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Draghi alla boa dei sei mesi. Le pagelle di Ocone

I prossimi sei mesi saranno per il governo Draghi quelli decisivi. Come un divertissement, o un gioco da ombrellone, proviamo a dare, in questo Ferragosto rovente, in dieci voci, le pagelle all’esecutivo

Mario Draghi è da sei mesi a Palazzo Chigi. I risultati sono tangibili, così come la discontinuità col vecchio esecutivo. L’opera è però del tutto incompiuta e i prossimi sei mesi (che si incrociano con importanti appuntamenti politici come le elezioni amministrative di ottobre e l’elezione del presidente della Repubblica a inizio 2022) saranno quelli decisivi. Come un divertissement, o un gioco da ombrellone, proviamo a dare, in questo ferragosto rovente, in dieci voci, le pagelle all’esecutivo.

COMUNICAZIONE: 8

Un progresso notevole in sobrietà, pluralismo, stile istituzionale. Unico neo, sempre quello: l’uso politico troppo pronunciato della paura, anche se gli italiani non vengono trattati più come infanti come era spesso avvenuto in passato.

ECONOMIA: voto in sospeso

Portati a casa i soldi del Recovery Found (voto pieno), la parte più difficile arriva adesso: sia per la capacità che l’Italia dovrà dimostrare in sede di attuazione, sia per la razionalizzazione del sistema che deve ad essa accompagnarsi. Gli interventi su fisco e concorrenza saranno decisivi per dare un primo voto e più “oggettivo” voto all’esecutivo.

EMIGRAZIONE: 5

Individuata la via pratica e realistica dell’accordo con gli Stati del Mediterraneo da cui partono i profughi, non si è ancora riusciti però ad ottenere risultati effettivi (anzi gli sbarchi sono in forte aumento). Quanto alla moral suasion in sede europea, gli effetti sono praticamente irrilevanti: da questo punto di vista Bruxelles continua ad ignorare le nostre esigenze.

EUROPA (RAPPORTI CON): 10

Grazie all’autorevolezza e alla fiducia internazionale conquistata dal presidente del consiglio negli anni, con Draghi l’Italia non solo ha trovato finalmente ascolto a Bruxelles, ma è riuscita, nei limiti della sua (poca) forza contrattuale come Paese indebitato, a imporre alcuni suoi desiderata. Con nessun altro premier si sarebbe realisticamente potuto tanto.

GIUSTIZIA: 7

Si è riusciti a portare a casa un risultato importante dal punto di vista simbolico molto più che da quello reale. Averlo fatto contro un forte partito giustizialista, è sicuramente un merito. Così come quello di aver cominciato a scalfire un vero e proprio “muro di gomma”.

GREEN PASS: 3

Una scelta infelice, affrettata, non effettuata ponderando gli effettivi benefici e le conseguenze sul tessuto sociale e democratico del Paese. La virtù dei grandi è anche quella di ricredersi e saper fare un passo indietro rispetto alle decisioni prese. Chi scrive se lo augura.

LEADERSHIP (CAPACITÀ DI): 10

Draghi segue perfettamente la regola aurea del leader: ascoltare tutti, farsi consigliare da pochi (anche se non sempre scelti bene ahimé!), decidere da solo. E anche un sottile e beffardo “machiavellismo” nel dosare i rapporti con le forze della maggioranza (“dividi et impera”).

SCUOLA, RICERCA: voto in sospeso

Passi incerti, contraddittori per ora. E una palese difficoltà a dare una scossa al Paese su questo punto la cui importanza viene pure sempre richiamata nei discorsi ufficiali. Aspettiamo, ma se il buongiorno si vede dal mattino…

SICUREZZA: 10

Con la creazione dell’Agenzia preposta alla cybersecurity e il riordinamento dei servizi segreti, Draghi sembra essersi mossa con efficacia e rapidità. Un indubbio successo.

VACCINI: 8

Promosso a pieni voti nella gestione della campagna di vaccinazione (approvvigionamento, logistica, organizzazione), il voto complessivo scende perché si sarebbe potuto fare qualcosa di più sia nella comunicazione (basata ancora più sulla paura che non sulla persuasione) sia nell’evitare alcuni momenti di confusione provocati da scelte affrettate ed emotive (come lo stop ad AstraZeneca).

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