Skip to main content

Il Movimento di Conte, un partito uno e trino. La bussola di Ocone

Il presidente del Movimento 5 Stelle sembrerebbe per il momento non voler smuovere troppe pedine per non rompere fragili equilibri. Il nuovo organigramma a lui facente capo, come da Statuto, può attendere. La bussola di Corrado Ocone

“Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire”. Se la ratio della scelta di Giuseppe Conte come capo politico dei Cinque Stelle fosse stata questa di manzoniana memoria, si potrebbe dire che Beppe Grillo abbia colto nel segno. Chi meglio dell’ex presidente del Consiglio, che qualcuno chiama “il temporeggiatore”, può, per carattere ed esperienza, assolvere a questo compito? La parola d’ordine, in questo frangente, non può che essere quella di tenere unite le truppe, fra l’altro già ampiamente decurtate dai cambi di casacca, soprattutto in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, e soprattutto di quello con l’elezione del nuovo capo dello Stato.

Sarebbe davvero una strana cosa, infatti, se il Movimento che ha la maggioranza dei seggi nel Parlamento, fosse inessenziale nella scelta più importante che le due Camere dovranno assumere nell’ultimo scorcio di questa legislatura. Ma come tenere unite le truppe se all’interno del Movimento si individuano oggi almeno tre componenti in lotta tra loro tendenzialmente centripete? In primo luogo, c’è proprio quella contiana, che raccoglie i tanti orfani del vecchio governo e che può godere del supporto sia dell’ala movimentista di Alessandro Di Battista sia di quella vicina ala magistratura militane che fa capo a un giornale come Il Fatto quotidiano (un vero e proprio gruppo di potere, fra l’altro gratificato in questi giorni dalla scelta per le elezioni comunali milanesi di un candidato di area, cioè della manager Layla Pavone, membro fra l’altro del Cda del giornale diretto da  Marco Travaglio). Una componente, quella contiano-travagliana, che potremmo collocare a metà fra il giustizialismo e il clientelismo da sottogeverno più o meno romano-centrico, non immune da qualche pulsione antiamericana e anti-occidentale, tendenzialmente ostile al governo Draghi e alle larghe intese includenti anche le destre di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.

Una seconda componente che è dato individuare è quella che fa capo direttamente al garante-fondatore, a Grillo, il quale ha preservato per sé un ruolo di battitore libero e perciò imprevedibile. Nonché, almeno tendenzialmente, un diritto di ultima parola sulle questioni cruciali. Fra queste anche quelle concernenti la politica estera, con una pericolosa tendenza alla collaborazione o almeno all’appeseament con dittature e totalitarismi vari di mezzo mondo (a cominciare da quello cinese). Che sia per convenienza o per altro, paradossalmente Grillo ha comunque giurato fedeltà a Draghi, per il quale è in fin dei conti una garanzia più di Conte.

Sicuramente più affidabile, per Draghi e in genere, è la componente istituzionale di Luigi Di Maio, che, dopo svarioni vari (si ricordi la fuga in Francia con Di Battista alla ricerca di ententes cordiales coi “gilet gialli”), ha assunto sempre più i toni e la postura di un doroteismo democristiano rivisitato alla luce dell’insostenibile leggerezza dell’essere postmoderno. Roberto Fico fa da supporto a Di Maio, ma conserva un occhio di riguardo anche per i movimentisti che gli sono stati compagni in passato. Conte, parte e sovraparte, teso ad allargare la propria influenza inserendo un po’ dappertutto fedelissimi ma anche e appunto a “sopire” e a “troncare” la lotta fra le frazioni, sembrerebbe per il momento non voler smuovere troppe pedine per non rompere fragili equilibri.

Il nuovo organigramma a lui facente capo, come da Statuto, può attendere. Se ne parlerà dopo le amministrative. Per il resto la fine o la scissione sembrano essere solo posticipate. Manca un’idea e una visione, e la “transizione ecologica” è troppo banale (ed evanescente) per dare anima e corpo, identità, a una forza politica che ha immolato sull’altare del potere i vari vaffa che l’avevano fatta crescere nel vuoto della politica italiana.


×

Iscriviti alla newsletter