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Altro che antiamericanismo, occhio alla Cina! Scrive Rotondi

O l’Occidente (Europa, America) si salda in un fronte unico, e impone al mondo unità di intenti in materia di transizione ecologica, o sarà la catastrofe non solo ambientale, ma anche – e prima ancora – economica e sociale. Questo è lo scenario su cui dovremmo riflettere. Altro che rispolverare l’antiamericanismo viscerale. Il commento di Gianfranco Rotondi

La vicenda afgana presenta infinite sfaccettature, tutte meritevoli di commenti più qualificati del mio. Sono anch’io – come Di Maio – in costume da bagno, e non mi va di pontificare su questioni più grandi della mia competenza. Una cosa però posso dirla tranquillamente, perché è lampante come una chiacchiera da ombrellone: destra e sinistra hanno colto l’occasione per slatentizzare una loro inguaribile malattia infantile, l’antiamericanismo.

Non è parso vero, ai nipotini di Almirante e Berlinguer, che sono peraltro quelli che amano postare i ritratti appaiati dei due monumenti della destra e della sinistra, come se fossero la stessa cosa, la stessa storia. Perché in fondo destra e sinistra hanno in Italia alcuni tratti storici comuni: l’avversione per il cattolicesimo politico, l’Occidente, per l’America, insomma per quella cornice di valori, scelte, culture che hanno fatto di loro gli sconfitti della storia.

Ed eccoli qua tutti pimpanti a postare la deplorazione per le scelte americane, per gli errori di ieri, o di oggi, fa lo stesso. I più arditi si sono spinti a scrivere che Biden ha sepolto la Nato e l’Onu. Abbiamo letto anche questo. Il vecchio Sullo ci spiegava che la Resistenza è una storia meravigliosa e nobile, ma in parte leggendaria: “la libertà ci è stata porta sulla punta delle baionette degli americani” ammoniva Sullo, che la Resistenza l’aveva fatta davvero.

Oggi camerati e compagni ci spiegano che “la democrazia non si esporta”, come se la nostra l’avessero veramente fondata i loro avi ideologici. Ma lasciamo perdere la storia. Oggi l’Occidente combatte una nuova battaglia epocale: la transizione ecologica. Ci sono Paesi-quelli occidentali, appunto – che si accingono a smantellare le filiere produttive fondate sul carbone, come è giusto che sia in ossequio alle necessarie opzioni internazionali in materia di riconversione ecologica. Ma ci sono Paesi che se ne fregano altamente della transizione ecologica. Sono gli stessi che già calpestano i diritti umani e sociali dei lavoratori, e trasformano la loro arretratezza sociale in un fattore di concorrenza con i competitori occidentali. Ogni riferimento alla Cina è puramente voluto.

O l’Occidente (Europa, America) si salda in un fronte unico, e impone al mondo unità di intenti in materia di transizione ecologica, o sarà la catastrofe non solo ambientale, ma anche – e prima ancora – economica e sociale. Questo è lo scenario su cui dovremmo riflettere. Altro che rispolverare l’antiamericanismo viscerale.

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