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G20 Digitale? L’Italia è l’hub naturale per la connettività sottomarina. Parla Ascani

Il cavo Blue Raman (Google-Sparkle) rappresenta “un’iniziativa preziosa per il nostro Paese”, spiega la sottosegretaria al Mise a “Formiche” a margine del G20 innovazione di Trieste

Se i dati sono ciò che di più prezioso abbiamo da proteggere nel XXI secolo, e ce l’ha ricordato a caro prezzo il recente attacco ai sistemi informatici della Regione Lazio, i cavi sottomarini rappresentano “l’asset più strategico del XXI secolo”. È quanto ha spiegato Anna Ascani, vicepresidente del Partito democratico e sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico, introducendo il webinar “Submarine networks: the infrastructure of a global connection” organizzato dal Mise alla vigilia del G20 dedicato all’innovazione e trasformazione digitale cui ha dato il via oggi a Trieste il ministro Giancarlo Giorgetti.

Al webinar targato Mise hanno preso parte, tra gli altri, Elisabetta Romano, amministratore delegato di Sparkle, Jayne Stowell di Google Global Submarine Networks, e Alain Biston, amministratore delegato di Alcatel Submarine Networks.

A oggi sono operativi circa 900.000 chilometri di cavi sottomarini, circa 22 volte la lunghezza dell’equatore. Da queste reti passa il 97% del traffico internet e 10.000 miliardi di dollari di transazioni finanziarie ogni giorno. Come ha spiegato Manlio Di Stefano, sottosegretario al ministero degli Esteri, “basta guardare la mappa dei cavi per rendersi conto che l’Italia è uno snodo cruciale”. Sui fondali del Mediterraneo sono stati posati due collegamenti sottomarini fondamentali per lo scambio dell’energia dell’area: tra Sardegna e Lazio la linea elettrica da 1.000 MW più lunga al mondo (SA.PE.I.) inaugurata nel 2011, e tra Sicilia e Calabria il collegamento a corrente alternata più lungo al mondo (Sorgente-Rizziconi), inaugurato nel 2016.

Inoltre, la scorsa settimana è stata annunciata la collaborazione tra Sparkle, operatore globale del Gruppo Tim, e altri player tra cui Google per la realizzazione di Blue & Raman Submarine Cable Systems: Blue System collegherà Italia, Francia, Grecia e Israele; Raman System, invece, Giordania, Arabia Saudita, Gibuti, Oman e India. L’operatività di Blue e Raman è prevista nel 2024, mentre la parte tirrenica di BlueMed sarà attiva già nel 2022.

Come raccontato nei mesi scorsi da Formiche.net, il cavo, che collega l’India all’Italia passando per Israele ed evitando l’Egitto, conferma la nuova centralità del Mar Rosso. Un collegamento, abbiamo evidenziato, che fotografa efficacemente il bivio dinnanzi al quale si trova l’Italia, unico Paese del Gruppo dei Sette ad aver siglato un memorandum d’intesa con Pechino sulla Via della Seta (era il marzo 2019), che oggi però potrebbe essere assai interessata ai progetti di infrastrutture e investimenti che l’Unione europea è intenzionata a sviluppare con Stati Uniti e India per far fronte all’iniziativa di Pechino.

Blue Raman rappresenta “un’iniziativa preziosa per il nostro Paese sotto numerosi aspetti”, dichiara da Trieste la sottosegretaria Ascani a Formiche.net. “Il progetto infatti mette a sistema eccellenze tecnologiche, il rafforzamento strategico dell’Italia come hub naturale per la connettività digitale sottomarina che si dirama dal Mediterraneo, la diversificazione delle tratte dei cavi sottomarini, con conseguente miglioramento degli standard di sicurezza, fino naturalmente al potenziamento dell’offerta di servizi per i Paesi che ospitano i punti di attracco”.

I cavi Internet sottomarini sono tanto importanti quanto i gasdotti e oleodotti – come il progetto Nord Stream 2 –  e sono al centro della crescente rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina nel Vicinato dell’Unione europea, recita un recente report Ecfr – analizzato anche da Formiche.net. Lo stesso documento invita per questo l’Unione europea, indietro a Stati Uniti e Cina in termini di influenza sulle infrastrutture digitali e sugli Stati che ne dipendono, a superare lo stallo fissando standard industriali, sostenendo le attività all’estero delle società europee di telecomunicazione e proteggendo le infrastrutture Internet da poteri ostili.

“Credo che riferirsi allo scenario europeo come a una situazione di stallo non renda pienamente giustizia ai complessi processi in corso di attuazione”, commenta Ascani. “L’Unione europea in questi anni ha adottato e sta tutt’ora attuando un percorso molto articolato di iniziative volte a conseguire una leadership digitale del nostro continente. Mi riferisco, solo per fare un esempio, alla Strategia europea in materia di dati, il regolamento sull’Intelligenza artificiale, il Quantum technologies flagship, fino alla Strategia Ue in ambito di cybersicurezza. Penso quindi che gli Stati membri, nel pieno rispetto delle proprie prerogative nazionali, sapranno farsi interpreti e parte attiva di questo processo di cambiamento, contribuendo anche con iniziative aggiuntive a una futura crescita digitale europea”.

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