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Comunisti e sdraiati. La rivoluzione dei giovani cinesi (nel segno di Mao)

La generazione Z in Cina contesta le autorità, seguendo il pensiero di Mao Zedong e sfruttando la rete. È una rivoluzione dal basso, e mette nel mirino anche il Partito comunista cinese. Ecco come e perché

Un nuovo movimento si apre spazio tra i giovani cinesi. Si chiama “neijuan“, che letteralmente in cinese significa “avvitare” e si riferisce al concetto sociale secondo cui la crescita della popolazione non corrisponde alla produttività né al miglioramento dell’innovazione.

Oggi questo concetto si usa tra i giovani cinesi per manifestare un profondo sentimento di stanchezza e involuzione. In Cina la competizione comincia da piccoli, quando le famiglie cercano di fare entrare i propri figli in scuole di prestigio per garantirsi in questo modo un lavoro di prestigio da adulti. Eppure, milioni di giovani cinesi ora cercano di liberarsi della pressione di questo ciclo.

Il fenomeno è raccontato da molti media. L’emittente britannica Bbc ricorda che cominciò nei campus delle università di élite cinesi, con la pubblicazione di immagini di studenti che lavoravano fino allo sfinimento. I loro volti stanchi sono diventati virali l’anno scorso su internet. Una delle fotografie più emblematiche immortala uno studente dell’Università Tsinghua usando il computer portatile mentre andava in bicicletta.

I giovani “neijuan” sono di più di quelli che formano la generazione Z (nati negli anni ’90). Nel social network Weibo ci sono circa un miliardo di hashtag e nel 2020 (anno dell’inizio della pandemia) “neijuan” è stata una delle parole più popolari in Cina.

Per Biao Xiang, professore dell’Università di Oxford, “i giovani continuano a sentire che se non lavorano duramente o partecipano alle competizioni saranno respinti dalla società, ma non vedono un progresso nonostante gli sforzi”.

Sebbene non si tratti di un fenomeno esclusivamente cinese (esiste in molti altri Paesi), la differenza è che in Cina non gli “anni d’oro ” sono relativamente recenti, per cui i giovani sentono che possono ancora accumulare ricchezza economica e successo professionale. La Cina è il secondo Paese con più miliardari al mondo, ma è anche il Paese dove 600 milioni di persone (il 43% della popolazione) vivono con meno di 1000 yuan (154 dollari) al mese. Questa disuguaglianza sta provocando un grande risentimento tra i giovani.

“Ora è sorto un nuovo concetto, ‘sdraiarsi’ o ‘tang ping’ in mandarino”, si legge sulla Bbc. L’idea è nata dopo che l’utente di un forum ha detto che, anche se non aveva lavorato negli ultimi due anni, non lo vedeva come un problema, in chiara contraddizione con la definizione tradizionale di successo in Cina.

Il concetto di ‘tang ping’, non lavorare troppo, soddisfatti con obiettivi raggiungibili e darsi il tempo per rilassarsi, è diventato un movimento spirituale.

Li Yuan, editorialista del New New World su tecnologia, business e politica in Asia, ha scritto sul The New York Times come dietro a questo fenomeno degli “sdraiati” ci sia un ritorno agli insegnamenti dell’ex presidente cinese, Mao Zedong.

“In una Cina moderna che lotta contro la disuguaglianza sociale, le parole di Mao giustificano l’ira che sentono molti giovani verso la classe imprenditoriale che credono sfruttatrice. Vogliono continuare i suoi passi e cambiare la società cinese, e alcuni hanno anche parlato di violenza contro la classe capitalista se è necessario”.

Molti giovani, sottolinea Li Yuan, sentono che non possono accedere alla classe media né superare la posizione dei genitori: “La mancanza di mobilità sociale li fa interrogare sulla purezza del partito, che considerano troppo tollerante con la classe capitalista […] L’aumento della presenza del partito nella vita quotidiana ha anche aperto le porte al maoismo. L’intensificazione dell’addottrinamento sotto il mandato di Xi ha fatto sì che i giovani siano più nazionalisti e siano più immersi nell’ideologia comunista”.

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