Contatto Palazzo Chigi-Casa Bianca. I temi: le richieste italiane sulla sicurezza degli afghani da portare da Herat all’aeroporto di Kabul e gli incontri internazionali sulla crisi
L’Afghanistan, tema su cui Mario Draghi ha concesso nei giorni scorsi la sua prima intervista da presidente del Consiglio italiano, è stato il tema al centro della colloquio telefonico tra l’inquilino di Palazzo Chigi e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden avvenuto venerdì sera.
A quanto si apprende da Palazzo Chigi, “il colloquio si è incentrato sugli ultimi sviluppi e sulle implicazioni della crisi afghana, in particolare l’evacuazione dei connazionali e dei cittadini afghani vulnerabili, la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’assistenza umanitaria a favore della popolazione. Sono state inoltre discusse le prospettive dell’azione della comunità internazionale nei diversi contesti, a partire da G7 e G20, a favore della stabilità e dello sviluppo dell’Afghanistan”.
Leggermente diversa la nota della Casa Bianca. I due leader, si legge, “hanno discusso l’importanza di uno stretto e continuo coordinamento tra il personale militare e civile a Kabul, che stanno lavorando insieme instancabilmente per evacuare in sicurezza i loro cittadini, gli afghani che hanno coraggiosamente sostenuto noi e la Nato nello sforzo bellico, e altri cittadini afghani vulnerabili”. Inoltre, Draghi e Biden “hanno accolto con favore l’opportunità per il G7 di pianificare un approccio comune alla politica dell’Afghanistan nella riunione virtuale dei leader della prossima settimana”.
L’evacuazione dei connazionali si è conferma dunque la priorità per entrambi i governi. In particolare, l’Italia sta riscontrando alcune difficoltà a trasferire i civili afghani da Herat all’aeroporto di Kabul per via dei check point dei Talebani che, nonostante le promesse, pare stiano ostacolando le procedure. “Cittadini afgani già sulle liste dei voli di evacuazione non riescono a raggiungere i gate”, ha raccontato Francesca Mannocchi, inviata dall’Espresso, su Twitter. Alcuni talebani ai check point stanno chiedendo 1500-2000$ a persona per consentire il passaggio all’interno dello scalo”.
Ecco perché l’Italia, al pari di altri Paesi europei, sta chiedendo agli Stati Uniti un aiuto nel garantire la sicurezza di queste procedure.
Dal confronto tra i due comunicati emerge una differenza: in quello della Casa Bianca non ci sono riferimenti al G20, quest’anno presieduto dall’Italia. Come raccontato su Formiche.net, il governo Draghi sta lavorando all’organizzazione di una riunione tra i leader dei Venti in materia di Afghanistan già per settembre.
Ieri il presidente Biden ha confermato il vertice dei Sette della prossima settimana, proposto dal primo ministro britannico Boris Johnson. Se Washington ha avuto qualche titubanza nell’accordare quella riunione, è possibile che ne abbia ancor di più a digerire quella dei Venti, dove le voci critiche saranno anche più forti.
Basti pensare a Cina e Russia, senza i quali però – e lo sanno bene gli Stati Uniti – i dialoghi sull’Afghanistan risultano sterili. E così, dopo la telefonata di mercoledì sera con il segretario di Stato americano Antony Blinken, ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto un colloquio con l’omologo cinese Wang Yi e venerdì accoglierà alla Farnesina il russo Sergej Lavrov. Da registrare in questo senso anche il colloquio telefonico di giovedì tra Draghi e il presidente russo Vladimir Putin.