afgano”, aveva tra l’altro detto ai nostri soldati dopo che sulle note del silenzio erano stati resi gli onori ai 53 caduti.

Critiche ingenerose perché rivolte a un ministro che sta interpretando il suo ruolo come pochi altri prima di lui, nella mia lunga carriera mi vengono in mente solo un paio di nomi che possano reggere il confronto. Mi sarebbe piaciuto invece leggere qualche pensiero critico quando qualche predecessore di Guerini ha tentato di mettere in discussione lo stesso senso fondante della forze armate, vagheggiando una riconversione dello strumento militare in qualcosa di simile ad un’istituzione di protezione civile o quando sempre quel qualcuno non esitava un attimo a strizzare l’occhio ai sedicenti neonati sindacati in cerca di legittimazione. Tanto per citare gli esempi più recenti.

Parole fuorvianti infine perché, per come sono state formulate, lasciano tuttora pensare – è di ieri 10 luglio un ampio articolo di stampa che recepisce appieno le lagnanze del generale – che il termine missione in Afghanistan sia passato inosservato nel mondo politico istituzionale, ma abbiamo visto che non è stato così, che una cerimonia solenne ne ha sottolineato il valore, che le parole del ministro e del vertice della difesa sono state le più giuste per una occasione del genere.

Non so se le esternazioni del generale nascondano altri obiettivi, ma per certo si sono prestate a strumentalizzazioni di parte, lo ho desunto dalle simpatie politiche di chi si è attivato sui social per divulgare le critiche di Domenico Rossi: al quale vorrei amichevolmente ricordare che, anche da una posizione di “pensionati”, ci si deve adoperare affinché le forze armate restino fuori dalla rissa delle perpetue competizioni elettorali ed affinché il privilegio del libero pensiero proprio della nostra condizione possa essere utile a stimolare sopratutto chi, poco familiare con il nostro mondo, cerca di piegarlo alla linea politica del partito di appartenenza ed alle sue astruse declinazioni.



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