Il giornale israeliano “Haaretz” ha scoperto che dietro il rapporto pro Cina sullo Xinjiang firmato da Grillo c’è un network che fa capo a Claudio Mutti, un rossobruno con rapporti con la Libia di Gheddafi, Cina, Iran e Russia, convertitosi all’Islam ispirandosi a un ex SS
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Ci scrive l’avvocato Guido Gherardi, a cui il Centro Studi Eurasia Mediterraneo si è rivolto a seguito del nostro articolo. Mutti “non fa parte né dei fondatore del CeSEM né del suo organigramma, né dei suoi collaboratori, né tantomeno è ‘a capo’ dello stesso”, spiega il legale. Inoltre, “il CeSEM non è ‘un network nazi-maoista’”, aggiunge.
È doveroso far presente ai lettori che Formiche.net non ha definito il CeSEM “un network nazi-maiosta”. Ha scritto, come catenaccio dell’articolo in oggetto, quanto segue: “Il giornale israeliano ‘Haaretz’ ha scoperto che dietro il rapporto pro Cina sullo Xinjiang firmato da Grillo c’è un network che fa capo a Claudio Mutti, un rossobruno con rapporti con la Libia di Gheddafi, Cina, Iran e Russia, convertitosi all’Islam ispirandosi a un ex SS”. Ringrazio l’avvocato per la sua lettera che non smentisce né i contatti tra CeSEM e Mutti né l’influenza di quest’ultimo sul rapporto in questione.
Gabriele Carrer
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Primo giugno: sul “sacro blog” di Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, appare un articolo del titolo “Per un’iniziativa di pace” che presenta “finalmente” un rapporto “scientifico” sulla questione dello Xinjiang. Si tratta della regione nord-occidentale cinese fondamentale snodo della Via della Seta, al centro delle tensioni geopolitiche per via delle persecuzioni del governo cinese sulla minoranza uigura che gli Stati Uniti e diversi loro alleati definiscono genocidio.
Come raccontato da Formiche.net, tra i firmatari di quel documento stilato da “ricercatori indipendenti” non specificati ci sono, tra gli altri e oltre a Grillo, Thomas Fazi, figlio dell’editore Elido Fazi che aveva affidato la collana saggistica ad Alessandro Di Battista, il senatore pentastellato Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri, e Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes.
Il Foglio ha ipotizzato che tra gli autori ci fosse Fabio Massimo Parenti, professore associato dell’Istituto Internazionale “Lorenzo de’ Medici” e assiduo frequentatore del blog di Grillo, per via di alcune coincidenze tra i suoi scritti e quel rapporto. Un documento di meno di 40 pagine in cui ci sono molti riferimenti a fonti ufficiali del governo cinese, come la testata Global Times, l’agenzia di stampa Xinhua e documenti dell’amministrazione.
Il rapporto è stato “promosso in collaborazione” con il laboratorio Brics dell’Eurispes, l’Istituto Diplomatico Internazionale e il Centro Studi Eurasia-Mediterraneo (CeSEM), che a distanza di due mesi dalla pubblicazione ancora lo colloca in bella vista sulla homepage del proprio sito. Ed è stato rilanciato – amplificato, potremmo dire – anche da Aaron Maté di Grayzone, blog statunitense che il think tank australiano Aspi ritiene parte della propaganda del Partito comunista cinese.
Nei giorni scorsi Alexander Reid Ross, docente di geografia alla Portland State University, ha pubblicato un’analisi del documento sul quotidiano israeliano Haaretz che parte da una delle prime frasi, una citazione di Lev Gumilëv, riferimento del presidente russo Vladimir Putin come raccontato in passato dal Financial Times e di Aleksandr Dugin, ideologo del populismo che ha ammiratori anche nelle destre sovraniste di Francia e Italia.
Ross parla di “bizzarro riferimento” che “ha senso alla luce dell’organizzazione che ha condotto questo sforzo”, ossia il CeSEM, definito “think tank dal nome banale”. Prosegue parlando di Claudio Mutti, che si descrive come un “nazi-maoista” unendo neofascismo a idee di estrema sinistra. In pratica, un cosiddetto rossobruno, antisemita e antioccidentale.
Mutti è stato più volte arrestato per terrorismo e poi prosciolto (anche in relazione all’attentato di Piazza Fontana) e si è convertito all’Islam sciita con il nome di Omar Amin, lo stesso che scelse Johann von Leers, ex SS che fu consigliere del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Negli anni Mutti ha costruito rapporti nella Libia di Muammar Gheddafi, in Cina, in Iran (fondando anche una rivista, Jihad, sostenuta dall’ambasciata di Teheran a Roma) e in Russia. Oggi dirige la rivista Eurasia, strettamente legata al CeSEM come dimostrano i rispettivi siti e i molti eventi organizzati assieme, ai quali è spesso presente Dugin.
Secondo Ross il rapporto nato nella rete del nazi-maoista Mutti e firmato dai pentastellati Grillo e Petrocelli è soltanto “semplice, volgare negazionismo”. “Se l’obiettivo è quello di guadagnare credibilità per i punti di vista negazionisti del genocidio, gli alleati italiani della Cina sembrano aver fatto più male che bene”, scrive il docente. “D’altra parte, molte, molte meno persone leggeranno effettivamente il rapporto (e quindi avranno la possibilità di notare i suoi enormi difetti) rispetto a quelle che saranno esposte alla disinformazione concentrata di Maté e dei suoi compagni di Grayzone, i ‘giornalisti’ ‘indipendenti’ dedicati a tempo pieno a coprire i dittatori dal Venezuela alla Siria alla Cina, e a diffamare coloro che osano difendere i diritti umani e il dissenso”, conclude.