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Berlusconi incontra Salvini. Quale centrodestra? La bussola di Ocone

Fra gruppo unico e partito “largo”: per il centrodestra è l’ora della verità. Le questioni sul tappeto nell’incontro di oggi nella bussola di Corrado Ocone

Per il centrodestra, per le forze di governo e di opposizione che lo compongono, è giunta l’ora della verità. Metabolizzato il cambio di guardia a Palazzo Chigi, si tratta ora non solo di cominciare a prepararsi per il dopo Draghi ma anche di affrontare nel migliore dei modi possibile i vari banchi di provi politici dei prossimi mesi: dall’importante tornata amministrativa di ottobre all’elezione del nuovo capo dello Stato a gennaio, fino alla prova suprema delle elezioni politiche.

Nonostante le frizioni che il governo Draghi ha creato nei rapporti fra i partiti anche a destra, la coalizione tutto sommato tiene. Anche se non è ancora ben chiaro come si strutturerà al suo interno. In questa situazione, l’incontro di stasera a Villa Certosa fra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è molto significativo e non potrà che portare a qualche primo ma importante chiarimento.

In verità, è stato proprio il Cavaliere, forte della sua esperienza e del suo carisma, a delineare la cornice in cui ci si dovrà muovere, con un’alleanza a due livelli: una più organica fra Forza Italia e Lega; un’altra altrettanto forte ma meno strutturata (e più finalizzata alle prove elettorali) fra i primi due partiti, da una parte, e Fratelli d’Italia, dall’altra. Questo schema ovviamente, come ha subito intuito Berlusconi che in qualche modo se ne è fatto garante, va gestito molto bene per non farlo sembrare ed essere punitivo per il partito di Giorgia Meloni, fra l’altro proprio in un momento in cui i consensi per esso sembrano aumentare costantemente (anche per il fatto di essere l’unica forza politica di rilievo all’opposizione, peraltro collaborativa e “responsabile”, del governo in carica).

Le questioni sul tappeto nell’incontro di oggi concerneranno soprattutto natura e limiti dell’alleanza fra i partiti di Berlusconi e Salvini (ormai entrambi “centristi” e “liberali”). L’ipotesi del partito unico, sembra per il momento prematura: ci si arriverà, se ci si arriverà, a tappe. La prima dovrebbe essere l’unificazione, già a settembre, dei due gruppi parlamentari, che avrebbe anche un effetto diretto sull’incidenza sull’attuale governo, ove le posizioni del centrodestra avrebbero (nella misura in cui è possibile con Draghi) più forza contrattuale e incisività.

Il secondo passaggio, sicuramente più problematico, potrebbe essere quello della presentazione di liste comuni alle prossime elezioni. Un passaggio propedeutico alla nascita, appunto, di un solo partito. Le difficoltà da superare in questo caso sono di due tipi: da una parte, Berlusconi dovrebbe convincere chi nel suo partito recalcitra di fronte ad una soluzione del genere; dall’altra, l’operazione non dovrebbe assumere le sembianze di una “annessione”, nonostante che i rapporti di forza fra Lega e Forza Italia tenderebbero a farla parere tale. Quanto al partito unico “largo”, cioè comprendente anche i meloniani, sul modello dell’OLD Party americano, ipotesi che piace particolarmente a Berlusconi, essa sembra francamente difficile allo stato attuale.

Con tutta questa partita, si intersecherà comunque l’altra e fondamentale dei rapporti a livello europeo di chi di fatto si candida a guidare presto il nostro Paese. I rapporti e la capacità tattico-strategica del Cavaliere molto potranno servire anche in questo caso. In definitiva, quello che è evidente è che il centrodestra, convenienze a parte, si sta muovendo in una direzione che, più in generale, tende a razionalizzare e semplificare il frastagliato campo politico italiano. È un movimento perciò da assecondare, anche perché non è qualcosa di artificiale o creato a tavolino ma fotografa perfettamente l’esistenza di due anime ideali diverse ma concordanti nella vasta area politica degli elettori non di sinistra.

Indubbio è altresì che la vera prova del nove della tenuta di un equilibrio così dialettico sarà l’elezione del successore di Sergio Mattarella. Non è difficile infatti immaginare che le sirene che cercheranno di dividere con il loro canto suadente si metteranno all’opera, per l’occasione, con raffinato e spregiudicato cinismo. Se non sortiranno nessun effetto, se il centrodestra si manterrà coeso, nessun obiettivo futuro sarà precluso o impossibile per esso.


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