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L’Ue ripensa alla sua strategia sulla Cina? Di nuovo? Le parole di Borrell

“Dopo l’estate presenterò un rapporto sulle nostre relazioni con la Cina, per valutare se l’attuale strategia deve essere rivista”, ha spiegato l’Alto rappresentante. Pechino in pressing su alcuni Paesi. Ma Bruxelles può permettersi di cambiare postura?

Che cos’è cambiato da aprile tra Unione europea e Cina? Lo stop all’accordo sugli investimenti, il G7, il summit Nato e l’incontro tra il presidente statunitense Joe Biden e i vertici europei: questi, tra tanti, i segnali di un riallineamento transatlantico, anche sulla Cina.

A fine aprile la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell avevano scritto ai leader dei 27 Stati membri spiegando che “Unione europea e Cina hanno divergenze fondamentali, destinate a permanere nell’immediato futuro e non vanno messe sotto il tappeto”. Il tutto a corredo di un rapporto report per il Consiglio europeo in cui si nota che Pechino “ha proseguito la svolta autoritaria” e si conclude che non c’è bisogno di aggiornare il documento “Ue-Cina: un outlook strategico” pubblicato dalla Commissione europea a marzo 2019 in cui l’Unione europea definiva la Cina un “rivale sistemico” che promuove un modello di governance globale diverso e non più un “partner strategico” come in passato. Inoltre, la dipingeva come un “competitor economico” nel tentativo di trovare un equilibrio di interessi nella gara per la leadership mondiale in ambito tecnologico.

Ora, però, qualcosa è cambiato. “Dopo l’estate presenterò un rapporto al Consiglio europeo, insieme alla Commissione, che analizzerà le nostre relazioni con la Cina, per vedere se l’attuale strategia deve essere rivista”, ha dichiarato Borrell, che a inizio mese ha incontrato l’omologo cinese Wang Yi in Uzbekistan, al quotidiano spagnolo El País.

Secondo due fonti diplomatiche citate Politico l’Unione europea è sotto pressione da Pechino, così come alcuni dei 27 Paesi membri, per cancellare l’espressione “rivale sistemico”. Borrell non ha spiegato se questa parte verrà analizzata ma si è concentrato sugli aspetti economici. “Indipendentemente dal fatto che abbiamo opinioni molto diverse su Hong Kong o sugli uiguri, quello che [l’ex presidente statunitense Donald] Trump ha chiamato decoupling economico con la Cina è qualcosa che è fuori dalle nostre intenzioni e contrario ai nostri interessi”, ha dichiarato.

Ma l’Unione europea può spingersi oltre “rivale sistemico”, “competitor economico” e “partner negoziale”? Un interrogativo che difficilmente potrà trovare risposta prima delle elezioni tedesche di settembre con cui calerà il sipario sulla stagione di Angela Merkel e sulla sua special relationship con il presidente cinese Xi Jinping.

Per questo, visto anche il rinnovato feeling transatlantico con l’arrivo Joe Biden alla Casa Bianca, c’è molto prudenza a Bruxelles quando si pensa di riaprire il file. Perché se davvero l’Unione europea non potesse permettersi di spingersi oltre le definizioni attuali, allora rimetterci mano potrebbe non significare altro che ammorbidirle.


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