Telekom Austria sceglie le due aziende europee per realizzare il 5G in quattro Paesi europei. Huawei sempre più ai margini nel Vecchio continente. E la svedese strappa anche un contratto dal pesante valore politico nelle Faroe
A1 Telekom Austria Group ha scelto la svedese Ericsson e la finlandese Nokia per realizzare il 5G in Bulgaria, Croazia, Serbia e Slovenia. In Bulgaria, Nokia sta costruendo la rete radio ed Ericsson la rete core; Ericsson è responsabile di entrambe le reti in Croazia; Nokia lo è in Serbia (Paese candidato all’ingresso nell’Unione europea) e in Slovenia. Di conseguenze, le reti 5G gestite dall’operatore austriaca in questi Paesi saranno China-free.
Nei giorni scorsi Ericsson ha raggiunto un accordo con Faroese Telecom. Può sembrare poca cosa vista la dimensione delle Isole Faroe. Ma l’intesa appare più significativa se si ripercorre lo storico di avvertimenti in difesa del colosso cinese Huawei rivolti dall’ambasciatore di Pechino a Copenaghen al governo danese, da cui le Faroe sono dipendenti.
Sia Ericsson sia Nokia stanno traendo vantaggi della pressione degli Stati Uniti, iniziata con Donald Trump e proseguita con Joe Biden, sui governi europei per un giro di vite sul 5G made in China di Huawei e Zte, considerata da Washington e da diverse capitali alleate come un rischio per la sicurezza nazionale.
In particolare, l’azienda finlandese, che era considerata un passo indietro dopo aver scommesso sul tipo sbagliato di chip e aver perso un contratto multimiliardario con Verizon vinto da Samsung, sta riconquistando terreno. “I cambiamenti drastici e il miglioramento delle prestazioni sotto la gestione di Pekka [Lundmark, amministratore delegato di Nokia da un anno] sono molto evidenti”, ha detto Paolo Pescatore, analista di PP Foresight, citato da Reuters. “Le opportunità nel 5G, le disgrazie degli altri e il focus sui prodotti chiave hanno contribuito a riaccendere il business”. Infatti, le azioni hanno guadagnato circa il 30% nell’ultimo anno.
L’Unione europea non ha ancora una strategia chiara e coerente sul 5G. Questo è dovuto, almeno in parte, al fatto che la Germania di Angela Merkel non vuole esporre a rischi il mercato automobilistico tedesco in Cina. Ma nonostante le minacce di ritorsioni del governo di Pechino contro le aziende europee in caso di esclusione del 5G made in China – che un po’ stonano, però, con le frequenti dichiarazioni di indipendenza dal potere politico cinese da parte di Huawei e Zte – l’Europa sembra stia gradualmente andando verso una diversificazione dei fornitori che appare sempre più come un pesante ridimensionamento della presenza cinese nelle reti 5G.
Ecco perché molti analisti temono che le minacce e le ritorsioni cinesi non siano ancora finite.