Il messaggio che emerge dalla visita in Libia del ministro Di Maio è chiaro: l’Italia è un attore presente sul territorio, capace di muovere i propri interessi secondo le necessità dei libici
L’obiettivo della visita del ministro degli Esteri Luigi Di Maio in Libia è stato quello di proseguire il dialogo con i principali interlocutori locali. Lo dimostra lo stesso senso geografico degli incontri, equamente distribuiti tra Tripolitania e Cirenaica, che continuano a essere i centri di potere in questa Libia che l’Italia e la Comunità internazionale stanno continuando ad accompagnare durante il processo di stabilizzazione e transizione istituzionale a guida Onu.
L’Italia c’è, o meglio continua a esserci come interlocutore affidabile e presente sul territorio. Tant’è che Di Maio oggi, accompagnato dall’ambasciatore Giuseppe Buccino — che ha guidato la sede di Tripoli anche nei giorni più bui dell’ultimo scontro armato — ha incontrato il console Carlo Batori, da poco alla guida della postazione diplomatica, il Consolato Generale riaperto a Bengasi.
Il governo italiano ha sempre sostenuto con determinazione il processo in atto, partner dei libici e sponda delle istituzioni internazionali, come dimostrato con la recente riunione ospitata a Roma con l’intento di dirimere il bandolo elettorale. Un passaggio che rappresenta il momento culminante del meccanismo di stabilizzazione innescato e per questo è cruciale che il percorso deciso dalle Nazioni Unite verso il voto del 24 dicembre sia rispettato. E che sia rispettato in modo più inclusivo possibile, al fine di evitare che il voto si porti dietro come conseguenze il rischio di un qualche non-riconoscimento potenziale rischio di innesco di nuove tensioni.
Sotto quest’ottica, diventa fondamentale quello che la Farnesina definisce il “rinnovato impegno di tutte le parti libiche” per favorire progressi concreti verso gli obiettivi chiave (lo svolgimento delle elezioni secondo le tempistiche fissate appunto, e l’attuazione del cessate il fuoco, l’adozione del bilancio unificato e la riconciliazione nazionale). Contemporaneamente è evidente che per l’Italia il rispetto ordinato dei vari passaggi di questa stabilizzazione sia un elemento di interesse nazionale, poiché la situazione libica si inserisce in un teatro geopolitico che dalla Tunisia al Libano, per scendere al Sahel, vede il replicarsi di condizioni complesse e preoccupanti.
È la quinta volta da inizio anno che Di Maio in persona si reca in visita nel Paese, e a questo vanno unite le visite del premier Mario Draghi, dei ministri Luciana Lamorgese e Lorenzo Guerini e i continui contatti con varie parti del nostro sistema-paese. Testimonianza dell’assiduità dell’impegno dell’Italia a favore della stabilizzazione della Libia, che recentemente ha segnato un importante passo avanti con la riapertura della strada costiera Sirte-Misurata annunciata alla vigilia della visita odierna.
Il rilancio della cooperazione economica tra i due Paesi, poi, è stato giustamente parte dei dialoghi avvenuti durante l’incontro, con vari settori (infrastrutture; energia; trasporti) interessati dalla partnership bilaterale implementata anche alla luce degli esiti positivi del Business Forum ospitato alla Farnesina il 31 maggio scorso alla presenza del premier libico Abdelhamid Dabaiba. Per concludere, Di Maio ha messo a disposizione 240mila dosi di vaccino anti-Covid che si aggiungono al milione e mezzo inviato in Tunisia in queste stesse ore. Conferma che Roma ha iniziato a veicolare una propria diplomazia vaccinale centrata però non tanto sui propri interessi quanto su quelli delle popolazioni dei paesi con cui dialoga costantemente e con cui condivide la stessa area geografica.