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Verso un G20 straordinario sull’Afghanistan

Prima di quello ordinario previsto per la fine di ottobre a Roma, l’Italia potrebbe chiamare un vertice straordinario già a settembre con tutti i Paesi interessati alla crisi finanziaria e umanitaria dell’area. È un progetto che può avere buon esito se preparato bene. Il commento di Giuseppe Pennisi

Su iniziativa dell’Italia, che quest’anno ha la presidenza del G20, forse si terrà in settembre un G20 “straordinario” sull’Afghanistan – se possibile “aperto” ad altri Paesi interessati alla crisi finanziaria e umanitaria dell’area – prima del G20 “ordinario” in calendario per il 30-31 ottobre a Roma.

È un progetto che può avere buon esito se preparato bene. Ciò vuole dire la stesura di un documento (anche di poche pagine) che formuli le grande linee di una proposta. Già il ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergey Lavrov, ha detto ai suoi interlocutori italiani, con una franchezza che ha rasentato la brutalità, che senza carte istruite dai suoi uffici è difficile anche solamente iniziare a dialogare.

Cosa può contenere questo appunto? Gli amici e i colleghi che si occupano di affari internazionali e geopolitica saranno sorpresi ma, a mio avviso, la prima dimensione, e la più urgente, è quella economica: quanto costa la stabilizzazione dell’area e come si ripartisce la spesa. Sino ad ora, nessuno ha fatto una stima. La Farnesina non dispone neanche del minimo di una strumentazione per farla. La ha il ministero dell’Economia e delle Finanze che potrebbe lavorare con gli uffici che rappresentano l’Italia al Fondo Monetario Internazionale ed alla Banca Mondiale.

Nelle due istituzioni finanziarie internazionali di Washington si conosce l’area molto meglio che alla Banca Asiatica di Sviluppo. Un proverbio dice che con solo i fichi secchi non si fa un banchetto di nozze. Gli invitati a un G20 “straordinario” sull’Afghanistan vorranno saperlo anche in quanto, a livello mondiale, il debito delle pubbliche amministrazioni è al 70% del Pil, quello del Paese ospitante al 160%, i tassi di interesse minacciano di aumentare e via discorrendo. Supporto finanziario alla regione, corridoi umanitari, accoglienza a migranti e via discorrendo vogliono dire risorse. L’Italia ne deve presentare una stima approssimativa – meglio se benedetta dalle maggiori istituzioni finanziare internazionali – prima che si possa parlare di come ripartirla.

Il secondo punto è politico-sociologico: come favorire la modernizzazione in una società composta da 14 etnie, che hanno lingue e “fedi” differenti (nella grande famiglia islamica), una popolazione mediamente giovane, ed è stata per circa venti anni “contagiata” dal laicismo e da valori occidentali? Su questa testata, il 25 agosto, ho sottolineato come questa è la grande speranza da non trasformare in grande illusione o peggio delusione. L’Italia ha un’importante scuola politico-sociologica in materia. Nomi come Gino Germani e Luciano Pellicani sono noti internazionalmente; purtroppo, non sono più con noi. Ne ha raccolto il testimone il prof. Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale (e del relativo quotidiano online) della Luiss. Forse sarebbe utile sentirlo nella preparazione del documento di strategia per il G20 “straordinario”.

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