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Così l’Italia sale a bordo del New Space (con gli Usa). Parla Vittori

Conversazione con Roberto Vittori, astronauta e generale dell’Aeronautica militare, sul contratto assegnato dall’azienda americana Axiom Space a Thales Alenia Space. È l’Italia che sale a bordo del New Space, una strada da percorrere anche verso la Luna (e oltre)

L’Italia sale a bordo del New Space, sfruttando il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e soprattutto la sua eccellenza manifatturiera nel segmento dei moduli pressurizzati. È così che il generale e astronauta Roberto Vittori commenta a Formiche.net il contratto da 110 milioni che l’azienda texana Axiom Space ha assegnato ieri a Thales Alenia Space. La joint venture realizzerà a Torino due moduli pressurizzati per la futura stazione spaziale commerciale, destinata a sostituire l’attuale Iss.

Generale, il cosiddetto New Space è arrivato anche in Italia. È così?

Il New Space è la dimensione che permette agli Stati Uniti di essere all’avanguardia nel contesto spaziale internazionale. È un’equazione positiva che deriva dalla capacità d’innovazione degli attori privati, veri protagonisti oggi della leadership americana oltre l’atmosfera. In tal senso, è particolarmente significativo che gli attori privati statunitensi vengano a cercare la nostra capacità di manifattura.

Come fu per i moduli della Stazione spaziale internazionale…

Sì. Lo ricordiamo spesso, ma vale la pena sottolinearlo ancora una volta. Nel 1998 il governo italiano investì circa 500 miliardi delle vecchie lire per dare all’industria italiana a Torino la capacità di realizzare moduli pressurizzati. Ci fu dunque il famoso memorandum of understanding tra Nasa e Agenzia spaziale italiana (Asi) per i moduli Mplm, in seguito al quale Alenia Spazio (poi divenuta Thales Alenia Space Italia) ha avuto la possibilità di realizzare i moduli di trasporto logistico, i Cygnus, insieme all’attuale Northrop Grumman.

Quale è il messaggio per lo Spazio italiano che arriva dal contratto assegnato a Thales Alenia Space?

Prima di tutto, la notizia di oggi sottolinea ancora una volta come tale capacità permetta all’Italia di essere tra i protagonisti dello Spazio internazionale. Axiom Space, chiamata a realizzare la futura stazione commerciale nell’orbita terrestre, ha guardato alla capacità della manifattura industriale italiana. Dimostra che il settore dei moduli pressurizzati, seppur di nicchia, ha tutt’ora un potenziale estremamente significativo per il nostro Paese. A questo punto, vale riflettere sulla possibilità di specializzare ulteriormente la capacità della nostra industria su questo segmento.

Fa riferimento ai progetti che puntano alla Luna?

Sì. Faccio riferimento ai moduli abitativi in condizioni di parziale gravità per la superficie lunare, al concetto di “foundation habitat” e di “shelter”, ingredienti fondamentali della futura colonizzazione del nostro satellite naturale. L’Italia potrebbe (e dovrebbe) avere un ruolo di leadership. Ovviamente abbiamo notevoli capacità in altri segmenti, come le piattaforme satellitari e i lanciatori. Tuttavia, quella sui moduli pressurizzati è l’unica capacità davvero vitale, capace di assegnare al nostro Paese una chiara identità a livello internazionale. Il contratto da Axiom Space lo dimostra.

Si può dire che l’Italia approda al New Space passando dagli Stati Uniti?

È sicuramente una chiave di lettura. I protagonisti del New Space sono attori privati, che naturalmente tendono a cercare partner e mercati al di fuori degli Stati Uniti. La tipologia di interazione tra Axiom e Thales Alenia Space dimostra che l’approccio corretto da parte dell’Europa, e dell’Italia in particolare, è aprire a nuove forme di collaborazione con gli Usa, evitando atteggiamenti di inutile protezionismo. Si tratta di offrire complementarietà agli Stati Uniti.

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