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Sudafrica, un’Apartheid rovesciata. Il commento di Zacchera

Il Sudafrica sta affrontando la peggiore crisi degli ultimi decenni, dopo che le proteste per l’incarcerazione dell’ex presidente Jacob Zuma, hanno portato a una spirale di violenza e saccheggi. Le manifestazioni iniziate il 10 luglio si sono trasformate in disordini diffusi anche per sottolineare la disuguaglianza e la povertà che scuotono il Paese, con migliaia di aziende che sono state saccheggiate o costrette a chiudere i battenti per paura delle violenze

Ogni giorno dell’anno è praticamente dedicato a qualcuno, a qualche patologia o a qualche movimento, forse pochi sanno che il 18 luglio è stato dedicato a Nelson Mandela, l’ex presidente del Sudafrica nato in questo giorno nel 1918 e all’uscita del Sudafrica dall’Apartheid.

Stupisce leggere quest’anno le dichiarazioni di sua figlia Makaziwe Mandela che in occasione della giornata internazionale intitolata al padre ha pesantemente attaccato l’African National Congress (il partito in cui Mandela si era sempre identificato) richiamando l’attenzione del mondo sulla difficile situazione sudafricana. Dal 1994 il Sudafrica è infatti controllato appunto dall’Anc ma sta sprofondando in una situazione sempre più difficile ed è dominato dalla corruzione che contraddistingue la politica e la gestione del Paese.

Tra l’altro – al termine di una lunga vicenda giudiziaria – si è arrivati recentemente all’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma che aveva raccolto il potere dopo Mandela rimanendo in carica come presidente sudafricano dal 2009 al 2018.

L’arresto di Zuma, motivato dall’accusa di frodi e corruzione, ha scatenato la piazza tanto che nei giorni scorsi il governo sudafricano è stato costretto a dispiegare oltre 20.000 soldati per supportare la polizia nella gestione delle proteste scoppiate a seguito dell’incarcerazione dell’ex presidente. Nei disordini che ne sono consegui il bilancio delle vittime è salito – secondo il governo – ad almeno 200 morti.

Con uno dei più grandi schieramenti di truppe dalla caduta del governo della minoranza bianca nel 1994, l’esecutivo ha riferito che 10.000 soldati erano diventati operativi dalla mattina del 15 luglio e che anche la Forza di Difesa Nazionale sudafricana ha stanziato tutte le sue unità di riserva che contano 12.000 effettivi.

Una situazione di ordine pubblico e di crisi economica incandescente, peggiorata dalla grande diffusione del Covid, ma contraddistinta da una corruzione diffusa e una crisi che ha coinvolto i vertici dello stato.

Inoltre, per ingraziarsi e calmare la popolazione, in questi anni si sono moltiplicate da parte dei vari governi Anc – a sua volta oggetto di numerose scissioni – la concessione di “bonus” e benefici ai propri sostenitori che in pratica rappresentano ora la principale se non l’unica fonte di reddito per milioni di persone, con una conseguente caduta della produzione in tutti i settori. Secondo le agenzie internazionali nei tumulti dei giorni scorsi sono state arrestate più di 2.200 persone, anche se il ministro ad interim alla presidenza, Khumbudzo Ntshavheni, in una conferenza stampa ha assicurato che ora Johannesburg è “relativamente calma”. Tuttavia, nella provincia di KwaZulu-Natal, epicentro delle violenze, il ministro ha affermato che “la situazione rimane instabile, ma molto migliorata e in movimento verso la stabilità”.

Il Sudafrica sta comunque affrontando la peggiore crisi degli ultimi decenni, dopo che le proteste per l’incarcerazione dell’ex presidente Jacob Zuma, hanno portato a una spirale di violenza e saccheggi. Le manifestazioni iniziate il 10 luglio si sono trasformate in disordini diffusi anche per sottolineare la disuguaglianza e la povertà che scuotono il Paese, con migliaia di aziende che sono state saccheggiate o costrette a chiudere i battenti per paura delle violenze.

Finora oltre 200 centri commerciali in tutto il Paese sono rimasti chiusi a causa delle violenze, dopo che i beni esposti- dalle scorte di cibo e medicine alle TV a schermo piatto – erano stati rubati durante incendi e saccheggi. Scarseggiano intanto anche i beni di prima necessità e lunghe code davanti ai negozi sottolineano i pesanti contingentamenti imposti dalle autorità sui beni di prima necessità.

Pochi in Italia seguono le vicende di questa parte del continente africano che negli ultimi decenni ha visto al potere la maggioranza nera, ma è poi (o conseguentemente) precipitato in una grave crisi economica e di sicurezza tanto che ha visto allontanarsi una percentuale importante dei suoi cittadini bianchi, soprattutto i più giovani e professionalmente preparati, mentre la Cina ha acquistato aziende, miniere e una miriade di attività commerciali, controllando oggi l’economia di buona parte del Paese.

La comunità bianca si sente accerchiata, negli anni si sono moltiplicati gli attacchi alle fattorie isolate e soprattutto nelle zone boere cresce la protesta del “Boer Lives Matter”, il movimento che vuole tutelare la minoranza bianca che – se pur rappresenta ormai solo meno del 10% della popolazione – controlla ancora parte dell’economia e dei territori agricoli più produttivi.

È d’altronde fallita la riforma agraria con il conseguente spezzettamento delle proprietà assegnate ai neri che anziché favorire la coesione nazionale ha sottolineato le divisioni etniche e tribali con accuse di corruzioni e favoritismi.
Difficile per chi non segue queste vicende rendersi conto che il Sudafrica è una nazione molto complessa e che raccoglie lingue, popoli, religioni, etnie profondamente diverse e da sempre in contrasto tra di loro. Il periodo di supremazia bianca, che è durato oltre trecento anni, a loro volta divisi tra anglofoni e boeri, aveva sicuramente conculcato i diritti dei neri, ma aveva portato il Sudafrica alla guida economica del continente mentre oggi il paese sta sprofondando nel caos più totale e la povertà ha coinvolto la grande maggioranza degli abitanti, oltre ad un visibile decadimento delle infrastrutture.

Mentre si susseguono le scelte esteriori di rottura sul passato (dal cambio dei nomi delle città a riforme costituzionali prettamente anti-bianche) la realtà è fatta di una povertà sempre più diffusa e da una violenza incredibile che cresce incontrollata in tutto il Paese.


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