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Chi vuole dirottare il governo Draghi? L’interrogativo di Pennisi

È in corso un tentativo di sviamento da tragedia shakespeariena in cui, come in Otello, proprio colui che si dice il più fedele a chi guida il governo, fa di tutto per metterlo nei guai, e, ove possibile, spodestarlo

Nella calura agostana (particolarmente feroce in questo anno di Grazia 2021) succedono spesso le cose più strane sotto il cielo della politica. Anche a Camere chiuse. Ed in particolare se si è “in semestre bianco” ed il Capo dello Stato non ha la facoltà di sciogliere il Parlamento.

È in corso un depistaggio da tragedia shakespeariena in cui, come in Otello, proprio colui che si dice il più fedele a chi guida il governo, fa di tutto per metterlo nei guai, e, ove possibile, spodestarlo.

Andiamo con ordine. Il governo Draghi è nato su iniziativa del Capo dello Stato che ha invitato le forze politiche a mettere da canto le loro differenze (e soprattutto le loro bandierine identitarie) sino a quando a) non si fosse domata la pandemia; e b) non si fosse assicurato il rilancio a medio e lungo termine dell’economia. Questi due obiettivi sono articolati e rafforzati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che è alla base di un accordo di finanziamento con l’Unione europea (Ue) in cui sono previste scadenze precise soprattutto in materia di riforme istituzionali: per leggere, cliccare qui.

Quindi, depistare il governo dai suoi due obiettivi e rendergli difficili gli adempimenti concordati con l’Ue, vuole dire non solo porre a rischio i finanziamenti europei ma la stabilità stessa dell’esecutivo. Ci sono numerosi nostalgici del governo giallo rosso, che considerano di avere perduto incarichi e prebende a causa di un colpo di stato. Essi sperano di tornare, prima o poi, a un Conte ter od ad un Letta bis.

Sono il profilo tecnico-amministrativo, il cronoprogramma di adempimenti è blindato: un’apposita struttura è stata creata in seno alla Ragioneria Generale dello Stato per monitorarne il progresso. Non è blindato, però, da depistaggi politici. Si è visto in materia di giustizia: gli stessi ministri che la avevano approvata in Consiglio dei ministri, hanno avuto la faccia tosta di chiedere sulle piazze modifiche di quanto deliberato all’unanimità a Palazzo Chigi. Ciò ha inciso sul cronoprogramma, imponendo più tempo del previsto per la riforma della giustizia e facendo slittare da luglio a (per ora) settembre il disegno di legge delega sulla riforma tributaria e la legge annuale sulla concorrenza. A settembre, ci sarebbe un vero e proprio ingorgo di adempimenti per onorare gli accordi con l’Ue e per l’attività di preparazione della legge di bilancio. Quindi, a settembre si dovrebbe operare in modo serrato, senza altri pensieri di quelli attinenti all’attuazione del Pnrr e della legge di bilancio.

Il segretario del Pd, Enrico Letta, che pur dice di sostenere il governo e che in autunno dovrebbe essere in campagna elettorale sia per il seggio di Siena sia per supportare i canditati del suo partito nelle elezioni amministrative, ha già affermato che in settembre metterà sul tavolo della politica due temi molto divisivi: una sua proposta di legge sullo jus soli e la proposta di legge Zan sulla omotransfobia. Lo jus soli (che si pensava dimenticato: l’Italia ha problemi più gravi) si ripresenta in quanto, visti i risultati brillanti degli atleti italiani alle Olimpiadi di Tokyo, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha evidenziato l’esigenza di semplificare la concessione della cittadinanza agli sportivi. Probabilmente il segretario del Pd non sa che basta ritoccare la legge n.91 del 1992 per raggiungere lo scopo. Oppure, lo sa ma cerca modi e maniere per mettere intralci al programma di governo.

È ripresa alla grande anche la battaglia sulla proposta di legge Zan: secondo interviste di esponenti del Pd, il green pass e le circolari sulla sua attuazione metterebbero in imbarazzo la comunità Lgbt e, quindi, dovrebbero mutate oppure corrette con la pronta applicazione della proposta di legge Zan.

Come reagirà il presidente del Consiglio a questi tentativi di depistaggio. Non interagisco con Mario Draghi da un quarto di secolo, ma da come lo conosco immagino che risponderà con un sorriso aggiungendo “o così o così”.


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