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Cento anni di teatro greco a Siracusa, quali lezioni trarne

Si è concluso in questi giorni con un grande successo il ciclo di rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa. Un programma arricchito dalla mostra multimediale “Orestea atto secondo. La ripresa delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa dopo la Grande Guerra e l’epidemia di Spagnola” da cui si può trarre ispirazione

Si è concluso in questi giorni il ciclo di rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa. Un grande successo: quattro titoli (Coefore-Eumedini di Eschilo in un unico spettacolo, Le Nuvole di Aristofane, Baccanti di Euripide), teatro sempre pieno nei limiti consentiti dalla normativa per l’emergenza sanitaria (2000 spettatori invece di una capacità potenziale sino a 7.000), molti stranieri nonostante le opere venissero rappresentate in traduzione italiana dal greco antico e non ci fosse la possibilità di soprattitoli. Un totale di circa 80.000 spettatori. La prossima stagione, nel 2022, prevede la messa in scena dell’intera trilogia di Eschilo Orestea e due nuove produzioni rispettivamente di Edipo Re di Sofocle e di Ifigenia in Tauride di Euripide. L’Istituto Nazionale per il Dramma Antico (INDA) è una realtà culturale che funziona, è in pieno rilancio ed un polo di attrazione per turismo di qualità, tanto nazionale quanto internazionale. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha assistito alla replica di Coefore- Eumenidi il 19 luglio, giornata del ricordo delle vittime della strage in via D’Amelio per l’attentato contro il magistrato Paolo Borsellino. Un segnale eloquente dell’importanza e del significato delle rappresentazioni classiche a Siracusa.

Il programma è stato arricchito dalla mostra multimediale Orestea atto secondo. La ripresa delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa dopo la Grande Guerra e l’epidemia di Spagnola, aperta al pubblico fino al 30 settembre 2022 a Palazzo Greco e destinata a circolare in altre città italiane e straniere; mentre fino al 3 ottobre prossimo, alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, è esposta l’opera di Hermann Nitsch, 79.malaktion, immagine della campagna di comunicazione della stagione 2021.

È su Orestea atto secondo che vale la pena soffermarsi anche in quanto la mostra, curata dal Consigliere Delegato dell’INDA Marina Valensise, con la collaborazione del regista Davide Livermore, si vedrà in varia città italiane. Con fotografie e pannelli multimediali, la mostra rievoca l’atmosfera ed il clima in cui nel 1921 iniziò il ciclo, prima biennale e poi annuale, di rappresentazioni classiche a Siracusa. C’era stato un evento-esperimento nel 1914, la messa in scena di Agamennone di Eschilo, ma restò isolato a ragione dello scoppio della Grande Guerra prima e dell’epidemia spagnola. Dei quell’Agamennone restano fotografie in raccolte e, più spesso, soffitte private.

La mostra non è solo o principalmente la rievocazione dell’iniziativa cominciata nel 1921. È anche un monito per la Sicilia (ed il Mezzogiorno) di oggi. Mostra come allora esistesse una classe dirigente illuminata e d’avanguardia: la aristocrazia della Sicilia Orientale chiamata a raccolta dal Conte Gargallo e da suo fratello per organizzare, e finanziare, rappresentazioni classiche che ebbero subito una risonanza nazionale, non regionale, dato che vennero visitate dal Re, dalla Casa Reale, dal Presidente del Consiglio e da numerosi Ministri. In effetti, tutta l’intellighenzia della Sicilia orientale si mobilitò per l’evento, cercando i migliori talenti al di fuori dell’area: l’archeologo veneto Paolo Orsi, il grecista romano Ettore Romagnoli, il musicista palermitano Giuseppe Mulé, lo scenografo ed artista del visivo romano Duilio Cambellotti. Vedendo le scene ed i costumi di Cambellotti si torna alla belle époque ed all’art nouveau. Ascoltando le musiche di Mulé si rivive la “nuova musica”, che faceva molti riferimenti al teatro antico, di Gianfrancesco Malipiero e di Alfredo Casella.

Viene spontaneo chiedersi: dove si nasconde oggi una classe dirigente illuminata e d’avanguardia come quella di allora? L’esperienza dell’INDA indica che esiste. Occorre incoraggiarla ad acquisire maggiore visibilità.

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