A colpire, oltre ovviamente all’eccezionalità dei fatti, è che quella apparsa lunedì sia la prima intervista in assoluto di Mario Draghi, che sceglie il TG1 per entrare nelle televisioni degli italiani assumendo un ruolo più da leader europeo che da espressione di una fazione politica, restando fedele all’immagine di alto profilo istituzionale che ha sempre veicolato di sé e che, ad oggi, lo fanno viaggiare su indici di fiducia molto elevati. L’analisi di Martina Carone, Quorum/YouTrend e docente di Analisi dei media all’Università di Padova
Il presidente del Consiglio ha finalmente rilasciato la sua prima intervista; in occasione della situazione in Afghanistan e della presa di Kabul da parte dei talebani, Mario Draghi ha infatti seguito Angela Merkel (prima leader mondiale ad esporsi sul tema) ed Emmanuel Macron, rilasciando al TG1 delle 20 un’intervista centrata sui temi dell’attualità estera e sul ruolo dell’Italia nel mondo occidentale.
A colpire, oltre ovviamente all’eccezionalità dei fatti, è che quella apparsa lunedì sia la prima intervista in assoluto di Mario Draghi, che sceglie il TG1 per entrare nelle televisioni degli italiani assumendo un ruolo più da leader europeo che da espressione di una fazione politica, restando fedele all’immagine di alto profilo istituzionale che ha sempre veicolato di sé e che, ad oggi, lo fanno viaggiare su indici di fiducia molto elevati (77% secondo l’ultimo Atlante Politico di Demos&Pi). Mario Draghi, seduto alla sua scrivania di Palazzo Chigi, è apparso a milioni di italiani dall’alto del suo profilo istituzionale, presumibilmente rincorrendo diversi obiettivi.
Da una parte, rassicurare gli italiani spaventati dalla probabile intensificazione dei flussi migratori, eventualità evocata sia nei discorsi di Merkel e Macron che, in patria, dal leader della Lega Matteo Salvini.
Dall’altra, mostrarsi saldo al comando. La prima intervista arriva infatti mentre Luigi Di Maio si trova al centro delle polemiche: il suo soggiorno in Puglia e le foto in spiaggia circolare sui media, ritraenti il ministro degli Esteri parlare e scherzare con Emiliano e Boccia, non avranno fatto piacere al premier, che ha quindi quasi deciso di avocare a sé il tema degli Esteri assumendo un ruolo di altissimo rilievo istituzionale e catalizzando su di sé l’attenzione mediatica.
Un’attenzione che, però, sembra essere stata più debole del previsto: essendo la prima intervista del premier, questa occasione avrebbe potuto “lanciare” un nuovo passo nelle modalità comunicative di Draghi, sperimentando nuovi format, comunicando con maggiore empatia e cercando di lanciare – come si dice in gergo – il titolo del giorno dopo; la non appartenenza ad una famiglia politica definita, così come l’essere espressione di una maggioranza ampia e variegata, costringe infatti il presidente del consiglio a mantenersi su toni istituzionali e super partes, evitando di esporsi politicamente e di affrontare il tema con piglio critico (elemento che, invece, si è ritrovato molto forte dei discorsi dei leader tedeschi e francesi).
In questo caso, evidentemente, l’intervista risponde a diverse esigenze e diversi obiettivi: rassicurare gli italiani, si è detto, e anche esprimere adesione ai valori europei e all’intenzione di affrontare il tema con un approccio condiviso. Obiettivi importanti, ma istituzionali e, soprattutto, non necessariamente politici. La sensazione che resta è, quindi, che – di fronte alle potenzialità che avrebbe potuto esprimere – la prima intervista del presidente del Consiglio dei ministri resti una bella occasione. Forse, un’occasione un po’ persa.